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PER UNA NUOVA POLITICA

La politica crea opere e nasce dal senso religioso

La vitalità di un Paese si misura anche, e forse soprattutto, nella capacità della sua gente di promuovere opere, perché esse indicano la presenza, comunque, di quello che don Giussani chiama “senso religioso”. La profezia di Giussani davanti alla Dc lombarda. 

Politica 04_07_2017
Giussani all'intervento nel '75 alla Dc

L’incontro che si è tenuto il 26 giugno al Rosetum di Milano, per iniziativa dell’Associazione culturale “Esserci”, sull’intervento del Servo di Dio don Giussani tenuto trent’anni fa ad Assago davanti alla DC lombarda, ha avuto grande successo sia per la folta presenza di persone e soprattutto per come è stato illustrato un testo di somma importanza. A seguito di tale incontro, ho capito che quanto detto, con tanta intensità, da don Giussani, costituisce un vero e proprio “manifesto” per chiunque, cattolico o non, desideri assumersi coscientemente la responsabilità di un impegno culturale, sociale e politico.

Nell’ultima parte di quel discorso, don Giussani sottolinea alcuni aspetti (anche operativi) che sono fondamentali.

Dice, innanzi tutto, che l’uomo responsabile non può non “mettersi insieme”. Infatti, così si esprime: “Una cultura della responsabilità non può non partire dal senso religioso. Tale partenza porta gli uomini a mettersi insieme. E’ impossibile che la partenza dal senso religioso non spinga gli uomini a mettersi insieme”. Una sottolineatura che costituisce anche un preciso giudizio nei confronti della cultura moderna, che tende a riferirsi esclusivamente ad un uomo “solo”, totalmente individualista: in tal modo il potere lo strumentalizza meglio. Anche attraverso l’esperienza comunitaria, il cristianesimo aiuta l’uomo a non essere solo.

La conseguenza è che “l’insorgere di movimenti è segno di vivezza, di responsabilità e di cultura, rendono dinamico tutto l’assetto sociale”. Ed i movimenti, essendo impossibilitati ad essere astratti, affrontano realisticamente i bisogni che vedono intorno a sé, perché sono interessati solo al bene comune. Non li bloccano gli schemi dei politici, ma costituiscono un pungolo continuo anche per chi governa, che, infatti, tende a “normalizzarli”. I movimenti devono stare attenti a non farsi “normalizzare”, perché la loro funzione è quella di creare opere.

Le opere, infatti, “costituiscono vero apporto a una novità del tessuto e del volto sociale” e rendono dinamica la vita di un intero popolo. La vitalità di un Paese si misura anche, e forse soprattutto, nella capacità della sua gente di promuovere opere, perché esse indicano la presenza, comunque, di quello che don Giussani chiama “senso religioso”, cioè responsabilità di fronte alla vita propria e quella di tutti i fratelli uomini. In questo contesto, egli sottolinea il primato della società, inteso come “tessuto creato da rapporti dinamici tra movimenti, che creando opere e aggregazioni costituiscono ‘comunità intermedie’ e quindi esprimono la libertà della persone potenziata dalla forma associativa”. E, rivolgendosi alla DC lì presente, aggiungeva che “un partito che soffocasse, che non favorisse o non difendesse questa ricca creatività sociale contribuirebbe a creare o a mantenere uno Stato prepotente sulla società”.

Caro direttore, purtroppo questa prepotenza si sta affermando sempre di più un po’ ovunque, anche nel nostro Paese. L’arroganza di Renzi ne è una chiara testimonianza negativa. C’è anche da noi uno Stato che cerca di allungare le mani su tutto, anche su ciò che riguarda aspetti che dovrebbero rimanere nell’ambito assolutamente personale. La legge sul terzo settore, per esempio, sta per mettere una pesante cappa burocratica sulle associazioni no profit, invece di incentivarne la libertà. Esiste un progetto di legge che vuole regolamentare l’apporto degli anziani alla vita sociale, mentre i nonni già stanno contribuendo al benessere di figli e nipoti, anche senza l’intervento prepotente dello Stato. Lo Stato sta invadendo e reprimendo di fatto la libertà di educazione che deve far capo solo alla famiglia. E questo stesso Stato sceglie in modo autoritario quali desideri della gente tutelare e quali no e normalmente sui cosiddetti diritti civili aiuta norme che offendono la vita (vedasi aborto ed eutanasia).

Insomma, caro direttore, occorre imparare a memoria il discorso di don Giussani, per essere cristiani e cittadini più responsabili e più vivi.