Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

APPROPRIAZIONE IDNEBITA

La Santa Sede preoccupata per la situazione del Corno d’Africa

«La Chiesa cattolica continuerà a fare la sua parte e cercherà ancora la collaborazione con le altre comunità cristiane per svolgere una parte attiva nel risolvere il dramma umanitario che si sta consumando nel Corno d’Africa», ha affermato il 7 ottobre
il card. Robert Sarah, Presidente
del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

 

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “La Chiesa cattolica continuerà a fare la sua parte e cercherà ancora la collaborazione con le altre comunità cristiane per svolgere una parte attiva nel risolvere il dramma umanitario che si sta consumando nel Corno d’Africa” ha affermato il 7 ottobre il Card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, nel corso della conferenza stampa tenuta al termine dell’incontro sulla crisi alimentare nel Corno d’Africa. Al meeting, organizzato da “Cor Unum”, hanno partecipato i diversi organismi caritativi cattolici impegnati nell’assistenza delle popolazioni dell’area, oltre ad una rappresentanza dell’Arcivescovo di Canterbury.

Il Card. Sarah ha ricordato che il dramma del Corno d’Africa è una questione “molto cara al Santo Padre. Ne ha parlato tra i primi in ambito internazionale lo scorso 17 luglio”. Papa Benedetto XVI, tramite “Cor Unum”, ha stanziato 400.000 dollari per i primi interventi. In totale i fondi raccolti dalla Chiesa cattolica ammontano ad oltre 60 milioni di euro.
Michel Roy, Segretario Generale di Caritas Internationalis”, ha sottolineato che gli sforzi degli organismi assistenziali cattolici sono integrati, dalla singola Caritas parrocchiale fino alle diverse Caritas nazionali. Tra queste, ha ricordato Roy, vi sono le Caritas di piccoli stati, come Saõ Tomé e Principe, come quella del Paraguay, che per la prima volta nella sua storia ha indetto una colletta nazionale.

Si calcola che siano 13 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria: 4 milioni in Somalia; 4,6 milioni in Etiopia; 3,75 milioni in Kenya e 147.000 a Gibuti.
La situazione più difficile è quella del centro-sud della Somalia, a causa della situazione politica del Paese che - come ha ricordato Sua Ecc. Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e Amministratore Apostolico di Mogadiscio - è privo di un’amministrazione statale da 20 anni. Mons. Bertin ha sottolineato comunque che gli aiuti, sia pure con difficoltà, riescono ad arrivare nell’area. “Preferiamo inviare denaro, perché gli aiuti alimentari susciterebbero l’attenzione di bande armate. Nonostante tutto in Somalia esiste un mercato e vi è la possibilità di acquistare il necessario per assistere le persone in stato di necessità” ha sottolineato Mons. Bertin.

Dalla conferenza stampa è emersa la preoccupazione della Chiesa di andare oltre la fase dell’emergenza (che deve essere comunque affrontata con decisione), per creare nel lungo termine le condizioni che evitino il ripetersi di simili drammi, che rischiano di pregiudicare il futuro della regione. “Un’intera generazione rischia di essere perduta” ha sottolineato il Card. Sarah, che la lanciato un appello per costruire scuole: “una scuola in ogni villaggio! Lo dico da africano: uniamoci nello sforzo di aiutare il Corno d’Africa a dare educazione, istruzione, cultura ai propri figli!”.(L.M.)

Da Agenzia Fides dell'8 ottobre 2011