Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

FATIMA

La lotta della Chiesa contro Satana

Papa Francesco nomina il Diavolo in continuazione. Un libro di Padre Giacobbe Elia, il primo esorcista incaricato dalla Diocesi di Roma, ricorda la realtà delle apparizioni di Fatima e della visione dell'Inferno che fu mostrata ai veggenti. 

Ecclesia 02_11_2013
Inferno

Scriveva il teologo Inos Biffi sull’Osservatore Romano del 4 maggio scorso, a proposito dello stupore di molti sulle continue citazioni che Papa Francesco fa del Diavolo: “la responsabilità va addebitata all’assenza nella predicazione e nella catechesi della verità relativa al Demonio”. Resta sullo sfondo, anche – e lo diciamo con tutto il rispetto possibile, sperando che lo stesso Papa intervenga presto sul tema - il fatto che molti Vescovi siano restii a nominare nella propria Diocesi un Sacerdote per svolgere il Ministero dell'Esorcistato. Dice il numero 1172 del Codice di Diritto Canonico: “Nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ne ha ottenuto dall'Ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza. L'Ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d'integrità di vita.

Un bel libro di Padre Giacobbe Elia, il primo esorcista incaricato della Diocesi di Roma, discepolo di Padre Candidino Amantini, intitolato “Il segreto di Fatima, salvati da una profezia” - che racconta con grande competenza teologica la realtà di quelle apparizioni - tratta proprio questo punto e lo fa prendendo le mosse da quel che avvenne il 13 luglio 1917, quando la Madonna, dopo aver detto ai tre bambini di volere la loro preghiera nella forma del rosario “per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra”, li invita a sacrificarsi per i peccatori e squarcia la terra per mostrare loro l’inferno. Immersi in quel fuoco, scriverà Suor Lucia, si trovavano i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti in forma umana, che fluttuavano nell’incendio sollevato dalle fiamme che si sprigionavano da loro stesse come nuvole di fumo e cadenti da ogni lato, simili a scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che suscitavano orrore e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per le loro forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come dei carboni roventi. Spaventati, e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: “Avete visto l’Inferno, dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se gli uomini faranno quello che io vi dico, molti si salveranno e avranno pace”.

Padre Giacobbe fa una prima considerazione: “Mentre gli uominidi Chiesa, a iniziare da molti vescovi, hanno paura di parlare dell’Inferno, quasi fosse uno scandalo, una realtà da bisbigliare in ambienti chiusi frequentati da vecchi maleducati, la Madre di Dio lo mostra agli occhi della carne di tre bambini timorosi e ingenui”. Dirà Lucia a Padre Agostino Fuentes - postulatore della causa di beatificazione - il 26 dicembre 1957: “L’altra cosa che ha santificato i miei cugini fu la visione dell’Inferno”. Aggiunge Padre Giacobbe: “La caduta di tensione escatologica ha riflessi anzitutto nell’ascesi, quindi nella predicazione e nella lotta che impegna la Chiesa (e Lei sola!) contro il Diavolo fino alla consumazione dei secoli. Soltanto alla Chiesa, infatti, Cristo, il Figlio unigenito e onnipotente di Dio, ha dato l’ordine e il potere di cacciare i demoni, disattendendo il quale Ella consegna gli uomini alla perversione dell’idolatria e ai maghi, sacerdoti di un dio falso e crudele, secondo l’attestazione stessa della Scrittura: ‘Gli dei delle nazioni sono demoni’(Sal. 96,5)”.

Nella sua prima omelia da Pontefice, celebrata nella Cappella Sistina all’indomani dell’elezione, Papa Francesco disse: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del demonio” e il 4 maggio, durante la messa mattutina a Santa Marta, parlò “dell'odio del Principe di questo mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù”. Anche la decisione del Papa di dedicare il suo Pontificato alla Madonna di Fatima rafforza i suoi costanti richiami al diavolo, perché - come ricorda Padre Giacobbe nel suo libro – “La Vergine ha mostrato l’Inferno ai piccoli veggenti per ricordare alla Chiesa il suo dovere di opporsi oggi, come in passato, alla fallace pretesa umana di potersi salvare con le proprie forze, stimolando negli uomini la continua memoria del loro implacabile nemico e del loro misericordiosissimo Signore”. Nel suo libro, Padre Giacobbe lancia un avvertimento: “Ci piaccia o no, fino all’ultimo respiro siamo noi la preda contesa e il campo di battaglia, dove Cristo e Satana si affrontano per averci. Ma è la nostra libertà l’arbitro di questa lotta titanica, è la nostra libertà a consegnarci all’uno o all’altro contendente. ‘Lo scandalo dell’universo - ammoniva Georges Bernanos - non è la sofferenza, ma la libertà’”.

Per questo, la Chiesa non può che aiutare i suoi fedeli ad affrontare Satana e “I pastori della Chiesa - osserva Padre Giacobbe, che descrive il diavolo, lui che lo conosce bene, una creatura orribile, che non ha dignità, menzognera, spregevole e spietato vigliacco - peccano perciò mortalmente, se abbandonano gli uomini nella loro lotta contro Satana. Qualunque giustificazione un pastore invoca alla sua negligenza maschera di fronte agli uomini il suo tradimento di Dio, perché lasciando solo nel suo impotente dolore chi è tormentato da Satana lo consegna alla disperazione, rivelandosi così crudele verso gli uomini e ingrato verso Dio. Dio ha mandato a noi la Donna vestita di sole con trepidazione perché ci sostenesse nella battaglia contro il Male, ma ha condizionato il suo aiuto alla nostra libera e fattiva accettazione e collaborazione”.