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Grammatica gender

La neolingua del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo impone un nuovo glossario per chi vi lavora: non «padre e madre», ma «genitori», non «matrimoni gay» ma «matrimoni egualitari», non «diritti dei gay», ma «trattamento equo».

Gender Watch 18_03_2021

L'unità Uguaglianza, inclusione e diversità facente capo alla Direzione generale per il personale del Parlamento europeo ha predisposto un nuovo glossario per tutte le persone che lì lavorano al fine di «comunicare correttamente su questioni riguardanti la disabilità, le persone LGBTI+, la razza, l'etnia e la religione».

Alcuni esempi: vietato «gay, omosessuali e lesbiche», sì invece a «persone gay, persone omosessuali, persone lesbiche». Variazione che ci trova d’accordo perché mette l’accento sulla persona più che sul suo orientamento. Ma poi ci sono le note stonate. Al posto di «matrimonio gay» occorre usare «matrimonio egualitario» (la parola «matrimonio» non dovrebbe comunque essere usata). Via «diritti dei gay e degli omosessuali», meglio «trattamento equo, paritario». Da preferire poi «sesso assegnato alla nascita» al «sesso biologico». In soffitta inoltre «cambio di sesso» e porte aperte a «transizione di genere». Infine occorre eliminare «padre e madre» per far posto a «genitori».

Il linguisticamente corretto è così corretto che nemmeno tutte le persone gay e trans lo usano. Un bel paradosso.