La quaresima è tempo di studio e preghiera
Il Papa interrompe il ciclo dedicato ai santi e percorre l'itinerario spirituale che ci prepara a vivere i 40 giorni che precedono la Pasqua.
La catechesi di Benedetto XVI per la giornata del 9 marzo ha interrotto il ciclo dedicato ai santi del secolo XVII per ricordare come «oggi, segnati dall’austero simbolo delle Ceneri, entriamo nel Tempo di Quaresima, iniziando un itinerario spirituale che ci prepara a celebrare degnamente i misteri pasquali». Non si tratta, naturalmente, di semplice folklore. «La cenere benedetta imposta sul nostro capo è un segno che ci ricorda la nostra condizione di creature, ci invita alla penitenza e ad intensificare l’impegno di conversione per seguire sempre di più il Signore».
Che cos’è la Quaresima? Si tratta, ha detto il Papa, essenzialmente di un cammino di penitenza di studio e di preghiera. Tutti siamo chiamati giorno per giorno ad «accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione». In questo senso la Quaresima è un compendio di tutto il cristianesimo. In effetti, «la vita cristiana è una “via” da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire. Gesù, infatti, ci dice: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23)».
La pietà cristiana ha sempre parlato della piccola «croce di ogni giorno» che dobbiamo assumere con rassegnazione e per amore di Gesù. Il Papa invita a rileggere «una bella pagina dell’Imitazione di Cristo: “Prendi, dunque, la tua croce e segui Gesù; così entrerai nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto per te, affinché anche tu portassi la tua croce e desiderassi di essere anche tu crocifisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagno anche nella gloria” (L. 2, c. 12, n. 2)».
La Quaresima, però, dovrebbe essere anche un tempo di studio, di maggiore conoscenza del mistero del Signore. Nella Colletta della Messa della prima Domenica di Quaresima ci apprestiamo a pregare così: «O Dio nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi ai tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita». La condotta di vita presuppone la conoscenza. Questa passa anche per i libri, ma non si limita ai libri. Anzi, «è soprattutto nella Liturgia, nella partecipazione ai santi misteri, che noi siamo condotti a percorrere questo cammino con il Signore; è un metterci alla scuola di Gesù, ripercorrere gli eventi che ci hanno portato la salvezza, ma non come una semplice commemorazione, un ricordo di fatti passati».
La liturgia ha un vero valore formativo, e – per chi sappia mettersi alla sua scuola – offre un costante insegnamento, non solo teorico ma pratico. «Nelle azioni liturgiche – ha detto il Papa – Cristo si rende presente attraverso l’opera dello Spirito Santo, quegli avvenimenti salvifici diventano attuali. C’è una parola-chiave che ricorre spesso nella Liturgia per indicare questo: la parola “oggi”; ed essa va intesa in senso originario e concreto, non metaforico. Oggi Dio rivela la sua legge e a noi è dato di scegliere oggi tra il bene e il male, tra la vita e la morte (cfr Dt 30,19); oggi “il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15); oggi Cristo è morto sul Calvario ed è risuscitato dai morti; è salito al cielo e siede alla destra del Padre; oggi ci è dato lo Spirito Santo; oggi è tempo favorevole. Partecipare alla Liturgia significa allora immergere la propria vita nel mistero di Cristo, nella sua permanente presenza, percorrere un cammino in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita».
Come il Papa ha ricordato nel suo Messaggio per la Quaresima che La Bussola Quotidiana ha a suo tempo commentato, reso pubblico il 22 febbraio e richiamato in questa udienza, la Quaresima – proprio attraverso le sue liturgie – ha una stretta relazione con il Battesimo. Nel tempo di Quaresima tutti «siamo introdotti a vivere un itinerario battesimale, quasi a ripercorrere il cammino dei catecumeni, di coloro che si preparano a ricevere il Battesimo, per ravvivare in noi questo dono e per far in modo che la nostra vita recuperi le esigenze e gli impegni di questo Sacramento, che è alla base della nostra vita cristiana».
