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EGITTO\1

La nuova repubblica islamica de Il Cairo

Si temevano i Fratelli Musulmani, e già sarebbe stato grave; invece sono i salafiti a dare il tono del nuovo parlamento. Sognando la shari'a.

Attualità 26_01_2012
Salafiti in Egitto

«Ritornerò tra pochi giorni in un Egitto che non sarà più quello di prima, in un Egitto dove la prossima decisione del governo riguarderà la segregazione dei sessi nei locali pubblici». Così ha scritto l’intellettuale liberale egiziano Tarek Heggy, che attualmente si trova in Gran Bretagna per impegni accademici.

La delusione di Heggy è senza dubbio forte e dolorosa. Tarek, che un anno fa, a Roma, ha pubblicamente dichiarato la propria convinzione che i Fratelli Musulmani non ce l’avrebbero fatta, che non avrebbero ottenuto più del 14%, che i liberali come lui stavano lavorando alacremente per combattere l’estremismo islamico, sarà costretto a un profondo esame di coscienza, ma soprattutto vedrà sempre più limitata la propria libertà di espressione.

I risultati finali del processo elettorale hanno purtroppo dato un risultato ben lontano dall’auspicato 14% di Heggy. Il Partito della Libertà e della Giustizia, ovvero la formazione dei Fratelli Musulmani, ha ottenuto il 47,18% dei voti e il partito salafita al-Nur il 24,99%; il che, tradotto in seggi, significa che di 498 seggi parlamentari ben 235 sono andati ai Fratelli Musulmani e 121 ai salafiti. Ovverosia, una schiacciante maggioranza "islamista" e sottolineo "islamista", aggettivo ben diverso da "musulmano" che contraddistingue l’adepto dell’islam politico dal musulmano credente che vive la fede nel proprio intimo. Tra tutte le percentuali una colpisce ed è indicativa: solo l’1% è costituito da donne, la metà rispetto al precedente parlamento.

La prima seduta dell’Assemblea del popolo, ovvero la Camera dei deputati egiziana, credo possa fungere da paradigma sul triste futuro dell’Egitto. Presidente dell’Assemblea è stato nominato con 399 voti, ovvero più della somma dei seggi di Fratelli Musulmani e salafiti, Saad al-Katatni, ex segretario generale del Partito della Libertà e della Giustizia ed ex membro del direttivo dei Fratelli Musulmani, mentre vicepresidente è stato nominato con 87 voti Essam Sultan, leader del partito al-Wasat, che è stato eletto nelle liste del partito al-Nur. Come da copione, le due cariche più importanti in senso all’Assemblea sono in mano agli islamisti.

Ma altri due fatti significativi hanno segnato la prima seduta del nuovo governo. Durante la cerimonia del giuramento che ciascun deputato ha dovuto pronunciare innanzi all’Assemblea, Issam Mamduh, avvocato del gruppo estremista della Gamaat al-islamiyya, al termine del testo di rito, in cui si giura in nome di Dio di restare fedeli alla patria e di salvaguardare il benessere della nazione, ha aggiunto la frase "non farò nulla che contravverrà la legge di Dio". A volere ribadire la propria fedeltà alla sharia. Tra la confusione generale il membro più anziano dell’Assemblea Mahmud Saqqa, che stava presiedendo, lo ha invitato a ripetere il giuramento rassicurandolo che l’articolo 2 della costituzione che sancisce che la sharia è la fonte principale della legge avrebbe salvaguardato l’islamicità del paese e della legiferazione. Non pago, Mamduh ha ripetuto il giuramento e l’aggiunta finale.

L’altro evento è stato l’abbandono dell’aula da parte dei salafiti e di altri deputati all’ora della preghiera del mezzogiorno, provocando la sospensione dei lavori.
È evidente che l’articolo 2 della Costituzione che volutamente non è stato citato tra quelli da riformare in occasione del referendum costituzionale, non viene percepito dai salafiti come una garanzia sufficiente. Quindi sta sognando, si sta tristemente illudendo chiunque pensi che l’Egitto si avvii verso una democrazia, in cui tutti i cittadini saranno rispettati e godranno di pari diritti e doveri. È inutile pensare che un processo elettorale abbia come risultato una democrazia nel vero senso della parola, quando al potere si trovano gli islamisti, che tutto sono fuorché moderati. Come ho già avuto modo di affermare i salafiti e i Fratelli musulmani sono due facce della stessa medaglia: i salafiti saranno il pugno di ferro avvolto dal guanto di velluto dei Fratelli musulmani, che lasceranno fare il lavoro sporco alle barbe lunghe, mentre loro agiranno dietro le loro barbe incolte.

Mentre la prima seduta si svolgeva le proteste agitavano le strade. E quando Randa Ali,  giornalista dell’edizione online del quotidiano egiziano Al Ahram, ha rivolto una domanda a simpatizzante del partito al-Nur si è sentita rispondere: «Mettiti il velo integrale, prima di parlarmi!».
Questo è l’Egitto frutto della cosiddetta "primavera" araba, un Egitto dove una donna non si sentirà più al sicuro se non si adeguerà almeno al velo, un Egitto dove chiunque non appartenga e non dimostri pubblicamente di essere musulmano sarà guardato con sospetto, dove dubito che si potrà indossare una croce al collo senza correre il rischio di essere per lo meno attaccati verbalmente. Negli ultimi anni dell’era Mubarak tutto questo era nell’aria, ma paradossalmente protetto dalla dittatura, ma ora gli islamisti sono al potere e nessuno si illuda che faranno sconti a qualcuno, primi fra tutti ai laici come Tarek Heggy che non si sentiranno più a casa nella propria "casa".