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BRESCIA

La Polizia usa lo shopping per sloggiare le Sentinelle

500esima veglia “rovinata” oggi a Brescia, dove sono nate tre anni fa le Sentinelle in Piedi. La Digos non ha concesso la centralissima Piazza Paolo VI e le ha spostate d'imperio in una piazza dove non passa nessuno. I motivi? Disturbano lo shopping del sabato e interferiscono con chi non è interessato o contesta. 

Vita e bioetica 08_10_2016

Quella di oggi pomeriggio per le Sentinelle in piedi di Brescia doveva essere una veglia molto speciale. 500 veglie sparse in giro per l’Italia in tre anni di vita a testimoniare un impegno a favore della vita e della famiglia. Ma a rovinare la festa questa volta non sono stati militanti di Arcigay bensì la grigia e fredda burocrazia di Stato. 

Manifestazione vietata? No, forse peggio: spostata in un’altra piazza rispetto a quella precedentemente comunicata. Lontano da occhi indiscreti e dalle vie dello struscio del sabato, che a Brescia non sappiamo come si chiami, ma l’idea è quella. 

I volontari delle Sip avevano curato tutto nei minimi particolari per la veglia numero 500 nella città dove sono nate tre anni fa e chiedendo per tempo lo spostamento della veglia da piazza della Vittoria a piazza Paolo VI, di fronte al duomo cittadino, pensavano di aver schivato anche gli eventuali rigurgiti di oltranzismo laicista. 

Invece la doccia fredda è arrivata il giorno prima dell’happening, così, tanto per cogliere di sorpresa gli organizzatori e impedire un tempestivo ricorso al prefetto. La veglia ci sarà, ma non nella centralissima piazza del Duomo, bensì in piazza del Foro che per chi non conosce Brescia è sì una bella piazza, oltre che antica, dato che vi sono i resti del foro romano dell’antica Brixia.

Solo che ci sono soltanto i resti, di commercio non c’è neanche più l’ombra dato che questo si è spostato in altre vie. Senza struscio e senza passaggio di gente le Sentinelle sono così relegate nell’anonimato più completo, chiuse nel recinto predisposto da una prescrizione della Digos cittadina. 

La disposizione del questore parla chiaro: dato che «è necessario garantire sia il diritto di manifestare che il diritto alla libera circolazione dei cittadini non interessati a tale evento». Motivazione al limite del fair play: i non interessati sono più tutelati dei promotori. Corretto? Non sembra. Provate a fare questo discorso ai partigiani dell’Anpi il 25 aprile o ai cigiellini il 1 maggio e vedete che come reagiscono… 

Ovviamente nell’intricato dispositivo questurino vengono elencate altre nobili motivazioni. Quali? «Garantire la libertà di iniziativa economica dei commercianti che esercitano le proprie attività in quelle zone peraltro nel pomeriggio di sabato generalmente dedicate al passeggio ed alle attività da svolgere nel tempo libero». E qui siamo alla seconda mazzata: la potente lobby dei commercianti più forte dell’Arcigay.

A proposito di libertà di espressione e di manifestazione. Qualcuno potrebbe pensare che i manichini dei negozi si siano dati appuntamento in piazza per un flash mob di protesta contro la sedentarietà nei luoghi di lavoro. 

Ma non è finita: oltre a tutelare i commercianti e chi se ne frega, il nobile dispositivo si ricorda anche che in queste veglie ci sono sempre delle «manifestazioni contrapposte di dissenso, peraltro sempre indette». Il che, tradotto, significa: siccome l’Arcigay, collettivi Lgbt e compagnia cantante hanno i loro diritti, meglio che andiate a scannarvi lontano dal centro. A proposito di prepotenza e senso delle proporzioni. 

Proseguiamo: nei paraggi c’è un’altra kermesse. Si chiama “Librixia” ed è una mini festa del libro che occupa il suolo pubblico non distante dalla protesta in silenzio (ma non muta!) delle Sentinelle. Sembra folle, ma è così: in pratica qualcuno in Questura deve aver pensato che, dato che le Sip leggono un libro in silenzio per protestare contro la dittatura del gender che vuole  chiudere la bocca, questo poteva creare una qualche forma di concorrenza con la fiera del libro, dove immaginiamo i libri verranno venduti, ma sicuramente non letti.

Bisogna ammettere che deve esserci qualche cosa di diabolico perché a pensarla a tavolino non sarebbe venuta così bene, come dimostra il dulcis in fundo: gli uffici della Polizia hanno pensato che, dato che le Sentinelle se ne stanno in silenzio per un’ora, questa poteva essere una forma di preghiera, così, che carini!, hanno pensato di concedere una piazza lontano dal frastuono pomeridiano del sabato. «Il tenore della manifestazione improntata al silenzio, al raccoglimento e alla preghiera».

Che premura: peccato che le Sentinelle stiano leggendo e non pregando e non risulta che valga il detto: chi legge prega due volte. Ma se anche fosse, non risulta che le Sip abbiamo mai chiesto un trattamento del genere sennò se ne sarebbero andate sull’eremo di Camaldoli a fare le veglie. Ma vallo a spiegare alla Questura.

Insomma: i nostri agenti di Stato devono aver capito che per garantire l’ordine pubblico dal pericolo di sovversivi armati di un libro, non serve mettersi in assetto antisommossa e dispiegare le transenne. Basta fare un dispositivo per allontanare il pensiero molesto. Se non puoi combatterli, anestetizzali, riducili nell’anonimato, sembra suggerirci questa significativa arroganza statale.

Compiuta la quale, lo Stato si mette il cuore in pace perché in fondo la legge è stata rispettata. Speriamo almeno che in piazza del Foro oggi venga qualche lgbt almeno a urlare due o tre vaffa. Ché, senza certi vecchi habitué non ci si diverte nemmeno.