La Santa Sede condanna l’ordinazione episcopale di Leshan
In una Dichiarazione si afferma
che il Vaticano non riconosce
il nuovo vescovo, che egli non può amministrare la diocesi e che è scomunicato. Voci a Leshan dicono che il nuovo vescovo abbia due figli. Il Vaticano aveva comunicato da tempo che egli non poteva essere accettato come candidato «per motivi gravi». Avvertimento anche ai vescovi che hanno partecipato all’ordinazione. Timori che il governo voglia creare uno scisma di fatto, ordinando decine di altri vescovi senza il mandato papale.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Dura presa di posizione della Santa Sede contro l’ordinazione di p. Paolo Lei Shiyin a vescovo di Leshan (Sichuan - v.foto), avvenuta lo scorso 29 giugno senza il mandato del papa (cfr.: 29/06/2011 Leshan, sette vescovi legittimi all’ordinazione episcopale senza mandato del papa).
In una dichiarazione pubblicata oggi dalla Sala stampa, si afferma che il neo-ordinato “è privo dell’autorità di governare la comunità cattolica diocesana”, che la Santa Sede “non lo riconosce” come vescovo di Leshan; che egli è incorso nella scomunica. Anche ai vescovi consacranti (7, tutti in comunione del papa), si ricorda che essi si sono esposti alla possibilità di scomunica, se non sono stati costretti dall’esterno a parteciparvi.
La dichiarazione, dai toni molto duri e fermi, ribatte che “un’ordinazione episcopale senza mandato pontificio si oppone direttamente al ruolo spirituale del Sommo Pontefice e danneggia l’unità della Chiesa” e precisa: “L’ordinazione di Leshan è stata un atto unilaterale, che semina divisione e, purtroppo, produce lacerazioni e tensioni nella comunità cattolica in Cina”.
L’ordinazione di Leshan è la prima ad avvenire dopo che la Santa Sede aveva diffuso una dichiarazione riguardo alle scomuniche in cui incorrono coloro che partecipano – come candidati o come ordinanti - a una ordinazione illecita (cfr. 13/06/2011 Ordinazioni illecite in Cina: la Santa Sede spiega cosa fare con i vescovi scomunicati).
La particolare durezza si spiega anzitutto col fatto che in questo caso, lo stesso candidato, p. Lei, “era stato informato da tempo – dice la dichiarazione di oggi - che non poteva essere accettato dalla Santa Sede come candidato episcopale, a causa di motivi comprovati e molto gravi”. Secondo voci raccolte da AsiaNews a Leshan, il sacerdote sarebbe già padre di uno o due figli e sarebbe molto legato all’Associazione patriottica: egli è membro della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, un organismo di consiglio al parlamento cinese. È vice-presidente dell’Associazione patriottica ed è stato presidente dell’Ap per il Sichuan.
L’altro motivo che spiega la durezza della dichiarazione è che l’Ap (e il governo) stanno pianificando altre decine di ordinazioni illecite creando uno scisma di fatto nella Chiesa cinese e rendendo vano lo sforzo compiuto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI a riconciliare la Chiesa ufficiale e sotterranea.
La dichiarazione ricorda che l’ordinazione di Leshan «ha amareggiato profondamente il Santo Padre, il Quale desidera far giungere agli amati fedeli in Cina una parola di incoraggiamento e di speranza, invitandoli a pregare e ad essere uniti».
«La sopravvivenza e lo sviluppo della Chiesa - si aggiunge - possono avvenire soltanto nell’unione a colui al quale, per primo, è affidata la Chiesa stessa, e non senza il suo consenso, come invece è avvenuto a Leshan. Se si vuole che la Chiesa in Cina sia cattolica, si devono rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa».
Riportiamo qui sotto il testo completo della Dichiarazione:
DICHIARAZIONE DELLA SANTA SEDE:
ORDINAZIONE EPISCOPALE NELLA DIOCESI DI LESHAN
(PROVINCIA DI SICHUAN, CINA CONTINENTALE)
Riguardo all’ordinazione episcopale del Rev. Paolo Lei Shiyin, avvenuta mercoledì 29 giugno scorso e conferita senza il mandato apostolico, si precisa quanto segue.
1) Il Rev. Lei Shiyin, ordinato senza mandato pontificio e quindi illegittimamente, è privo dell’autorità di governare la comunità cattolica diocesana, e la Santa Sede non lo riconosce come il Vescovo della diocesi di Leshan. Restano fermi gli effetti della sanzione in cui egli è incorso per la violazione della norma del canone 1382 del Codice di Diritto Canonico.
Lo stesso Rev. Lei Shiyin era stato informato da tempo che non poteva essere accettato dalla Santa Sede come candidato episcopale, a causa di motivi comprovati e molto gravi.
2) I Vescovi consacranti si sono esposti alle gravi sanzioni canoniche, previste dalla legge della Chiesa (in particolare dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico; cfr Dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi del 6 giugno 2011).
3) Un’ordinazione episcopale senza mandato pontificio si oppone direttamente al ruolo spirituale del Sommo Pontefice e danneggia l’unità della Chiesa. L’ordinazione di Leshan è stata un atto unilaterale, che semina divisione e, purtroppo, produce lacerazioni e tensioni nella comunità cattolica in Cina. La sopravvivenza e lo sviluppo della Chiesa possono avvenire soltanto nell’unione a colui al quale, per primo, è affidata la Chiesa stessa, e non senza il suo consenso, come invece è avvenuto a Leshan. Se si vuole che la Chiesa in Cina sia cattolica, si devono rispettare la dottrina e la disciplina della Chiesa.
4) L’ordinazione episcopale di Leshan ha amareggiato profondamente il Santo Padre, il Quale desidera far giungere agli amati fedeli in Cina una parola di incoraggiamento e di speranza, invitandoli a pregare e ad essere uniti.
Dal Vaticano, 4 luglio 2011
Da AsiaNews del 4 luglio 2011