La scuola di Miro, la storia di un miracolo lungo 40 anni
La storia di un miracolo: il miracolo di un’amicizia che costruisce un’opera. Questa è la storia della scuola media di Casalgrande (Reggio Emilia) sorta per iniziativa di Vladimiro Spallanzani, un giovane conquistato dalla passione educativa e dalla fede cristiana. Oggi la scuola compie 40 anni e ha aperto un'altra sede.
Sono passati quarant’anni dal quell’Ottobre del ’75, quando prese avvio la nostra Opera, nata come convitto con pernottamento, o, coma lo chiamavamo allora, “Collegio”. Il Collegio sorgeva sulle colline del pre - Appennino reggiano a Dinazzano, nel comune di Casalgrande. Ospitava bambini in età di scuola elementare e media provenienti da tutta la provincia, in situazioni familiari di particolare disagio. L’entusiasmo di Vladimiro Spallanzani, detto Miro, che a soli 20 anni aveva accettato l’incarico di direttore, coinvolse molti di noi ad intraprendere un’avventura che ancora continua.
Miro esprime bene nelle sue lettere la passione educativa che lo aveva investito e l’origine della sua vocazione. In una di queste, preso ormai completamente dall’impegno del collegio, afferma: «Ieri sera, ero veramente cioccato (termine dialettale: stanco fino allo sfinimento), siccome avevo lavorato molto in cucina e, quando mi sono ritrovato solo in camera, ho provato come un grande desiderio di toccare con mano la presenza di Gesù Cristo che sentivo lì con me. Per questo ho pregato con voglia, anche se facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Io credo che sia proprio questo di cui ho bisogno io, ora che sto decidendo senz'altro definitivamente per la mia vita: incarnare, così come ho fatto ieri sera pregando, la presenza di Gesù Cristo nella mia vita». Incarnare la presenza di Gesù Cristo nella nostra vita mediante l’Opera dell’educazione è la nostra vocazione. Metterci al Suo servizio per accompagnare la crescita umana e culturale dei giovani: per questo e solo per questo facciamo scuole. Non si tratta né di interesse né di generosità. Si tratta di vocazione.
L’impulso che Vladimiro diede all’opera del Collegio fu tanto intenso quanto breve. Vladimiro, infatti, morì in un incidente stradale nel febbraio del ’77 a soli 22 anni, molto probabilmente per una distrazione dovuta alla stanchezza. Dopo la sua scomparsa, l’Opera prese una nuova forma: una scuola con attività che si estendono lungo tutto l’arco della giornata. La scuola venne intitolata a Vladimiro Spallanzani, per mantenerne viva la memoria. La nostra è la storia di un miracolo: il miracolo di un’amicizia che genera e dà stabilità ad un’Opera, in forza dell’incontro con Cristo.
Significativo lo spunto da cui nacque la scuola media. Nell’anno scolastico 78 – 79 i nostri alunni di scuola media frequentavano la scuola statale di Casalgrande, pur trascorrendo il resto della giornata presso il “Collegio”, dove venivano seguiti nello studio pomeridiano. Come si può immaginare, il loro comportamento a scuola non era particolarmente tranquillo. Per questo fummo invitati a partecipare a un consiglio di classe, nel quale ci accusarono di opprimere i nostri alunni, facendoli studiare intensamente tutti i pomeriggi e aggiungendo al lavoro scolastico di routine perfino la lettura del libro “Il gabbiano Jonathan Livingston”.
Noi osservammo che i problemi disciplinari nascono spesso dalla mancanza di rapporto con l’alunno e che sarebbe stato necessario un maggior interesse da parte degli insegnanti per la storia e la vita di ciascuno di loro. Solo così avrebbero potuto conoscere e affrontare i loro problemi. Ci sentimmo rispondere che loro avevano il compito di insegnare italiano, matematica ecc.. e che la loro responsabilità si fermava lì. Se poi avessimo avuto in animo di fare i missionari, avremmo potuto aprire noi una scuola. Li prendemmo in parola e nel settembre del 1979 aprimmo la scuola media. L’episodio fa comprendere quello che poi è diventato il tratto identificativo più importante della nostra esperienza: l’attenzione alla persona dell’alunno, che ha preso forme operative sempre diverse e, a volte, di frontiera.
Come per M., alunna di prima media con una grave forma di distrofia muscolare progressiva. La bimba non poteva muoversi dal letto, parlava a stento e, a quanto dicevano i medici, le rimanevano al massimo sei mesi di vita. Nell’ ’82, quando ancora non esistevano computer e, tanto meno, Internet, installammo in classe un sistema di videotrasmissione con telecamera, antenne, televisore, completato da un impianto radio CB, inventando, con diversi anni di anticipo, la teleconferenza. M. seguiva le lezioni dal suo letto, intervenendo anche via radio. La bimba, con sorpresa di tutti, invece che peggiorare migliorava, tanto che in terza media poté seguire le lezioni in classe, coi suoi compagni non più virtuali. Non solo. Completò tutto il ciclo delle superiori, si iscrisse all’università e superò diversi esami. Il suo destino si compì a trent’anni, dopo che con gratitudine aveva potuto accedere a momenti di vita insperati.
