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EDITORIALE

La Luiss ha paura della Miriano Adesso chieda scusa

Revocato all'ultimo momento l'invito alla giornalista per un incontro nella prestigiosa Università. Causa: è accusata di omofobia, solo per aver scritto libri che testimoniano la bellezza della famiglia naturale. Uno scandalo inaudito.

Editoriali 07_05_2014
Costanza Miriano

La Università Luiss

I libri di Costanza Miriano hanno superato le centomila copie in Italia e fanno il giro del mondo, tradotti in molte lingue: confortano e divertono, scritti da una giovane sposa e madre che, senza moralismi o supponenza, racconta una vita quotidiana spesa fra quattro figli, un marito, due lavori e tanto gioioso apostolato. Se non vivessimo in un mondo capovolto, quei libri andrebbero adottati nelle scuole per dare ai più giovani una boccata di speranza e di apertura alla vita, perché narrano quant’è bello l’amore fra un uomo e una donna e l’amore di costoro per le loro creature. Invece viviamo nel mondo che il nostro egoismo ci ha meritato, e per questo nei licei, col plauso del ministro dell’Istruzione, circolano libri come quello di Melania Mazzucco, mentre Costanza Miriano viene ostracizzata. E se per sbaglio qualcuno osa invitarla, fuori dall’orario delle lezioni, in una Università italiana, scatta l’allarme e le viene impedito andarci.

L’ultimo episodio di censura è targato Luiss. I fatti: a fine febbraio un gruppo di studenti del prestigioso ateneo romano invitano Costanza a parlare da loro di famiglia e secolarizzazione, prospettando come date possibili fra il 5 e l’8 maggio. L’invito viene accolto e si concorda per il pomeriggio di ieri, 6 maggio: nell’incontro viene coinvolto pure monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’appuntamento è pubblicizzato sul sito della Luiss col pdf che pubblichiamo sopra.

Fino a pochi giorni prima gli organizzatori confermano il convegno ai relatori, esortandoli a diffondere la notizia nei loro circuiti. Nel pomeriggio del 5 il contrordine: Miriano riceve una mail di scuse con la quale si comunica “un problema organizzativo e uno interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche” (sic); per questo niente convegno. “Un problema organizzativo” appena un giorno prima di un incontro programmato da due mesi? Se vi è un “problema organizzativo”, che c’entrano “gli equilibri delle diverse associazioni studentesche”? E se il problema è solo “organizzativo”, come può capitare, ci si accorda per una nuova data; qui invece c’è più una soppressione senza rinvio.  

Che cosa è successo realmente? Luiss Arcobaleno, associazione di studenti la cui ragion d’essere – cito dall’elenco delle associazioni giovanili facenti capo alla Luiss – è quello di “promuovere la lotta contro l’omofobia e le discriminazioni sessuali”, ha posto il veto su Costanza. Ne è seguita una discussione interna, durante la quale vi è stato chi ha proposto di confermare mons. Paglia e di tenere fuori Miriano; vi è stato chi si è reso conto, a fronte di un invito già formulato, del non senso di revocarlo solo a uno; e vi è stato chi ha criticato coloro che hanno invitato la scrittrice, perché così avrebbero rinnegato una storia interna alla Luiss di lotta alle discriminazioni. Risultato finale: non se ne fa nulla, l’annuncio dell’incontro scompare dal sito dell’università e l’appuntamento viene annullato. 

Volendo chiamare le cose col loro nome, è l’ennesimo episodio di censura famigliofobica: segue, in Italia, la revoca dell’invito rivolto al vicepresidente dei Giuristi cattolici Giancarlo Cerrelli a parlare di omosessualità a una trasmissione della Rai e lo svolgimento di tanti talk show delle reti pubbliche e private nei quali si ascolta una sola voce. E si affianca a ciò che da tempo accade in Nazioni “civili” come la Francia – persone malmenate e arrestate perché con indosso la felpa della Manif pour tous –, come il Canada – studenti di un ateneo religioso impediti a diventare avvocati perché educati a riconoscere il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna –, come l’Irlanda, con la vicenda della Legione di Maria: tutte storie raccontate nel dettaglio su questa testata.  

La particolarità del caso Luiss-Miriano è che Costanza non ha mai pronunciato o scritto una sola parola contro le persone omosessuali: ma il solo fatto di parlare della vita della famiglia fondata sul matrimonio fra marito e moglie la rende responsabile di implicita omofobia.

Per certi aspetti è un passo in avanti, specie se affiancato a esperienze didattiche come quella del liceo Giulio Cesare: se fra gli studenti ha diritto di cittadinanza, con descrizioni di dettaglio, qualsiasi tipo di rapporto sessuale fra persone omosessuali, va coerentemente bandita la narrazione di ciò che accade a persone di sesso diverso che si impegnano a vivere insieme. Accade non soltanto nelle scuole statali, bensì pure in una università non statale, che pure si dice “libera”.

Accade senza che il ministro dell’Università pronunci sillaba, mentre si è espressa a favore di quanto accaduto poco prima nel liceo romano. I responsabili della Luiss, se mai leggessero queste righe, non si sprechino in smentite, diffide o ricostruzioni alternative: quanto finora sintetizzato è tutto documentato. L’incontro è stato deciso per tempo, il pdf che lo pubblicizzava è andato sul sito della Luiss, con il logo dell’università e con la precisazione che l’evento era autorizzato dalla stessa; d’altronde, era fissato nell’Aula magna di via Parenzo, che mai sarebbe stata concessa senza un consenso esplicito e risalente nel tempo.

La Luiss è un ateneo di prestigio, con meritata fama di serietà di studi e di prospettive professionali per chi la frequenta con profitto. Può capitare a tutti di esagerare; lo ha ammesso qualche settimana fa perfino il responsabile dell’Unar. Non è necessario che faccia autocritica; è sufficiente che, senza perdersi in precisazioni burocraticistiche, concordi a brevissimo un nuovo appuntamento pubblico con Miriano. E magari accolga Costanza nell’Aula magna di via Parenzo con un bel mazzo di fiori di riparazione: per una donna non sarebbe discriminatorio.