La Madonna pianse e dal postribolo nacque il santuario
Sulla facciata della casa di tolleranza, nella contrada dei Lomellini a Lodi, era affrescata un’immagine della Madonna che un giorno di autunno del 1487 cominciò a lacrimare chiedendo di abbattere l’infimo edificio per costruire una chiesa a lei intitolata. E così il 28 maggio 1488 fu posta la prima pietra della tempio mariano.
La già contrada dei Lomellini, in quel di Lodi, era, una volta, quartiere malfamato, con tanto di postribolo, scenario di quotidiane risse tra i frequentatori del posto. Sulla facciata della casa di tolleranza era affrescata un’immagine della Madonna che un giorno di autunno del 1487 cominciò a lacrimare chiedendo di abbattere l’infimo edificio per costruire una chiesa a lei intitolata. E così il 28 maggio 1488 fu posta la prima pietra del Tempio definito civico perché costruito grazie alla volontà e alle donazioni del popolo, delle confraternite nobiliari e borghesi, e all’intervento di quel grande mecenate di iniziative culturali che fu, all’epoca, il vescovo Carlo Pallavicino.
L’incarico fu affidato, dapprima, a Giovanni Battagio, allievo del celebre architetto Donato Bramante. Gli ingegneri Giangiacomo Dolcebuono e Lazzaro Palazzi, a lui subentrati nella direzione dei lavori, nel 1493 ne portarono a termine il disegno progettuale. Solo una decina di anni più tardi venne eretto il campanile, disomogeneo, nel complesso, rispetto alla struttura quattrocentesca.
La pianta centrale, che di lì a poco ampia diffusione avrebbe avuto in Italia settentrionale, fu prescelta quale strumento formale ed estetico che più di ogni altro richiamasse alla contemplazione del divino. Non solo: esso celebra la Verginità, essendo stato anticamente utilizzato per il culto delle dee Diana e Vesta, entrambe vergini. All’esterno l’edificio si presenta, dunque, come un poligono a otto facce, aperte da finestre e sormontate da balaustra. L’interno è, invece, un tripudio di decorazioni. La volta della cupola, un tempo tempestata di stelle d’oro su fondo blu, oggi perdute, è rivestita da affreschi ottocenteschi che narrano i Trionfi dei Santi lodigiani. Dorate sono anche le colonnine delle bifore che si aprono nel sottostante matroneo.
Verso la fine del Seicento si decise di costruire un nuovo coro. Carlo Fontana, già attivo presso la corte papale romana, sfondo un lato dell’ ottagono creando un ambiente più profondo, poi dipinto interamente dal Legnanino e da Andrea Lanzani. Sugli altri sette lati del poligono si aprono cappelle trapezoidali che conservano importanti opere d’ arte e dipinti, tra cui quattro tele del Bergognone, nella cappella di San Paolo, raffiguranti l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio e la Visitazione. Quest’ultima scena e ambientata nella chiesa di Lodi, che ci appare, dunque, come realmente era alla fine del XV secolo.
Della decorazione originaria restano le grandi teste in terracotta che sbucano dai pennacchi degli arconi d’ingresso ad ogni cappella, attribuite ad Agostino de Fondulis e, naturalmente, la miracolosa effigie della Vergine col Bambino, origine di questo meraviglioso tempio, ora pala dell’altare maggiore.