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La sindaca Raggi, gli antichi romani e sant’Agostino

«Vi auguro di superare gli ostacoli che la vita ci pone davanti (…) andate avanti a testa alta con forza e divertitevi, il segreto è divertirsi». Con queste parole il sindaco Virginia Raggi ha unito in matrimonio due omosessuali. In tempi lontani anni luce i criteri che guidavano la vita di uomini e donne erano altri.

Politica 21_09_2016
Virginia Raggi, sindaco di Roma

«Vi auguro di superare gli ostacoli che la vita ci pone davanti. Questa è la sfida che vi accingete a intraprendere, andate avanti a testa alta con forza e divertitevi, il segreto è divertirsi. Vi auguro una vita intensa». Queste le parole (che la Bussola ha già ricordato) con cui il sindaco Raggi si è rivolta a due omosessuali col cilindro nel giorno del loro matrimonio da lei officiato.

In tempi lontani anni luce i criteri che guidavano uomini e donne nella scelta di come condurre la loro vita erano altri.Prendiamo Agostino. Agostino è romano, a Roma tiene molto e si interroga sul perché Dio abbia concesso ai romani un potere tanto esteso e tanto duraturo: perché Dio ha «voluto l’impero romano così grande?», si domanda nella Città di Dio. Questa la risposta: i romani hanno amato sopra a tutto la gloria «per essa vollero vivere e non esitarono a morire». 

La schiavitù della Patria essendo ingloriosa ed il dominio glorioso «desiderarono ardentemente e con ogni sforzo che fosse libera e poi dominatrice»; è questa la ragione per cui Dio ha concesso ai romani un grande potere: «allo scopo di domare le gravi colpe di molti popoli, Egli volle affidarlo soprattutto a questi uomini che per onore, gloria, umana considerazione si dedicarono alla Patria; in essa ricercarono tale gloria, senza esitare ad anteporre alla propria salvezza quella della Patria, riuscendo a contenere la brama del denaro e molti altri vizi a favore di quest’unico vizio che è l’amore della gloria». 

I romani «Hanno trascurato i loro interessi privati per quelli pubblici… resistendo all’avidità, prodigandosi per la Patria con libertà di spirito, senza essere preda della passione». Se «Dio non avesse lasciato loro neppure la gloria terrena di un impero potentissimo, non ci sarebbe stata ricompensa per le loro nobili qualità». Possono i romani cristiani essere da meno dei romani pagani? No. Noi «dobbiamo provare vergogna se per la gloriosissima città di Dio non abbiamo raggiunto quelle virtù che essi in modo pressoché analogo hanno raggiunto per la gloria della città terrena». I cristiani, avendo di mira il cielo, dopo aver affrontato per amore di Dio tre secoli di persecuzioni disumane, hanno servito Dio nella vita quotidiana in un’inverosimile numero e varietà di opere di bene. Grazie a loro Roma è diventata quello che è: senza confronti la più bella città del mondo. 

Leone XIII, scrivendo al segretario di Stato Mariano Rampolla nel 1887, così ricorda le glorie della Roma e dell’Italia cristiane: «Non occorre qui ricordare gl’immensi benefici e le glorie procacciate dai Pontefici a questa loro prediletta città, glorie e benefici, che sono scritti del resto a cifre indelebili nei monumenti e nella storia di tutti i secoli»; «Sono glorie dei Papi e del loro Principato i barbari respinti od inciviliti; il despotismo combattuto e frenato; le lettere, le arti, le scienze promosse; le libertà dei Comuni; le imprese contro i Musulmani, quando erano essi i più temuti nemici non solo della religione, ma della civiltà cristiana e della tranquillità dell’Europa».

Per tornare ad Agostino: «quando l’uomo vive secondo la verità, non vive secondo sé stesso ma secondo Dio»; «l’uomo è stato creato naturalmente per vivere non secondo sé stesso, ma secondo Colui che l’ha creato, cioè per fare la Sua volontà, anziché la propria». Oggi, dato che l’importante è divertirsi, non riusciamo nemmeno a trovare assessori.