Alcuni di noi sono presenti nell’Opera praticamente dalla sua fondazione, avendo rinunciato ad una più sicura e remunerativa carriera nella scuola statale, segno tangibile di gratitudine che si fa gratuità. Questo è forse il primo miracolo di cui facciamo esperienza: quello di un’amicizia forte e feconda che dura ormai da quasi quarant’anni e che ci ha consentito di passare attraverso difficoltà incredibili con «quella baldanza ingenua che ci caratterizza». I momenti di difficoltà non sono mancati. Quando, ad esempio, nell’ ’85 dovemmo abbandonare il plesso di Dinazzano posto su una amena collina tappezzata di prati e di boschi e trasferirci a San Antonino, in due diversi plessi. Nel plesso di via Statutaria aprimmo scuola materna ed elementare, mentre il plesso di via Canale ospitò la scuola media. Nel ’92, cambiato il parroco, dovemmo restituire alla parrocchia il plesso di via Statutaria. Fummo costretti a chiudere la scuola materna e a concentrare nel plesso di via Canale scuola elementare e scuola media. Le iscrizioni si ridussero ai minimi termini, soprattutto nella scuola elementare dove fummo costretti a costituire due pluriclassi. La Provvidenza volle che la nostra scuola sopravvivesse .
Ed è proprio questo il secondo miracolo che ci è dato constatare: la vitalità di un’Opera che non dispone di alcun mezzo materiale se non del modesto contributo ministeriale per la scuola primaria e delle rette pagate dai genitori. Per sostenere le nostre scuole abbiamo dato vita a innumerevoli iniziative: confezione pasti per le scuole dei Comuni del comprensorio, sorveglianze pre e post scolastiche, colonie e campi estivi, edizione di calendari, vendita di torte e lasagne, servizio catering. In seguito alle legge n. 62 /2000, alle scuole venne riconosciuta la parità. Gli anni successivi sono stati caratterizzati da un graduale aumento delle iscrizioni, tanto che negli anni 2006 - 2008 si è dovuto procedere ad un importante intervento di ristrutturazione e ampliamento del plesso scolastico.
L’attenzione alla famiglia ci impegna in colloqui frequenti e intensi con i genitori, soprattutto dei bambini più in difficoltà. Parallelamente al lavoro con le famiglie è stato necessario sviluppare una fitta rete di collegamenti non sempre facili con i Comuni, le Aziende Sanitarie Locali, i professionisti privati del settore neuropsicologico. Nella sua ormai lunga esperienza, la nostra scuola sta evolvendo la sua azione didattica secondo tre principali linee di sviluppo: la personalizzazione, la forma induttiva - laboratoriale, l’interdisciplinarietà. Occorre tuttavia fare una premessa sull’”ambiente di apprendimento”. Si tratta di un ambiente caratterizzato dalla condivisione dei fondamentali principi ideali e pedagogici da parte dei docenti e da una forte capacità di interazione tra loro. L’unità del corpo docente e la condivisione unanime del progetto educativo fa di un’istituzione scolastica una scuola “vera”, cioè un soggetto che compie un’azione educativa, non un insieme di individui che si muovono in modo indipendente.
Il clima lieto e cordiale, poi, contagia gli alunni e genera la condizione che più favorisce l’apprendimento: la gioia. La gioia, infatti, è condizione fondamentale dell’apprendimento; è solo in un ambiente in cui l’alunno si sente accolto con serenità e, direi quasi, con allegria che può dare il meglio di sé, sia dal punto di vista sia relazionale che cognitivo. Per sottolineare questo aspetto, ogni mattina, prima delle lezioni, i bimbi della scuola primaria si trovano in salone per cantare e ballare. Si prega e si va in classe. La personalizzazione della didattica è forse il tratto più distintivo della nostra esperienza educativa. È a partire da uno sguardo attento e premuroso su ogni alunno che si è sviluppato il nostro metodo di personalizzazione, recentemente denominato “propulsive learning”; infatti ha come obiettivo quello di spingere ogni alunno a dare il meglio di sé, secondo i propri talenti.
Didattica laboratoriale e interdisciplinarietà sono modalità innovative di insegnamento che permettono di introdurre gli alunni alla realtà in modo operativo e, per così dire, olografico, tanto da destare un interesse personale per la conoscenza e non imposto dall’alto. È forse per questi motivi che negli ultimi anni abbiamo avuto un esubero di domande per la scuola media, tanto da spingerci a fondare una nuova scuola a Sassuolo, inaugurata il 3 ottobre scorso dal vescovo di Reggio Emilia, monsignor Massino Camisasca. Dal punto di vista economico si tratta di un’operazione dissennata, perché una scuola media paritaria ha costi molto alti a fronte di un contributo da parte dello Stato praticamente nullo. Ma questa è la nostra storia: chiamati a educare non ci tiriamo indietro: è la nostra vocazione, è l’amicizia con Miro, è la gioia di collaborare all’opera di un Altro.