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CORREGGIO

La Liberazione diventa festa delle "nozze" gay

Correggio, un altro modo di festeggiare la Liberazione: tutte le scuole di ogni ordine e grado, soprattutto materne, elementari e medie, vengono introdotte a sorpresa nell'evento con lettura del libro Il cammino dei diritti. Solita teoria gender rivolta ai bambini. Le scuole cattoliche si ribellano. Ma che c'entra il gender con la Resistenza?

Cronaca 26_04_2015
"Tutti uguali, tutti diversi"

Che cosa c'entra la Resistenza con la gender theory e il matrimonio omosessuale? Sicuramente nulla, ma è la domanda che si sono posti ieri pomeriggio i genitori che si sono recati con i loro figli al Parco della Memoria di Correggio per visionare i lavoretti che i loro bambini hanno svolto sul tema della cittadinanza.

Nei giorni scorsi tutte le scuole di ogni ordine e grado, soprattutto materne, elementari e medie, hanno partecipato ad un progetto che ha visto il suo clou ieri. Idea innocua: ogni bambino ha costruito una sagoma lavorando sul concetto di libertà e di cittadinanza. L'iniziativa, chiamata Liberiamo la creatività, aveva ottenuto il placet anche delle scuole cattoliche di Correggio. Sembrava un'attività come tante. Invece qualcuno ci ha messo lo zampino per trasformarla in un'occasione per far passare concetti che con la lotta di Liberazione dal giogo nazifascista non hanno nulla a che vedere. Nel programma di Piccoli Diritti, dove l'attività dei bimbi è inclusa e che compone il vasto arcipelago delle iniziative di commemorazione del 70esimo chiamato Materiale Resistente 2015, compare anche un altro evento, che non era stato illustrato alle scuole, ma cui i bambini sono stati invitati ad assistere oggi mentre mostrano ai genitori i loro lavoretti.

Si chiama Tutti uguali, tutti diversi ed è un momento rivolto alla lettura del libro Il cammino dei diritti. Il testo, scritto dalla giornalista collaboratrice di Avvenire (sic!) Janna Carioli è un condensato ad usum infante delle principali tappe che hanno portato l'umanità a riconoscere determinati diritti, tra cui il diritto di voto alle donne etc... etc.. Un modo per legare i valori resistenziali con il tema dei diritti acquisiti ei condivisi. E fin qui, passi. Ma nel testo c'è anche un racconto che non parla di un diritto, ma di un desiderio di diritto. E qui la cosa cambia. Eh sì, perché si parla di matrimonio omosessuale. Precisamente in questo modo: “Anna più Anna si vogliono bene Paolo più Paolo si amano tanto. Nelle tue mani metto il mio cuore Per la via ti resterò accanto. Voglio amarti alla luce del sole. Con l’amore che più mi assomiglia E pronunciare quelle parole Che fanno di noi una famiglia…”.

Vabbè. Ma la Resistenza? C'entra perché, come da programma, la guerra di Liberazione rappresenta i diritti di ieri, il matrimonio gay invece i diritti di domani. Chiaro, no? Ecco svelata la trappola che il quotidiano Prima Pagina Reggio ieri in edicola ha smascherato. Matrimoni same sex e conseguente teoria di genere fanno il loro ingresso dalla porta principale senza che nessuno se lo aspetti ad una commemorazione sul 25 aprile. Ovviamente il Comune la cosa l'ha promossa, tanto che sul suo profilo Facebook il sindaco Ilenia Malavasi si è addirittura vantata delle varie iniziative in cartellone.

La cosa è giunta all'orecchio delle scuole cattoliche che si sono informate e si sono sentite usate e prese in giro. Così, i tre istituti di scuola dell'infanzia cattolici di Correggio, il San Tomaso, il Recordati e la Santa Maria Assunta di Prato, hanno scritto una lettera ai genitori per avvertirli che l'evento a cui avevano partecipato i loro figli era stato corredato da un altro momento di cui non erano stati messi a conoscenza. Un momento che cozza contro i valori e la visione educativa che la scuola porta avanti. Una figuraccia per il Comune visto che aveva presentato l'iniziativa con le scuole come un successo. Una figuraccia anche per scuole statali della città. Alcune presidi hanno storto il naso, ma essendo dipendenti dello Stato è molto più difficile dire di no, anche visti i chiari di luna che girano al ministero dell'Istruzione ultimamente. Così hanno ingoiato il rospo. Segno che negli apparati della burocrazia patria certi concetti sono già passati, per lo meno sotto forma di servilismo dirigenziale.

Invece le scuole cattoliche si sono esposte con coraggio e senza temere di rovinare la festa al sindaco Pd. Non è piaciuta neppure la modalità con la quale si è cercato di far cadere i bambini nella “rete": senza concordarlo e soprattutto senza informare né le scuole né i genitori. Un concetto che è esploso ieri su Facebook dove alcuni genitori hanno esternato il loro disappunto. La cosa è finita sul tavolo dell'assessore alla scuola Elena Veneri. Che per ogni tipo di spiegazione si è negata al telefono. Sembra che la cosa sia stata promossa dalla Ludoteca comunale, dove tra l'altro alla teoria di genere è da tempo dedicata un'apposita sezione nelle scaffalature dei libri. Una cosa è certa: la “rivolta” delle scuole cattoliche contro trappola ideologica che il Comune, anche se ignaro, ha diffuso e sponsorizzato, è una notizia che a queste latitudini non si era ancora manifestata.

Eppure la giornata di oggi dovrebbe rappresentare il contrario. Se oggi possiamo scrivere che quella del Comune di Correggio è una squallida propaganda sulla pelle dei nostri figli, è perché qualcuno, 70 anni fa, ha dato la vita perché noi potessimo affermare questo diritto. Diritto di educare, di professare il proprio credo, di esprimere la propria opinione: è questo, al fondo, l'unico significato della Resistenza. L'unico che possa essere minimamente condiviso, dato che la lotta di Liberazione è stata anche un’atroce guerra civile tra fratelli, spesso utilizzata dalle formazioni comuniste per preparare il terreno ad un'altra dittatura ancora più spietata. Eppure quello che il Comune di Correggio ha fatto servendosi della buona fede delle scuole è stata un'azione di indottrinamento culturale effettuata utilizzando sentimenti di riconciliazione patria che non hanno nulla a che vedere con il matrimonio tra due donne, cercando di farlo passare normale, quando normale non è.

Perché gli italiani, ma anche gli americani e gli inglesi che il 25 aprile di 70 anni fa ci hanno consentito di dire oggi tutto questo, non avevano certo combattuto perché noi oggi imponessimo una visione della vita antinaturale e anti umana. Provate ad andarlo a chiedere al compagno Peppone che cosa ne pensa del coming out o degli stereotipi di genere e vedrete come reagirà.