Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni da Kety a cura di Ermes Dovico
SAN GIUSEPPE

La paternità del prete

Nessuno
è così padre
come chi
genera e fa
crescere figli
per amore
al loro destino.

Cultura 17_03_2012
San Giuseppe

Ti chiamano padre. E a te viene in mente il Vangelo che dice: “E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo”. Eppure è ben chiaro che il sacerdote vive un’autentica esperienza di paternità. Il sacerdote è padre perché genera figli a Dio nel sacramento del Battesimo e li rigenera nella confessione, li nutre nell’Eucaristia, li educa attraverso il fervore di  mille iniziative e mille occasioni di presenza e di incontro messe in atto dalla Chiesa.

E’ una grazia quando una comunità cristiana ritrova il suo centro nella figura del sacerdote, e forse può accadere anche in un quartiere, in un paese di campagna come in una parrocchia di città. C’è la Chiesa, ci sono tutte le prestazioni offerte da una comunità ben strutturata, ma alla fine la gente va in cerca di un volto, domanda una parola, uno sguardo, un’attenzione particolare. Non viene solo a richiedere un documento o un’informazione, ma domanda un rapporto, attende un cenno di dialogo, spesso invoca comprensione, conforto, amicizia, accoglienza libera e gratuita, senza alcun giudizio o condanna.

Accade al sacerdote di prendersi a carico la vita delle persone, accompagnandole in vicende delicate e difficili, nella tormentosa ricerca della propria fisionomia, nella ricostruzione del proprio destino, nella ripresa di rapporti vacillanti o interrotti. Le singole persone che si riferiscono al sacerdote trovano a loro volta un nuovo motivo di rapportarsi tra di loro, perché hanno in comune lo stesso riferimento, la stessa guida e sono avviate a sperimentare una fraternità che supera il livello della carne e del sangue. “Chi sono mia madre e i miei fratelli?”, domandava Gesù; e girando lo sguardo tutt’attorno diceva: “Chi fa la volontà del Padre mio è per me fratello, sorella e madre”. Da Cristo sgorgano una paternità e una fraternità senza confine, che viene a manifestarsi in modo denso e vivo nel cerchio ristretto delle persone che più frequentano la Chiesa, la messa, gli incontri, le attività, ma si dilata continuamente proprio in forza di questo primo cerchio. attraverso le persone vicine si arriva sempre più lontano. Lo spazio si dilata, perché – rimanesse il sacerdote nella stessa parrocchia per decenni – si aprono sempre nuovi spazi umani, nella profondità insondabile del cuore delle singole persone, e nella novità di ulteriori conoscenze.

Questa paternità del sacerdote, che si nutre di libertà e germoglia nella fede, si coltiva nel rispetto e fiorisce nell’amicizia e  nella familiarità, è una pianta che non trattiene chi va a posarsi sotto la sua ombra. Il prete non è una chioccia che copre i pulcini sotto le ali. La gente non ti appartiene, così come nessun figlio appartiene ai genitori. I figli dimostrano una vera maturità quando il rapporto con il padre non diventa una dipendenza pesante, ma si esprime nella capacità di iniziativa e nell’apertura verso nuove imprese. Una paternità matura del sacerdote lancia i figli nella vita, li aiuta a spalancarsi al mondo intero, ad essere ‘universali’ secondo le dimensioni della Chiesa, Corpo di Cristo. Questo dimostra nuovamente la verità della frase del Vangelo: “Non esiste che un solo padre, Dio”.

Il breve frammento di paternità che al sacerdote, per grazia, può essere dato da vivere, è per generare figli a Dio Padre e alla Chiesa Madre. Ed è per imparare nuovamente ad essere padri proprio perché a nostra volta ci riconosciamo e viviamo come figli di Dio e figli della Chiesa. “Tam pater nemo”: Nessuno è così padre come chi genera e fa crescere i figli non per sé ma per amore al loro destino, consegnandoli al Padre che è nei cieli. Anche Papa Benedetto, l’altra domenica, in una parrocchia di Roma si commoveva di fronte alla gente che lo riconosceva come ‘papà’. Nella paternità del sacerdote, come in ogni altra paternità e maternità che abita sotto il cielo, si riflette la paternità di Dio. Non è stata questa la missione che Dio - in un modo straordinario e misterioso - ha affidato a Giuseppe di Nazaret?