SCHEGGE DI VANGELO
La mano di Gesù
Come il lebbroso, anche noi possiamo avvicinarci a Gesù e lo possiamo supplicare per essere abbracciati e salvati.
Vangelo
11_02_2012
Sesta domenica durante l'anno B
“Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva:
«Se vuoi, puoi purificarmi!».
Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse:
«Lo voglio, sii purificato!».
E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
«Se vuoi, puoi purificarmi!».
Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse:
«Lo voglio, sii purificato!».
E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
(Mc 1,40-45)
La mano di Gesù tocca il lebbroso: “Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»”. Una tenerezza, una arrendevolezza, una vicinanza, tanto che pare di vederlo questo Gesù che si china a toccare e sollevare il lebbroso.
E’ il primo anticipo di ogni ‘bacio al lebbroso’ che la storia successiva continua a raccontare, è la via aperta perché qualcuno arrivi a chinarsi sull’altro e a sollevarlo, come San Francesco, Madre Teresa, Padre Damiano, Roul Follereau e tutti coloro che curano e abbracciano i fratelli, fino a Padre Aldo Trento del Paraguay. Questo Gesù è tutto da guardare; il suo gesto non solo è una novità impossibile da immaginare per il suo tempo, ma rimane una novità anche per noi.
Come il lebbroso, anche noi possiamo avvicinarci a Gesù e lo possiamo supplicare per essere abbracciati e salvati: noi nelle nostre brutture e cattiverie; noi che non sopportiamo nemmeno noi stessi e ci vogliamo diversi nell’aspetto fisico e nella condizione sociale ed economica mentre non riusciamo a renderci diversi nel cuore e nelle azioni. A nostra volta, con la grazia di Gesù anche noi possiamo guardare, come lui guarda, tutti coloro che noi stessi trattiamo come lebbrosi: il vicino di casa inavvicinabile, il collega impossibile, il superiore scostante, lo straniero importuno e anche il familiare – moglie o marito, o figlio – insopportabile. L’altro non è più estraneo o nemico, ma vicino e fratello.
Gesù rende leggero il cuore e risana la pelle, rende umano il nostro atteggiamento. Ogni mattina possiamo uscire di casa come persone che sanno di essere volute e amate e quindi possono sempre ricominciare a sperare e ad amare. Spesso, al di là di parole o di azioni straordinarie, basta una presenza amica. Gesù, nostro contemporaneo, rinnova il miracolo della sua presenza che risana e riconcilia.
E’ il primo anticipo di ogni ‘bacio al lebbroso’ che la storia successiva continua a raccontare, è la via aperta perché qualcuno arrivi a chinarsi sull’altro e a sollevarlo, come San Francesco, Madre Teresa, Padre Damiano, Roul Follereau e tutti coloro che curano e abbracciano i fratelli, fino a Padre Aldo Trento del Paraguay. Questo Gesù è tutto da guardare; il suo gesto non solo è una novità impossibile da immaginare per il suo tempo, ma rimane una novità anche per noi.
Come il lebbroso, anche noi possiamo avvicinarci a Gesù e lo possiamo supplicare per essere abbracciati e salvati: noi nelle nostre brutture e cattiverie; noi che non sopportiamo nemmeno noi stessi e ci vogliamo diversi nell’aspetto fisico e nella condizione sociale ed economica mentre non riusciamo a renderci diversi nel cuore e nelle azioni. A nostra volta, con la grazia di Gesù anche noi possiamo guardare, come lui guarda, tutti coloro che noi stessi trattiamo come lebbrosi: il vicino di casa inavvicinabile, il collega impossibile, il superiore scostante, lo straniero importuno e anche il familiare – moglie o marito, o figlio – insopportabile. L’altro non è più estraneo o nemico, ma vicino e fratello.
Gesù rende leggero il cuore e risana la pelle, rende umano il nostro atteggiamento. Ogni mattina possiamo uscire di casa come persone che sanno di essere volute e amate e quindi possono sempre ricominciare a sperare e ad amare. Spesso, al di là di parole o di azioni straordinarie, basta una presenza amica. Gesù, nostro contemporaneo, rinnova il miracolo della sua presenza che risana e riconcilia.