La rivoluzione scientifica nacque nel Medioevo
James Hannam, cattedratico di Cambridge, lo documenta in un libro che da tre anni sta facendo il giro del mondo. Da tradurre anche in italiano.
La Chiesa Cattolica non è nemica del progresso scientifico. Esattamente il contrario: la scienza è stata promossa e difesa dalla Chiesa cattolica, e questo specialmente nel corso dei presunti “secoli bui” del Medioevo in cui la fede vissuta e immersa nella società, nella politica, nelle arti e persino nell’economia promosse nientemeno che la prima, autentica “rivoluzione scientifica”. La Chiesa addirittura finanziò sistematicamente la scienza, ma tutto fu interrotto dalla Rivoluzione Francese che la estromise.
Lo documenta James Hannam, giovane dottore di ricerca in Storia e Filosofia della scienza al Pembroke College dell’Università di Cambridge, specialista dei rapporti fra Chiesa e scienze tra Medioevo e prima Età moderna. La documentazione è nel suo libro God’s Philosophers: How the Medieval World Laid the Foundations of Modern Science (Icon Books, Londra), pubblicato nell’agosto 2009 e già considerato un classico. In Gran Bretagna esce ora in una nuova edizione paperback destinata al grande pubblico, nei Paesi Bassi e in Germania è già stato tradotto, prossimamente lo sarà in Turchia e in Brasile, e negli Stati Uniti compare adesso con il titolo The Genesis of Science: How the Middle Ages Launched the Scientific Revolution per i tipi di Regnery a Washington, cioè l’etichetta storica del conservatorismo culturale americano con all’attivo decine e decine di titoli e autori eclatanti, nonché oggi preponderante sul mercato con la collana delle “Guide politicamente scorrette” (di cui qualcuna tradotta anche in italiano).
Insomma, la sfida del prof. Hannam al “pensiero molle” dominante tiene oramai banco. Addirittura la blasonata, impettita e autorevole rivista Nature - che di per sé, dall’ecologismo all’evoluzionismo, è una delle tribune privilegiate del politicamente corretto - ha recentemente ospitato un contributo dello storico inglese.
Conversione improvvisa del mondo delle scienze e della storia, allora? Più che altro sono il rigore delle indagini di Hannam e le sue conclusioni fattuali a essersi imposte, tanto che il suo libro è stato selezionato per il Royal Society Science Book Prize 2010.
In esso Hannam dimostra, dati alla mano, che l’“atavica” inimicizia fra pensiero scientifico e dottrina cattolica è più una proiezione mentale dei nostri tempi che una realtà. A lungo e profondamente, anzi sempre, la Chiesa ha favorito arti e scienze, patrocinato il loro sviluppo, pagato le sue ricerche. In questi casi si cita a confutazione il caso di Galileo Galilei (1564-1642), ma è l’unico: da solo non inficia una storia bimillenaria di positivo interesse della Chiesa cattolica per quel progresso delle scienze capace di svelare sempre nuovi aspetti del creato a illustrazione della magnificenza del suo Creatore. E del resto Galilei fu fermato solo e quando pretese, sbagliando, di trarre dal piano scientifico conclusioni indebite sul piano religioso.
Piuttosto, scrive Hannam, l’idea che la Chiesa sia nemica del progresso e della scienza è una invenzione illuminista. Sorge con Voltaire (1694-1778) e si fa dottrina con Thomas H. Huxley (1825-1895), uno dei difensori più militanti della sfida darwiniana alla fede, alla scienza e alla loro armonia.
Perché la Chiesa non ha mai insegnato che “scritturalmente” la Terra è piatta - si vedano pure le pagini imperdibili di Le balle di Newton. Tutta la verità sulle bugie della scienza (trad. it., Rubbettino, Soveria Mannelli [Catanzaro] 2007) di Tom Bethell, una delle più riuscite tra le succitate “Guide politicamente scorrette” della Regnery - né, scrive Hannam, «nessuno, sono lieto di dirlo, è stato mai bruciato sul rogo per le sue idee scientifiche». Giordano Bruno (1548-1600)? Subì condanna per eresia teologica, la questione scientifica non c’entrava affatto.
Nessun pontefice ha mai vietato (come invece si afferma) l’autopsia umana, bandito dal sapere comune l’“inquietante” numero zero o scomunicato la cometa di Halley. Nel Medioevo furono inventati gli occhiali da vista, gli orologi meccanici e il mulino a vento - come contribuisce a comprendere anche lo storico inglese Lynn T. White (1907-1987) -, mentre quello ad acqua, noto anche prima, ma adeguatamente messo a regime solo dalla società di cultura cristiana contribuì a estinguere la schiavitù. Innovazioni cinesi quali la polvere da sparo (che in Oriente aveva utilizzi poco più che ludici) o la bussola furono messe a frutto solo nell’Occidente cristiano, come del resto sottolineava il fisico benedettino Stanley L. Jaki (1924-2009) per il quale il segreto è tutto nella peculiare distinzione giudeo-cristiana fra Creatore e creature, nonché nella signoria sul mondo affidata ad Adamo, contenuta nel primo capitolo della Genesi. E numerosissimi grandi scienziati furono vescovi o cardinali.
Nel favorire le scienze si sono peraltro distinti, scrive Hannam, i padri gesuiti; «è stata la fede che ha portato Copernico a respingere l’universo tolemaico, a spingere Keplero a scoprire la costituzione del sistema solare, e che convinse Maxwell dell’elettromagnetismo». Nel Medioevo - incalza lo storico inglese - «le cattedrali sono state progettate anche come osservatori astronomici per la determinazione sempre più precisa del calendario» e nell’epoca moderna la geologia e la genetica non sarebbero mai nate senza la fede degli scienziati loro iniziatori.
È una doverosa opera di riscoperta, quella intrapresa dal prof. Hannam, della proficua e costante collaborazione fra cristianesimo e scienza, anzi fra dottrina cattolica e magistero della Chiesa e progresso tecnico-scientifico.
Vi si ritrova, e giunge a maturazione, il filo di un discorso che si è da tempo imparato ad apprezzare grazie a una medievista come la francese Régine Pernoud (1909-1998), che parlò di Luce del Medioevo (titolando proverbialmente così, nel 1945, la sua opera più nota, forse in seguito a una suggestione del suo amico pittore Matisse) proprio per via delle straordinarie innovazioni anche tecnologiche dovute allo spirito cristiano. O grazie agli studi condotti sulla tecnica al “tempo delle cattedrali” dallo storico francese Jean Gimpel (1918-1996) e alle ricerche del massimo tra i sociologi delle religioni viventi, lo statunitense Rodney Stark, in specie alcune sostanziali del suo ultimo nato (in italiano), A gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù (trad. it., Lindau, Torino 2011). Senza però nemmeno scordare lo storico francese Sylvain Gouguenheim, che con il suo Aristotele contro Averroè. Come cristianesimo e islam salvarono il pensiero greco (trad. it., Rizzoli, Milano 2009) smitizza finalmente un’antica falsa diceria e mostra che fu grazie ai monaci cristiani che in Occidente venne reintrodotto quel pensiero greco capace di fornire al cattolicesimo le strutture filosofiche adatte ad accogliere e far germogliare il pensiero tecnico-scientifico.
A quando dunque il libro di James Hannam anche in italiano?