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MUSICA E FEDE

La regina di cuori del Gospel

A quarant'anni dalla morte,
la voce di Mahalia Jackson
commuove ancora. Storia
di un'eroina della musica
che ha conquistato il mondo rimanendo fedele a un canto
di inconfondibile spiritualità.

Cultura 21_01_2012
mahalia
Un caro amico, compagno di palco in centinaia di occasioni, quando dopo i concerti parliamo ai ragazzi della musica nera, spesso ricorda un episodio accadutogli da ragazzino. In quella metà anni sessanta uno dei due canali televisivi della RAI (gli unici canali televisivi disponibili all’epoca) presentava una trasmissione pomeridiana musicale, in cui talvolta venivano mostrati i video in bianco e nero di alcuni artisti d’oltreoceano. Merce davvero rara, preziosa, quasi leggendaria. Un pomeriggio, il giovane Luciano ascolta e guarda una cantante nera che riempie con la sua imponente figura tutto lo schermo, e con la sua possente voce da contralto tutta la stanza del piccolo appartamento milanese. La breve esibizione termina, e il ragazzo - non più di dodici, tredici anni - scopre, senza essersene accorto prima, di avere il volto rigato di lacrime.

Non è questo un raccontino inventato per riempire un po’ di righe, ma forse la migliore descrizione mai sentita di cosa fosse Mahalia Jackson, cantante originaria di New Orleans, di cui fra pochi giorni ricorre il quarantesimo anniversario della morte (26 ottobre 1911 – 27 gennaio 1972). Cosa era accaduto? Che cosa aveva smosso quella voce? In un video reperibile su youtube  Mahalia seduta su una panchina, completamente immobile, canta God will take care of you, Dio si prenderà cura di te. Uno dei commenti sottostanti recita grossomodo così, fornendoci altri elementi interessanti: «Non è forse questa proprio la maniera in cui le nostre madri si sedevano alla fine del giorno? Quando sollevavano la loro testa, proprio così, cantando i loro tre o quattro inni preferiti, ancora e ancora mentre noi crescevamo. Cantandoli un po’ a noi, un po’ a loro stesse e un pochino anche a Gesù».

In queste poche parole c’è molto di quello che si intende per Gospel, o Spiritual. Il Blues non rimane solo il canto di un uomo solo, ultimamente disperato e senza risposte, ma diventa il canto di un popolo che trova, pur nella fatica aberrante di una vita talvolta non umana, la salvezza in Dio e condivide il dolore di Suo figlio. E questo grido si tramanda nei secoli, anche quando finisce la schiavitù e il razzismo diventa forse meno appariscente, ma non meno doloroso.

Mahalia Jackson, nata in una capanna sulle rive del Mississippi, dove viveva in tre stanze con altre dodici persone ed un cane, all’età di cinque anni perde la madre e viene affidata ad uno zio. A sedici anni si trasferisce a Chicago, dove comincia a cantare in Chiesa per il servizio domenicale. Immediatamente dopo la sua prima performance, viene subito notata e reclutata da uno dei primi ensemble professionistici di canto Gospel, i Johnson Gospel Singers, con cui inizia a girare di chiesa in chiesa in tutta l’area intorno a Chicago. Alla fine degli anni ’20 Mahalia incontra Thomas Dorsey, ritenuto il padre della musica Gospel, con cui inizia un sodalizio durato una quindicina d’anni. Da questo momento in poi la sua voce strepitosa la fa conoscere in tutto il mondo come la più grande cantante Gospel di tutti i tempi, permettendole di cantare in una miriade di situazioni diverse: registrazioni discografiche, manifestazioni religiose, concerti, apparizioni televisive, e perfino di fronte ai Presidenti Eisenhower e Kennedy.

Canta uno spiritual proveniente dai tempi della schiavitù prima del famosissimo I have a dream di Martin Luther King. Un’ultima annotazione: pur divenuta famosissima e riconosciuta a livello mondiale, non volle mai cedere alle lusinghe di chi avrebbe voluto farle cantare musica secolare, rimanendo sempre fedele al canto religioso, nel solco di quella tradizione che proveniva da lontano e che ha trovato in lei l’esponente di maggior rilievo. Come sempre accade, confrontarsi in modo vero con l’eredità dei padri spinge la musica verso il futuro creando qualcosa di originale, cioè di fedele all’origine. Facciamoci commuovere da Mahalia Jackson, è possibile anche oggi, a quarant’anni dalla sua partenza per la vita che ha sempre cantato.