La rivoluzione ecologista di un monastero spagnolo
Il monastero di Santa Maria de Poblet, in Catalogna, a cento chilometri da Barcellona, ha introdotto dal 2007 una vera rivoluzione ecologista: poco consumo di acqua ed energia, pochi rifiuti. Il priore ora è Procuratore Generale dell'ordine cistercense e vuole esportare la rivoluzione verde. Perché lo dice il Papa, a detta sua. E chi siamo noi per giudicare?
Confesso che, giusto un anno fa, la notizia mi era sfuggita. Ne parlò entusiasticamente il sito di notizie cattoliche Aleteia.org il 29 agosto. Già il titolo annunciava enfaticamente l'esistenza di un monastero cistercense che riesce a risparmiare ben il 95% sul consumo di acqua. Ora, uno potrebbe pensare a una nuova comunità religiosa post-sessantottina, di quelle con l'aria condizionata e tv in tutte le celle (pardon: stanze), parabola, wi-fi, cappella senza inginocchiatoi (chi vuole si accomoda sulla moquette), canti alla chitarra e tabernacolo mimetizzato.
Invece no. Si tratta dello spagnolo Poblet; anzi, Santa María de Poblet, in Catalogna, cento chilometri da Barcellona. E' uno dei più importanti complessi monastici d'Europa (dunque, del mondo) e custodisce le tombe di ben otto re d'Aragona e sei regine. Risale al XII secolo ma la costruzione di nuove aggiunte cessò solo nel XVIII. Per tutto ciò, dal 1991 è stato dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Ora, la rivoluzione verde (o celeste, a giudicare da certe curiose strutture in plastica che si intravedono nella foto a corredo dell'articolo) a Poblet è cominciata nel 2007, anno di avvento del nuovo priore Lluc Torcal. Il quale ha introdotto una serie di cambiamenti che hanno permesso il risparmio di cui si è detto. E' vero che la bolletta dell'acqua non è tra le più care, rispetto a tutte le altre che si devono pagare, ma è il principio che conta. Il mondo «ricco» consuma troppa acqua, mentre in quello «povero» c'è chi muore di sete. L'ideale sarebbe portare l'acqua risparmiata dal primo al secondo, ma costerebbe troppo, perciò pazienza.
Ma torniamo al priore, che è riuscito far risparmiare anche il sapone (e qui, onestamente, l'incidenza del risparmio è di gran lunga minore, ma sorvoliamo; sorvoliamo anche sulla perdita di guadagno - e, dunque, di posti di lavoro - per i produttori di detergenti). Con una doccia di sua invenzione (o di invenzione altrui, non è chiaro) ci si può lavare senza insaponarsi. Lui stesso, al momento dell'intervista, da ben tre anni aveva abolito il sapone e l'intervistatrice non si era accorta della differenza. Il sistema, brevettato, è stato pure commercializzato da una ditta galiziana a 60 euro il pezzo (non sappiamo con quale successo, a tutt'oggi). Ci sono dentro delle palline che trattengono gli ioni positivi e rilasciano quelli negativi, i quali, a quanto pare, hanno un alto potere detergente. Ma poi c'è il resto: energia solare, illuminazione a led, piante e prati che non richiedono pesticidi. Si riesce anche a ridurre al minimo confezioni, scatole e contenitori. Insomma, Poblet è adesso un'altra cosa.
Il priore è nel frattempo diventato Procuratore Generale dell'ordine cistercense e si è trasferito nella casa generalizia di Roma, dove ha cominciato a introdurre le eco-novità. Auguri. Le perplessità vengono dall'intervista annessa, nella quale il Procuratore dichiara papale papale: «Non è questione di moda, ma qualcosa di profondamente radicato nella visione cristiana del mondo». E cosa, l'atteggiamento sparagnino? No. «I cambiamenti climatici sono un dato di fatto». Ipse dixit. La comunità scientifica internazionale è divisa sul tema, anche se sui giornali tiene banco la tesi catastrofista. Seguire quest'ultima, scegliendola, «non è questione di moda»? Ma per favore. Ed ecco l'atout: «…e papa Francesco ha lanciato un appello alla conversione ecologica integrale di tutti». Ipse dixit-due. Ah, ecco. L'ha detto il papa, e chi sono io per giudicare?