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IL CASO

La scuola che uccide la famiglia

Anzichè preoccuparsi dell'istruzione dei ragazzi i ministri discettano di diversità sessuale e puntano sulle scuole per scassinare la famiglia.

Attualità 09_03_2012
scuola
Leggo con un po’ di preoccupazione l’editoriale di Roberto Marchesini perché avverto il consolidarsi,tra i media, di un fenomeno che potremmo definire “eterofobo”. Di che altro si tratta quando ci si sofferma a considerare le parole di una femminista citate su la Stampa da Massimo Gramellini: «Il mondo avido e violento di voi maschi etero ha miseramente fallito, ora tocca a noi donne e ai gay costruirne uno più umano».

La preoccupazione aumenta se si collega a questa tesi quella, di cui ci informava nel suo recente editoriale Riccardo Cascioli, sostenuta dal ministro Elsa Fornero nella sua recente relazione alla Commissione Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, dove, tra l’altro ha detto: «La diversità è un valore, deve essere tra le cose che i bambini imparano da piccoli. I semi si gettano tra bambini e soprattutto nelle scuole». Il ministro ha aggiunto di aver già avviato attività di collaborazione, in tal senso, con il ministro dell’istruzione Francesco Profumo. Ecco, sembra di capire che l’unica diversità ammessa (l’unico “valore” ammesso) sia quella gay. E allora di cosa si parlerà ai bambini e agli studenti nelle attività che si pensa di poter realizzare nelle scuole a questo scopo? Che fine faranno i rapporti matrimoniali tra uomo e donna nella descrizione degli esperti inviati dal ministero? Saranno da temere, da evitare, da compatire o da preservare come residuo della biodiversità, esito di fenomeni di “ritardo culturale” tra esseri umani non evoluti?

Sarebbe interessante
sapere che cosa ne pensa in proposito il ministro Profumo, visto che se ne dovrà occupare. Quel che non sorprende, nelle parole della Fornero, è l’idea che a occuparsi di queste materie debba essere la scuola. Anni fa la stessa cosa accadde per i “corsi di educazione sessuale”, strombazzati alla pubblica opinione come mezzo educativo per vincere il ritardo degli italiani in quella materia. L’esito, ben noto, è stata la diffusione, anche nelle scuole, dei mezzi anticoncezionali tra i giovani e i giovanissimi, con tanti ringraziamenti da parte delle case farmaceutiche produttrici di profilattici e “pillola”. Ora, l’aspetto paradossale della vicenda, se riferita al mondo della scuola, è che gli studenti sono già quotidianamente e letteralmente martellati su questi temi da tutti i mezzi di comunicazione, dalla televisione al cinema, dalle riviste per teen agers a internet e non ne possono più, fino a ridere, dei “corsi” e delle prediche che impartirebbero loro gli “esperti” ministeriali.

In più, quel che veramente manca
nella scuola è l’efficacia nell’istruzione, che dovrebbe essere il suo compito primario: leggiamo molto spesso di analfabetismo linguistico e matematico dei nostri studenti (ne ha parlato anche l’ex ministro De Mauro, anche se va iscritto tra i responsabili di tale situazione per le sue scelte sconsiderate in merito alla prassi del tema e dello studio della lingua italiana); sappiamo che i nostri studenti si collocano molto in basso nelle graduatorie che valutano le loro performances linguistiche e matematiche, se rapportate a quelle dei colleghi europei; conosciamo il tasso elevato di ripetenze e abbandoni tra gli studenti della scuola media e superiore; e di fronte a tutto questo si pensa ai corsi sul valore della diversità omosessuale.

Non sarebbe meglio che il ministro Profumo si dedicasse al compito di aiutare gli insegnanti a poter esercitare meglio il loro mestiere, liberandoli dalle pastoie burocratiche, pagandoli meglio e lasciando loro il tempo di insegnare anziché assistere alle lezioni degli esperti? Ma allora perché tanta insistenza sulla scuola?

Il motivo è sempre quello: la scuola è usata dai nostri ministri come un grimaldello per scassinare la cultura famigliare, dato che essa è l’unico vero ostacolo alla diffusione del relativismo imperante: i media non bastano, perché i genitori possono ancora dire di no, possono esercitare un controllo. Ma come si farà a dire ancora “no” se il messaggio è un compito a casa che la professoressa mi dice di fare per domani e se non lo faccio giusto mi dà quattro?