La Sindone in tv, vince chi fa spettacolo
La puntata di Porta-a-Porta dedicata alla Sindone, merita una riflessione perché da come è andata si può trarre qualche insegnamento. Nell’ambiente del talk-show non importa chi abbia ragione, ma solo chi è capace di bucare lo schermo. Infatti, in un salotto televisivo l’unico requisito che serve è essere dei polemisti.
La puntata di Porta a Porta dedicata alla Sindone, merita una riflessione perché da come è andata si può trarre qualche insegnamento. Il primo insegnamento è questo: su certi temi, in un talk-show, essere preparati non solo non serve a molto, ma può, anzi, essere controproducente. Infatti, in un salotto televisivo l’unico requisito che veramente serve è essere naturaliter dei polemisti. La puntata suddetta, quanto a ospiti, era fortemente sbilanciata, perché tutti gli invitati, e pure il conduttore, erano pro-Sindone, cioè convinti della sua autenticità. Per amor di spettacolo (show vuol dire questo) è stato invitato il solito Odifreddi, il quale è ormai condannato a fare l’ateo professionista, unico motivo per il quale viene invitato nei talk-show in cui si parla di religione. Cattolica, ovviamente, perché gli atei militanti ce l’hanno solo con questa. Tutti gli altri ospiti erano esperti di settore, a parte Saverio Gaeta che è un giornalista, ma ha sempre pronto l’instant-book che serve.
Ora, secondo le regole della comunicazione televisiva, l’uno-contro-tutti orienta la simpatia del pubblico a casa sul combattente solitario. Odifreddi, forte di un’esperienza decennale in dibattiti tivù, lo sa e infatti si presenta in scanzonato maglione laddove tutti gli altri sono in giacca e cravatta. Odifreddi non è uno scienziato, ma uno scafato polemista. Gli altri, scienziati sul serio, hanno tirato fuori il loro dettagliato sapere, ma, abituati alle aule accademiche, sono risultati noiosi e impacciati, mentre il conduttore, scaduti i tempi della scaletta, era costretto a togliere loro la parola sul più bello. Un talk-show non è una lezione dotta. Non è nemmeno un’omelia, altrimenti conferma nell’ascoltatore l’idea che la Sindone sia solo una questione di fede, per cui c’è chi ci crede e chi no. Il responsabile della Sindone, un anziano sacerdote, ha finito per impaniarsi in quel che sapeva fare meglio. E Odifreddi, sorridendo, ne ha fatto –televisivamente parlando- un boccone. Il medievista Cardini, presente solo per poco, ha tentato una benintenzionata positio super partes (ma, in certi temi, la terzietà non paga). E ha finito per impelagarsi in un mezzo battibecco con l’accademico Giulio Fanti a proposito di monete giustinianee e Mandylion, perché il Fanti, ingegnere, invadeva il suo campo di storico.
Nell’ambiente del talk-show non importa chi abbia ragione, ma solo chi è capace di –come si suol dire- bucare lo schermo. Ora, un’altra cosa da non fare, quando si è in tali situazioni, è portarsi dietro i propri libri e cercare di pomparli. Perché? Perché si viene distratti da questo assillo e si diventa preda di chi si concentra solo sulla polemica. Del resto, dato il luogo, il conduttore fa solo vedere di sguincio, all’inizio, la copertina dei libri degli ospiti. L’unico modo per far pubblicità al proprio libro è, in quel caso, “bucare lo schermo” con la propria persona. Gaeta, per esempio, ha rivelato –da suo libro- che uno dei laboratori americani che eseguirono l’analisi al Carbonio 14 sulla Sindone (e la dichiarò falso medievale) operò su un solo frammento, mentre ne aveva a disposizione due. A quel punto è stato facile per Odifreddi obiettare che, però, anche su un solo frammento il C14 non può sbagliare. Data la famosa scaletta, Gaeta non ha avuto modo di replicare e spiegare bene perché quell’analisi americana era fraudolenta.
Odifreddi, ben preparato sull’unica cosa che serve in tivù, ha fin da subito impostato la sua strategia su questo argomento: io non dico che sia un falso o meno, dico solo che non si sa come l’immagine sia stata ottenuta; infatti non lo sapete nemmeno voi. Ora, a nessuno è venuto in mente di concentrarsi sulle sole obiezioni di Odifreddi, senza perdere tempo a dimostrare come e qualmente la Sindone sia autentica. Per far questo, infatti, ci vogliono ore, e non i pochi secondi messi a disposizione dalla scaletta. Il polemista esperiente non sta sulla difensiva ma va all’attacco. Esempio: se è un falso medievale, la scienza del Terzo Millennio dimostra che deve essere stato un genio, e non un genio qualsiasi, ma un genio unico nella storia dell’umanità. Questo supergenio avrebbe confezionato un solo oggetto, la Sindone? Per poi sparire nel nulla senza lasciare traccia nella storia? Ma Leonardo e Michelangelo e Dante dimostrano che un genio non passa inosservato. Un genio, per quanto genio sia, vuole soldi e fama, e perciò deve venire allo scoperto. I tre geni su nominati lo dimostrano.
Insomma, lo schema-dibattito esemplare è questo: non sono io a dover dimostrare che non è un falso, sei tu a dover dimostrare che lo sia. Insegnamento finale: se non siete dei polemisti abbiate la forza di declinare gli inviti televisivi. Anche se, lo ammetto, la tentazione è forte.