Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
dottrina componibile

La Spezia: il vescovo sospende il prete del dissenso

L'anno scorso don Giulio Mignani non volle benedire le palme in dissenso con il divieto vaticano di benedire le coppie gay. Ma le sue esternazioni nel corso degli anni vertevano anche su aborto, eutanasia e Sacre Scritture, spingendo più volte la curia spezzina a chiarire e infine a sospenderlo dal ministero.

Ecclesia 06_10_2022

Non solo unioni omosessuali: troviamo anche aborto ed eutanasia nel “piano pastorale” di don Giulio Mignani, sacerdote della diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato e parroco di Bonassola, che invoca un aggiornamento – o forse un radicale cambiamento – della dottrina della Chiesa (non tanto diverso, in fondo, da quello reclamato dal Sinodo tedesco). Un dissenso protratto per anni, fino al 3 ottobre, quando il vescovo Luigi Palletti lo ha sospeso dal ministero.

Il comunicato diocesano parla di «esternazioni pubbliche non conformi al Magistero della Chiesa», e ripetute «negli anni», a seguito delle quali don Mignani «nel mese di dicembre 2021, era già stato richiamato dal Vescovo con atto formale all’osservanza degli impegni pastorali e canonici liberamente assunti con la Sacra Ordinazione e con l’esercizio dell’ufficio di parroco, stabilendo che se ciò non fosse stato osservato sarebbe incorso, latae sententiae, nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali. Purtroppo, don Giulio, negli ultimi mesi ha continuato a rilasciare ulteriori esternazioni e, pertanto, si è dovuti giungere a dichiarare che è incorso nella suddetta sospensione».

La “difesa” di don Giulio: «Le posizioni che ho assunto non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa. Ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea. Per ovviare il pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità mi sembra che la via sia quella di permettere a tutti i suoi membri, clero compreso, di poter esprimere liberamente il proprio desiderio di cambiamento». Qualche polemica però se l’era concessa, e proprio nel cuore della liturgia.

Don Giulio era balzato agli onori della cronaca l’anno scorso, in occasione della Domenica delle Palme, quando si era rifiutato di benedire i ramoscelli d’ulivo per protesta contro il responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede che negava la possibilità di benedire coppie dello stesso sesso: «una forma di protesta attraverso la quale manifestare il mio ritenere assurdo tale divieto ribadito dalla Congregazione per la dottrina della fede», affermava allora il sacerdote. Della vicenda La Bussola si era già occupata allora, con un articolo di Tommaso Scandroglio che entrava nel merito delle argomentazioni di don Mignani.

E già allora era intervenuta la Curia, in data 29 marzo 2021, «per ribadire ai fedeli la posizione ufficiale della Chiesa, a fronte delle esternazioni di don Giulio Mignani in merito a temi riguardanti la fede e la morale», ricordando il senso della benedizione delle palme e ribadendo il rispetto delle norme liturgiche e l’inopportunità di asservire la liturgia alla polemica («È riprovevole omettere o compiere un gesto liturgico legando ciò ad un intervento di protesta personale, tanto più se rivolto ad un pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede» ). Non si trattava del primo comunicato volto a chiarire la differenza tra l’insegnamento della Chiesa e le idee personali di don Mignani.

Ad aver spinto la curia al provvedimento non è stata solo la questione dell’ omosessualità, ma soprattutto le posizioni relative ad aborto ed eutanasia: una seconda nota della diocesi elenca le varie questioni oggetto di dissenso, su cui il prete spezzino la pensa in maniera diversa dalla Chiesa di cui è ministro: «coppie dello stesso sesso, varie tematiche teologiche, il rapporto fra le varie spiritualità o fedi e la verità, il fine vita e l’eutanasia, l’aborto. In particolare queste ultime due», sottolinea la nota, «ribadite ancora ultimamente in altrettanti interventi pubblici hanno portato purtroppo a dover dichiarare che è incorso nella sospensione dalle varie celebrazioni e dalla predicazione».

Anche sull’aborto e sul fine vita, dunque, il sacerdote non condivide la posizione della Chiesa, come ribadisce in un’ampia intervista a Vanity Fair, rilasciata all’indomani della sospensione, in cui oltretutto racconta di essersi aspettato il provvedimento, dopo vari colloqui – sia telefonici sia personali – con mons. Palletti. E alla domanda su quali altri temi (oltre alle coppie omosessuali) sia stato richiamato, risponde: «Sull’aborto e sull’eutanasia. Penso che la Chiesa, e l’ho detto anche al vescovo, abbia fondato la sua dottrina nel corso dei secoli, e ormai è datata».

Nel 2018 infatti la diocesi interveniva proprio in materia di fine vita e testamento biologico, «a chiarimento di posizioni personali espresse dal sac. Giulio Mignani». In quel caso si ribadiva la posizione della Chiesa, facendo riferimento peraltro alla Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II. Sempre in tema di eutanasia, nell’intervista citata don Giulio racconta di aver «partecipato a un convegno con Marco Cappato». E nel 2019 – nuovo anno, nuovo comunicato – «don Giulio Mignani è stato convocato dal Vescovo in merito alla “Giornata del rispetto di ogni spiritualità”, svoltasi ieri [il 1° settembre 2019] a Bonassola e alla lettura della relativa dichiarazione di intenti». In quel caso la Curia interveniva per ricordare non questo o quell’insegnamento morale, ma la stessa divina ispirazione delle Sacre Scritture.

Non siamo poi distanti da quel parroco torinese che proclamava dall’altare «al Credo non ci credo», nel suo caso in dissenso sul concetto di transustanziazione (non si salva più nemmeno l’Eucaristia). Ma a forza di dissentire su tutto sarebbe forse meglio cambiare mestiere. Certo, la differenza tra accompagnare e assecondare è ardua e sottile, ma non si capisce perché allora l'aggiornamento invocato non debba valere per tutti, per esempio per gli iracondi o i golosi. Certamente i “chierici del dissenso” appariranno più aggiornati e comprensivi del burbero padre Pio (che però affascina anche i non credenti) e attireranno la simpatia dei fedeli più liberal. Ma potrebbero imbattersi nel vecchio contadino ateo di una celebre storiella, il quale, ricevendo la visita di non so quali predicatori alla moda, rispose loro: “Se non credo alla Chiesa cattolica che è quella vera, perché mai dovrei credere a voi?”.