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LA PAROLA DEL PAPA

La libertà religiosa a rischio anche in Europa

Il pontefice spiega come la secolarizzazione ha contagiato anche le istituzioni di molti Stati europei.
- Il tribunale della Chiesa

Attualità 04_02_2011
Il Papa

L'incontro di Benedetto XVI ieri con il nuovo ambasciatore dell'Austria presso la Santa Sede è stato occasione di un nuovo discorso molto significativo del Papa sulla libertà religiosa, il tema cui ha voluto dedicare specialmente questo anno 2011.

L'Austria, tra l'altro, è il Paese dove ha sede l'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, di cui il sottoscritto è Rappresentante per la lotta alla discriminazione e all'intolleranza contro i cristiani. Nelle riunioni dell'Osce si suole talora parlare di problemi a Est di Vienna e a Ovest di Vienna. A Est di Vienna non c'è dubbio che la libertà religiosa, specialmente dei cristiani, sia in pericolo.

Mentre l'Osce ha appunto un Rappresentante il cui mandato menziona specificamente - anche se non esclusivamente - la lotta all'intolleranza e alla discriminazione contro i cristiani, recentemente l'Unione Europea si è mostrata reticente di fronte alla prospettiva anche soltanto di menzionare i cristiani in un documento sulle violenze religiose in Africa e in Asia.

Il Papa loda la posizione del governo austriaco, che in sede europea ha appoggiato le proposte formulate per primo dal governo italiano per una condanna esplicita della persecuzione dei cristiani e perché «anche il nuovo servizio europeo per l’Azione esterna osservi la situazione della libertà di religione nel mondo, stili regolarmente un rapporto e lo presenti ai ministri degli Esteri dell’Unione europea».

Ma il Papa insiste spesso sul fatto che la libertà religiosa dei cristiani è sotto attacco anche in Occidente, a Ovest di Vienna. Ringrazia dunque l'ambasciatore austriaco anche perché il suo Paese ha preso posizione a favore della presenza del crocifisso nelle scuole, schierandosi pure in questo caso con il governo italiano nel contenzioso che lo oppone alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Questo episodio ha dato occasione al Papa di ribadire in termini più generali che i cristiani hanno un problema di libertà religiosa anche in Europa e non solo in Asia o in Africa. «In molti Paesi europei - ha notato Benedetto XVI - il rapporto fra Stato e religione sta affrontando una particolare tensione. Da una parte, le autorità politiche sono molto attente a non concedere spazi pubblici a religioni intese come idee di fede meramente individuali dei cittadini. Dall’altra, si cerca di applicare i criteri di una opinione pubblica secolare alle comunità religiose. Sembra che si voglia adattare il Vangelo alla cultura e, tuttavia, si cerca di impedire, in modo quasi imbarazzante, che la cultura venga plasmata dalla dimensione religiosa».

Libertà religiosa significa dare spazio alle istituzioni educative e caritative cattoliche e rispettarne le specificità, senza considerare la Chiesa solo «uno dei tanti erogatori di prestazioni sociali». Significa anche evitare di censurare la Chiesa quando parla a tutti in nome del diritto naturale e della ragione in tema di vita e di famiglia, e di questi valori chiede «la tutela particolare dello Stato».

Il Papa ricorda, sembra perfino con una certa nostalgia, i valori della vecchia Austria. Afferma che «la cultura, la storia e la vita quotidiana dell’Austria, la "terra delle cattedrali" (Inno nazionale) sono profondamente plasmate dalla fede cattolica», in armoniosa coesistenza fra culture diverse e anche con le minoranze religiose. «"Nell’armonia risiede la forza" - ricorda il Papa - come recitava già il vecchio inno popolare del tempo della monarchia. Questo vale in particolare per la dimensione religiosa che è radicata nel profondo della coscienza dell’uomo e perciò appartiene alla vita di ogni singolo individuo e alla convivenza della comunità. La patria spirituale, di cui hanno bisogno come appiglio personale molte persone che vivono una situazione lavorativa di sempre maggiore mobilità e costante mutamento, dovrebbe poter esistere pubblicamente».

Anche in Austria, perfino all'interno della Chiesa, questi principi sono talora negati: ma sono molto radicati nel popolo austriaco, come mostra una fioritura di santi fra i quali il Papa ha voluto ricordare, con altri, il beato Carlo d'Asburgo (1887-1922).

Forse più riconosciute che altrove in Austria, le radici cristiane sono invece spesso oggetto di rifiuto da parte di istituzioni europee. Eppure, ha detto il Papa, «l'edificazione della casa comune europea può sortire un buon esito soltanto se questo continente è consapevole delle proprie fondamenta cristiane e se i valori del Vangelo nonché della immagine cristiana dell’uomo saranno, anche in futuro, il fermento della civiltà europea».