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L'ASSALTO AL SINODO

La nuova “teologia dell’amore lanciata al Sinodo ombra

Si chiama “teologia dell’amore” ed è, in sostanza, un relativizzazione delle dottrina e della  morale cattolica su matrimonio, rapporti sessuali e contraccezione. L’hanno proposta alcuni teologi durante il “Sinodo ombra” di alcuni mesi fa convocato nei locali della Gregoriana, la conferenza episcopale tedesca ha pubblicato sul proprio sito istituzionale.

Ecclesia 01_08_2015
Il cardinale tedesco Reinhard Marx

Lo scorso 17 luglio, a circa due mesi dal Sinodo ombra convocato nei locali della Gregoriana, la conferenza episcopale tedesca ha pubblicato sul proprio sito istituzionale un dossier (clicca qui) che raccoglie i principali interventi di quella giornata. Tutti meno uno, quello conclusivo tenuto dal cardinale Reinhard Marx. Non sappiamo quindi cosa possa avere detto il presidente dei vescovi tedeschi, ma il tono degli altri contributi è orientato verso l'innovazione in materia di matrimonio e famiglia per stare al passo con i tempi. Ma anche questa non è una novità, visto cosa era trapelato dall'incontro “segreto” convocato a Roma dal mondo ecclesiale tedesco, svizzero e francese. L'unico giornalista italiano presente fu Marco Ansaldo di Repubblica, il quale riportò alcuni virgolettati molto chiari sul clima innovativo respirato ai lavori di quella giornata. 

Tra gli interventi spicca quello del Rev. Prof. Eberhard Schockenhof, teologo morale tedesco che insegna a Friburgo, già assistente del cardinale Kasper in quel di Tubinga, e punto di riferimento dei vescovi tedeschi nell'approccio ai temi sinodali. É particolarmente interessante perché, a partire dal titolo, si dimostra attento a una nuova forma di teologia che, in modo accattivante, egli chiama teologia dell'amore. Certamente la sua è una teologia per far bene all'amore, visto che in una intervista concessa sul web ha detto che «la Chiesa dovrebbe dare fiducia alla esperienza di vita dei propri fedeli che stanno realizzando nel modo giusto la loro vita sessuale. Ovunque ci sia fedeltà, affidabilità, assunzione di responsabilità per l'altro e l'esserci per l'altra persona nella buona e nella cattiva sorte tutto questo è moralmente importante, indipendentemente dagli atti sessuali compiuti». 

Sulle ali di questa teologia dell'amore si è espresso anche il teologo belga Alain Thommasset SJ, il quale ha notato che «l'interpretazione degli atti detti intrinsecamente cattivi» oggi è poco compresa da «molti», in quanto «trascura la dimensione biografica dell’esistenza e le condizioni specifiche di ogni percorso personale». Sul «piano soggettivo», secondo Thommasset, questa dottrina necessita di discernimento in nome di circostanze attenuanti che possono ridurre la responsabilità soggettiva. «Un disordine oggettivo, dunque, non comporta necessariamente una colpevolezza oggettiva». E da questa prospettiva parte all'attacco dell'enciclica Humanae Vitae del beato Paolo VI. «Del resto», ricorda il gesuita, «le note episcopali di nove episcopati (tra cui quella degli episcopati francese, tedesco e svizzero del 1968), sulla scia dell’Humanae Vitae, si muovono in questa direzione quando, in caso di conflitto, richiamano il giudizio della coscienza e la paternità responsabile riprendendo l’argomentazione del Concilio. Non si deve dunque restituire alla coscienza delle persone tutto il suo ruolo?» 

Il riferimento di Thommasset è alla costituzione pastorale Gaudium et Spes, anche se la stessa costituzione conciliare al n°50 indica che «nella loro linea di condotta i coniugi cristiani non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che si deve conformare alla Legge divina stessa». Ma quello che si respira in molti interventi risuonati nei locali della Gregoriana lo scorso maggio è proprio un clima di asfissia nei confronti della legge naturale. Perché, dice il gesuita francese, «le norme morali vanno sempre comprese all’interno di un processo storico che implica l’esperienza dei credenti». La pastoralità della dottrina in accordo al Vaticano II, conclude Thommasset, deve essere intesa come un processo in evoluzione: una «riflessione normativa va pensata come un processo storico in costante movimento». Adieu agli atti intrinsecamente cattivi. E allora, «anche per le persone omosessuali che vivono in una coppia stabile e fedele si potrebbe affermare un’identica attenuazione della malizia obiettiva degli atti sessuali e la responsabilità morale soggettiva potrebbe essere diminuita o eliminata. Ciò risulterebbe coerente con l’affermazione (e la testimonianza di molti cattolici) che una relazione omosessuale vissuta nella stabilità e nella fedeltà può essere un percorso di salvezza».

Non sappiamo se il cardinale Marx abbia commentato queste proposte durante l'incontro alla Gregoriana, tuttavia nell'ottobre 2014 ha dichiarato che «la prassi sessuale (delle coppie gay, nda) non può essere accettata. Ma non tutto nella loro vita è da condannare: se per 35 anni sono rimasti fedeli l'uno all'altro, se l'uno cura l'altro fino alla fine della vita, come Chiesa cosa debbo dire? Che non ha nessun valore?». Eppure San Giovanni Paolo II aveva speso un'intera enciclica, la Veritatis Splendor, per ricordare che vi sono atti denominati “intrinsice malum”, che lo sono sempre, di per sé, per il loro stesso oggetto, indipendentemente da ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze. Ma per la nova teologia dell'amore tutto evolve e sembra proprio ora di girare pagina.