In effetti, ha aggiunto il Papa, «le Letture che ascolteremo nelle prossime domeniche e alle quali vi invito a prestare speciale attenzione, sono riprese proprio dalla tradizione antica, che accompagnava il catecumeno nella scoperta del Battesimo: sono il grande annuncio di ciò che Dio opera in questo Sacramento, una stupenda catechesi battesimale rivolta a ciascuno di noi». Riassumendo il Messaggio per la Quaresima 2011, il Papa ha richiamato le letture delle cinque domeniche che ci attendono, augurandosi che siano occasione di studio dei misteri del cammino quaresimale che è allo stesso tempo cammino battesimale.
«La Prima Domenica, chiamata Domenica della tentazione, perché presenta le tentazioni di Gesù nel deserto, ci invita a rinnovare la nostra decisione definitiva per Dio e ad affrontare con coraggio la lotta che ci attende per rimanergli fedeli». «La Seconda Domenica è detta di Abramo e della Trasfigurazione. Il Battesimo è il sacramento della fede e della figliolanza divina; come Abramo, padre dei credenti, anche noi siamo invitati a partire, ad uscire dalla nostra terra, a lasciare le sicurezze che ci siamo costruite, per riporre la nostra fiducia in Dio; la meta si intravede nella trasfigurazione di Cristo, il Figlio amato, nel quale anche noi diventiamo “figli di Dio”». La Terza Domenica «ci fa incontrare la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). Come Israele nell’Esodo, anche noi nel Battesimo abbiamo ricevuto l’acqua che salva; Gesù, come dice alla Samaritana, ha un’acqua di vita, che estingue ogni sete; e quest’acqua è il suo stesso Spirito». La Quarta Domenica «ci fa riflettere sull’esperienza del “cieco nato” (cfr Gv 9,1-41). Nel Battesimo veniamo liberati dalle tenebre del male e riceviamo la luce di Cristo per vivere da figli della luce». Infine, la Quinta Domenica «ci presenta la risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-45). Nel Battesimo noi siamo passati dalla morte alla vita e siamo resi capaci di piacere a Dio, di far morire l’uomo vecchio per vivere dello Spirito del Risorto». I catecumeni che si preparano al Battesimo ripercorrono nelle domeniche di Quaresima, ciascuna segnata da specifici gesti liturgici, proprio questo itinerario.
La Chiesa ci propone anche tre pratiche di Quaresima: il digiuno, l’elemosina e la preghiera. Il digiuno «significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Tutto questo però non è ancora la realtà piena del digiuno: è il segno esterno di una realtà interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio».
Sull’elemosina il Papa richiama le parole di san Leone Magno (390-461): «“Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di ‘misericordia’ abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima” (Discorso 6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286)».
La Quaresima, inoltre, «è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant’Agostino [354-430] dice che il digiuno e l’elemosina sono “le due ali della preghiera”, che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio. Egli afferma: “In tal modo la nostra preghiera, fatta in umiltà e carità, nel digiuno e nell’elemosina, nella temperanza e nel perdono delle offese, dando cose buone e non restituendo quelle cattive, allontanandosi dal male e facendo il bene, cerca la pace e la consegue. Con le ali di queste virtù la nostra preghiera vola sicura e più facilmente viene portata fino al cielo, dove Cristo nostra pace ci ha preceduto” (Sermone 206, 3 sulla Quaresima: PL 38,1042)».
Ma – si potrebbe chiedere – non è forse vero che bisogna pregare sempre e non solo in Quaresima? «La Chiesa – risponde il Papa – sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore». Pregare, soprattutto oggi, non è facile. La Quaresima, se sappiamo viverla in un clima di sobrietà segnato dal digiuno e dall’elemosina, può essere un tempo privilegiato per riscoprire il posto adeguato che nella nostra vita dobbiamo dare alla preghiera.