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"Matrimoni" gay

La Polonia nel mirino

L’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea fa pressioni sulla Polonia affinché legittimi i "matrimoni" gay.

Gender Watch 02_05_2025

L’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in una raccomandazione, ha dichiarato che la libera circolazione dei cittadini e delle famiglie europee dovrebbe prevalere su quelle leggi nazionali che non legittimano i “matrimoni” gay. Dunque uno Stato che non accettasse le “famiglie” omosex dovrebbe almeno riconoscere quelle coppie omosessuali “sposate” all’estero che varcano i suoi confini statali. Il mancato riconoscimento «pregiudicherebbe il diritto al rispetto della vita personale e familiare», si legge nella raccomandazione.

La raccomandazione riguarda in particolar modo la Polonia, rea di non aver legittimato le “nozze” gay. Nella raccomandazione si legge che la Polonia, pur non riconoscendo queste unioni, dovrebbe perlomeno riconoscerne gli effetti civili che riguardano ad esempio l’eredità, la tassazione e la proprietà.

Ma – aggiungiamo noi – riconoscere gli effetti civili significa riconoscerne implicitamente la causa, ossia il matrimonio. Dunque facile prevedere che riconosciuti gli effetti si debba poi necessariamente riconoscere l’istituto matrimoniale, anche perché il matrimonio, dal punto di vista giuridico, è l’insieme di particolari diritti e doveri.