La Sinistra adotta un asterisco, ma perde la ragione
Avvocat*, sindac*, ministr*. Il Comune di Napoli si è inventato la campagna Adotta un asterisco per superare lo stereotipo di genere.
Pensavamo che, con la marginalizzazione di Laura Boldrini dalla scena politica nazionale e con l’autoscioglimento del suo partitino, la tragica farsa sull’uso dei femminili/maschili “contro gli stereotipi di genere” fosse finita. Invece il Comune di Napoli, amministrato da Luigi De Magistris, ci regala una nuova esilarante pagina.
In principio, si insisteva sul fatto che anche una donna dovesse essere chiamata “avvocato”, “sindaco” o ministro” senza declinare al femminile il sostantivo, cosa che sarebbe risultata degradante od offensiva. Un avvocato era tale a prescindere dal sesso del professionista.
Negli ultimi cinque anni, grazie all’instancabile opera della signora Boldrini, invece, è cambiato tutto: i sostantivi devono essere declinati al femminile: quindi “avvocata”, sindaca”, ministra”. La femminilità viene riconosciuta in tutto e per tutto, anche se cominciano a emergere le prime criticità: “astronauta” per una donna e “astronauto” per un uomo? “Pediatra” o “pediatro”?
L’italiano è una lingua insidiosa, endemicamente sessista e quindi per risolvere definitivamente la questione si è giunti … All’elisione completa del finale e alla sostituzione del genere con un asterisco: avvocat*, sindac*, ministr*.
Vengono in mente i simboletti che, nei fumetti di Paperino, indicano le imprecazioni.
Questo è il senso della campagna “Adotta un asterisco” partorita dal Coordinamento Pari Opportunità e Politiche di Genere della Uilcom Campania: “Un’iniziativa simbolica che nasce per superare lo stereotipo di genere e propone l’uso dell’asterisco semineutro al termine di ogni parola rivolta a una persona”.
Fin troppo facile la goliardata di Casapound che ieri ha esposto sotto Palazzo San Giacomo il seguente striscione: “De Magistris dimettit*”.
Le tartarughe frecciate non hanno però incrudelito sulle videointerviste in cui vari assessori dotati di titoli altisonanti intervenivano dottamente su questioni linguistiche con impeccabile dizione: “Un ashterishco per shpingere i diriggendi in magnera assolutamende audonoma affinghé nella forma shcritta si dia pari opportunidà agli inderpellati”.
Sarebbe facile, ma abbastanza scontato accennare a quelle priorità per Napoli che dovrebbero assorbire il massimo del tempo e delle energie degli amministratori: la crisi dei rifiuti, i trasporti al collasso, la criminalità dilagante, il deficit finanziario, le casse comunali in rosso e le aziende partecipate in fallimento.
Ciò che meriterebbe uno studio approfondito è, piuttosto, la fascinazione che, da sempre, la sinistra subisce dalla lingua: cambiare le parole per cambiare la realtà. Viene in mente quel libro americano, “The Secret” che, trattando della cosiddetta “Legge dell’attrazione”, spingeva le persone a ripetersi ossessivamente, come un mantra, di essere ricche, affinché le loro finanze si rimpinguassero magicamente sull’onda dell’energia cosmica.
Eppure, sembra che la pratica stregonesca di cambiare le parole per cambiare il mondo reale non abbia sortito grandi risultati se non quello di irridere la lingua di Dante e Petrarca. Come non ve ne sono stati molti a beneficio dell’handicappato, poi disabile, poi diversamente abile, o del netturbino, poi operatore ecologico, o della cameriera, poi colf, poi collaboratrice domestica, qualche fiero dubbio si nutre anche sul rapporto fra i sessi che, con tenero candore, la campagna “Adotta un asterisco” cerca di migliorare.
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