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La pillola abortiva arriva nel dispenser automatico

Preservativi e pillole abortive in un distributore all'interno dell'Università a disposizione di tutti gli studenti. È ciò che accadrà a giorni all'Università di Yale su richiesta di alcune organizzazioni studentesche. La scusa è che una maggiore disponibilità della contraccezione diminuisce gli aborti, ma la realtà dice tutt'altro.

Vita e bioetica 16_12_2018
Distributore di contraccettivi

A breve, all’Università di Yale verrà reso disponibile un distributore di anticoncezionali, completo di preservativi e pillole abortive. In questo modo, tutti gli studenti alla ricerca della pillola del giorno dopo avranno sempre lì, belli serviti e pronti all’uso, quelli che vengono eufemisticamente chiamati «contraccettivi di emergenza». L’installazione del marchingegno, sottolinea il giornale scolastico Yale Daily News, avrà luogo nel Good Life Center del campus e sarà completata prima della pausa invernale. Resta solo qualche altro giorno di attesa, insomma.

Ed una volta attivo, il distributore – che fornirà condom, pillole abortive, lubrificanti intimi ed altri farmaci da banco 24 ore su 24, 7 giorni su 7 – determinerà una importante svolta per la vita studentesca. Questo, almeno, si augurano coloro che maggiormente si sono battuti per ottenerlo. Come Ileana Valdez, giovane rappresentante del Yale College Council la quale, in attesa che il macchinario venga installato, già si augura che prossimamente se ne possano attivare di altri di simili nel campus o comunque nelle immediate vicinanze.

Commenti di approvazione sono prevedibilmente arrivati anche da parte di Grace Cheung, colei che per prima aveva proposto l’idea di un distributore automatico come quello in via di predisposizione, che si conferma convinta della necessità di questa svolta dal momento che i rapporti non protetti nel campus si verificherebbero frequentemente ma attualmente, a suo dire, chiunque volesse procurarsi della contraccezione d’emergenza dovrebbe fare i conti con un processo scomodo e «umiliante».

La Cheung ha inoltre messo in evidenza la carenza e la lacunosità di informazioni sui «contraccettivi di emergenza» sul sito Yale Health, che dovrebbe essere in qualche modo controbilanciata dalla presenza del nuovo distributore di anticoncezionali. Tutto bene quel che finisce bene, dunque? Per nulla. Infatti pare che si prendano drammaticamente sottogamba gli effetti che potrebbe avere nel prestigioso ateneo una maggiore disponibilità di contraccettivi fra cui figura, lo si sottolinea, quella pillola del giorno dopo che, anche se alcuni si ostinano a negarlo, ha un chiaro potenziale abortivo.

Infatti, chi a Yale plaude all’installazione del nuovo distributore lo fa convinto che ad una maggiore disponibilità di «contraccettivi di emergenza» corrispondano meno aborti. Eppure c’è una mole di evidenze che suggerisce l’esatto opposto. Uno studio pubblicato nel 2011 su Contraception metteva per esempio in luce come, nell’arco di una decade, all’aumento del 63% dell’uso dei contraccettivi sia corrisposta una crescita ancora maggiore, pari addirittura al 108%, del tasso di aborto. Analogamente, secondo un’altra rilevazione, in Svezia, tra il 1995 ed il 2001, durante un periodo di facilitazione della diffusione dei contraccettivi, il tasso di aborto delle adolescenti è lievitato del 32%.

«Quali sono», si è quindi chiesto alla luce di queste ed altre evidenze il medico e bioeticista Renzo Puccetti, «le prove a sostegno del fatto che il più vasto ricorso alla contraccezione ridurrebbe il numero di aborti? La risposta della scienza è: nessuna» (Vita e morte a duello, Fede&Cultura 2014, p.80). Il sospetto fondato è però che, nella terza più antica istituzione di istruzione superiore negli Stati Uniti d'America – che ci si augura davvero non faccia scuola, almeno su questo versante -, ai fatti si preferisca l’ideologia. Del resto, non si tratterebbe di una novità.

Correva difatti il 1951 quando il giovane intellettuale conservatore William Buckley, nel suo God and Man at Yale, denunciò l’instaurarsi nel prestigioso ateneo di una dittatura culturale. «I liberal dicono di voler ascoltare altri punti di vista», osservava con spunto aforistico Buckley, «ma rimangono scioccati quando scoprono che esistono punti di vista diversi dal loro». L’entusiastica attesa, oggi, per l’inaugurazione di un distributore di preservativi e pillole del giorno, perfetto emblema di una cultura incrollabilmente liberal ed edonista, dimostra che 67 anni dopo, malgrado le apparenze, il progressismo non è cambiato di una virgola. Anzi, forse è addirittura peggiorato.