Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni Evangelista a cura di Ermes Dovico
La vita di Gesù nell’arte/3

La Natività, Marconi e un pittore di nome Christus

Tra i più interessanti dipinti sulla nascita di Gesù vi è quello di Petrus Christus, membro della “seconda generazione” della pittura fiamminga. Oggetto di una transazione eccezionale, fu il primo quadro della storia la cui fotografia venne trasmessa via cavo Marconi dall’Inghilterra all’America.
- LA RICETTA: ASPARAGI ALLA FIAMMINGA

Cultura 28_12_2021 English Español

Nella schiera dei più interessanti dipinti sulla Natività di Gesù, uno in particolare ha attirato l’attenzione di chi scrive, proprio per la singolarità della sua storia. Iniziamo dall’autore: è il fiammingo Petrus Christus, nato a Baarle-Hertog nel 1410 circa e morto a Bruges nel 1475 circa. Appartenne alla cosiddetta “seconda generazione” della pittura fiamminga, dopo la prima dei fondatori Jan van Eyck, Rogier van der Weyden e Robert Campin.

La biografia di Petrus Christus è alquanto approssimativa: lo si può dedurre già dall’imprecisione delle date di nascita e morte e anche le notizie sulla sua vita sono scarse. Non si conosce neanche quale fosse il suo vero nome (quello di Petrus Christus è stato dedotto dalla sua firma, “Petr. XPI”). Anche il catalogo delle sue opere è molto incerto ed è frutto di molto lavoro di ricerca e di deduzione: è stato ricostruito in base agli otto dipinti pervenutici, datati tra 1446 e il 1457, che recano la sua firma. In totale il catalogo contiene 40 pezzi, fra i quali c’è una straordinaria “Madonna che allatta il Bambino”: le opere che mostrano la Vergine nell'atto di nutrire al seno il Figlio sono davvero rarissime.

Le prime tracce documentali sull’artista sono reperibili nell’anagrafe della città di Bruges, dove leggiamo che l’artista e la moglie hanno acquisito la cittadinanza di quella città il 7 luglio 1444. Nei documenti storici del casato dei conti d’Estampes è menzionato il contratto che lega l’artista a questa grande famiglia nel 1454. Nel 1458 Petrus Christus risultava iscritto alla Confraternita della Madonna dell’Albero Secco, una delle più prestigiose associazioni del tempo, che contava tra i suoi membri anche i duchi di Borgogna e i banchieri italiani attivi a Bruges: Arnolfini (quelli ritratti da Jan van Eyck nel 1434, vedi foto) e Portinari. D'altronde, Petrus Christus viene ritenuto l'erede spirituale di Jan van Eyck, del quale molto probabilmente è stato allievo: domina con la stessa maestria l’arte dello spazio, del volume e dell’ambiente (anche se la sua maniera denuncia l'influenza di altri grandi artisti fiamminghi del suo tempo: Dirk Bouts, Robert Campin e Rogier van der Weyden).

Un’interessante ipotesi lo vuole autore del completamento di una Madonna di van Eyck lasciata incompiuta con la morte di quest'ultimo, oggi alla Frick Collection di New York: ma non abbiamo trovato documenti che corroborino questa supposizione. I legami di Christus con l’Italia erano molteplici, visto che aveva clienti italiani (soprattutto toscani) importanti. Dopo il 1450 i suoi dipinti assunsero un tono monumentale, ispirato alle grandi opere di van der Weyden. Diventò il pittore civico della città di Bruges e in questo ruolo eseguì anche numerose opere effimere, come apparati cerimoniali e decorazioni varie, come quelle per il matrimonio tra Carlo il Temerario e Margherita di York (1468).

La Natività è l’ultimo dipinto che l’artista esegue prima del passaggio a questa nuova fase artistica ed è una delle opere più complesse e importanti di Christus. È un dipinto ad olio su pannello di legno che misura 127,6 cm × 94,9 cm: è insolitamente grande per un dipinto a pannello singolo dei Paesi Bassi nel XV secolo. Il dipinto è oggi alla National Gallery of Art di Washington, alla quale è stato donato dal finanziere-filantropo Andrew Mellon (1855-1937) di Pittsburgh alla metà degli anni Trenta. Era uno dei 126 dipinti della sua collezione personale, donati appunto alla galleria, e venne esposto all’inaugurazione del museo nel marzo del 1941, quattro anni dopo la sua morte.

Le ricerche documentali ci hanno fatto scoprire che il dipinto era appartenuto alla signora O. Yturbe di Madrid, che lo vendette nel 1930 a Franz M. Zatzenstein, fondatore della Matthiesen Gallery di Berlino. I fratelli Duveen, meno colpiti dal crollo del mercato azionario del 1929 rispetto ad altri rivenditori, pagarono a Zatzenstein 30.000 sterline, in contanti, per il dipinto e lo vendettero immediatamente a Mellon per una somma molto maggiore.

E qui la storia si intreccia nuovamente con l'Italia. Un commerciante di solito, per vendere un dipinto ad un acquirente americano, ci metteva diversi mesi: doveva prima mandare le fotografie del dipinto tramite una nave transatlantica e poi attendere una risposta. La transazione per la Natività fu eccezionale perché si trattò del primo dipinto della storia la cui fotografia venne trasmessa via cavo Marconi dall’Inghilterra all’America. Per evitare le tasse di esportazione dovute se il dipinto fosse stato spedito direttamente a New York, i Duveen presero una strada tortuosa: da Madrid alla Germania, poi a Parigi e in America. Nel 1936 fu acquisito dalla AW Mellon Educational and Charitable Trust e donato alla National Gallery un anno dopo.

Date le sue dimensioni, il pannello era probabilmente destinato a stare da solo, ma potrebbe essere stato concepito come l’ala di una pala d’altare o parte di un trittico. Non sappiamo chi abbia commissionato l’opera o come sia arrivata in possesso di un proprietario spagnolo. Almeno la metà dei noti patroni di Christus erano italiani o spagnoli, e spesso l’artista modificava il suo stile per soddisfare il loro gusto. Almeno otto dei suoi dipinti provengono, infatti, dall'Italia o dalla Spagna, dando credito alla speculazione di aver trascorso del tempo in entrambi in Paesi. Tuttavia, l'esistenza del fiorente mercato di esportazione nella prima pittura a pannelli dei Paesi Bassi suggerisce allo stesso modo che avrebbe potuto essere dipinto a Bruges e trasportato a sud in un successivo momento.

I personaggi raffigurati nel dipinto sono molto interessanti. L’uno di fronte all’altro, Maria e Giuseppe sono raffigurati come borghesi della città di Bruges, vestiti con abiti semplici, entrambi in una contemplazione pacifica e dolce degli eventi. I personaggi sullo sfondo sono impegnati in conversazioni e sembrano non interessarsi agli eventi. Il Bambino, simile ad una bambola, è adagiato sull’orlo della veste di Maria, che lo guarda con tenerezza. Sullo sfondo appare, dietro una verde vallata e davanti a una catena montuosa azzurra, un paese in un paesaggio disseminato di colline; sembra contemporaneo al dipinto, ad eccezione delle cupole che simboleggiano Gerusalemme e quindi prefigurano la Passione di Cristo. Passione che il Figlio di Dio ha sofferto per tutti noi.