La scrittura inclusiva alla francese
In Francia è scoppiato un dibattito sulla cosiddetta lingua inclusiva. Occorre declinare ogni termine secondo il genere femminile e maschile, inventarsi pronomi neutri, usare termini sessualemente neutri, etc.
In Francia si sta accendendo un dibattitto sulla cosiddetta lingua o grammatica inclusiva. Il tutto nacque in sordina quando nel 2015 l'Alto Consiglio per l'uguaglianza (HCE) pubblicò una guida pratica dal titolo «Per una comunicazione pubblica senza stereotipi di genere». Ecco i tratti salienti di questa nuova grammatica che prevede la neutralizzazione del sesso maschile e femminile.
Il punto. Occorre inserire un punto per rendere inclusivi i termini. Ad esempio: il.la.lavoratore.rice.
I nomi promiscui. Quando è possibile, occorre usare tali termini «comuni»: si tratta di sostantivi sia maschili che femminili. Ad esempio partner, persona, artista.
La regola di cortesia: prima il femminile e poi il maschile. Ad esempio: «Signore e signori» (regola già in uso da tempo).
Pronomi neutri. In francese, come in italiano, non esistono i pronomi neutri e così se li sono inventati. Ad esempio: «iel» o «ille». Al plurale: «iels» o «illes».
L’accordo di prossimità. Occorre declinare il genere alla parola più vicina. Ad esempio: «Gli studenti e le studentesse sono informate». Errato sarebbe scrivere: «sono informati».
Convertire al femminile i titoli e le professioni se si riferiscono a donne. E così avremo notaia, giudicessa, sindaca, architetta, pompiera.
Per fortuna, almeno per ora, vince il ridicolo sull’ideologia.