La nuova fertilità degli algoritmi
L’ultima frontiera della fecondazione artificiale: l’uso dell’IA per selezionare gli spermatozoi. L’essere umano è sempre più trattato come “cosa”.
L’associazione “Generazione voglio vivere” (vedi QUI) ha rivelato un caso inquietante che è bene non passi inosservato. Negli Stati Uniti, una coppia è riuscita a ottenere una gravidanza grazie a un sistema di intelligenza artificiale e robotica. Lo studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, è stato realizzato presso il Columbia University Fertility Center di New York.
Il sistema si chiama STAR (Sperm Tracking and Recovery) ed è una tecnologia capace di scansionare milioni di immagini di un campione di sperma in pochi minuti, individuando anche gli spermatozoi apparentemente “invisibili” all’occhio umano. L’algoritmo “decide” quali spermatozoi sono vitali e degni di essere utilizzati. Il resto viene scartato! Nel caso specifico, il sistema ha analizzato oltre 2,5 milioni di immagini in circa due ore, identificando solo sette spermatozoi, di cui due mobili. Questi sono stati iniettati in due ovociti maturi e hanno generato altrettanti embrioni, poi trasferiti nell’utero della donna.
Questo nuovo esperimento aggiunge qualcosa di assolutamente nuovo alla manipolazione della vita e della procreazione come finora l’abbiamo conosciuta. Rimangono tutti i divieti morali, dalla distruzione di embrioni umani al carattere disumano della procreazione in laboratorio, ai quali ora si aggiunge l’uso dell’intelligenza artificiale, la quale, tramite algoritmi sofisticati, sceglie come “costruire” il nuovo concepito. Il fatto che costui possa poi essere abortito fa pensare ad una contraddizione: tanto impegno per “produrlo” al meglio e poi altrettanto impegno per ucciderlo? Ma la contraddizione non c’è perché il concepito è inteso come “cosa” o “prodotto” che, così come viene assemblato artificialmente, altrettanto artificialmente può essere smembrato.
Stefano Fontana

