La Presentazione al Tempio secondo Fra' Angelico
Lo sguardo commosso del Beato Angelico ci ha lasciato in eredità un affresco che aiuta a contemplare questo momento luminoso e drammatico dell'infanzia di Gesù. Da vedere a Firenze, nel convento di San Marco.
Sempre seguendo il calendario liturgico, sabato 2 febbraio ricordiamo la Presentazione di Gesù al Tempio.
Tanti sono gli artisti che hanno trovato ispirazione in questo tema, ma forse lo sguardo più coinvolto e commosso è stato quello di un umile frate domenicano che è anche uno dei giganti della pittura del Quattrocento italiano: Fra’ Giovanni da Fiesole, più noto come Fra’ Angelico e poi Beato Angelico.
L’Angelico realizza a Firenze, nelle silenziose celle del convento di San Marco, i suoi più importanti capolavori: committente è Cosimo de’ Medici e le opere sono eseguite tra il 1440 e il 1445. Nella pace del chiostro Fra' Angelico trova il contesto ideale per esprimere la sua fede semplice e colta al tempo stesso, pacificante e ancora in armonia con la nuova visione dell’uomo promossa dalla cultura umanistica. Fra’ Angelico esprime con il suo talento la perfetta coesione tra ragione e fede dell’umanesimo cristiano, dove l’uomo, in armonia con la natura e il cosmo in quanto creatura divina, è protagonista della storia e dello spazio della rappresentazione.
La Presentazione al Tempio si trova nella cella 10 del corridoio Est, lato esterno; sicuramente è parte di quel gruppo di celle dipinte direttamente e completamente dal maestro, mentre una parte della decorazione del convento si deve probabilmente all’intervento di Benozzo Gozzoli.
L’affresco è stato attentamente restaurato negli anni Ottanta e ha recuperato l’originaria bellezza. Lo straniante fondo rosso che occultava una delicata ambientazione architettonica è stato rimosso e anche la figura del Bambin Gesù, che era stata ridipinta nel XIX secolo, è tornata all’originale bellezza.
Tutta la scena è sapientemente disposta in una delicata quinta architettonica: il tempio come semplice cella monastica in cui Gesù è accolto e “consacrato" dal sacerdote, davanti allo sguardo accorato e commosso di Maria e Giuseppe, che ancora una volta accettano il glorioso ma terribile destino del figlio a loro affidato. Maria, esile figurina ammantata di rosso, svetta al centro della composizione, tendendo le mani come per un’ultima carezza, fragile ma fondamentale perno della costruzione pittorica.
Due figure ammantate di nero, San Pietro Martire e la Beata Villana, restituiscono il contatto con la committenza domenicana e con la devozione cittadina, inserendo l’episodio evangelico nell’esperienza di vita dei monaci di San Marco.