La gioia della missione nelle suore di Madre Teresa
L’Amazzonia brasiliana è estesa 14 volte la nostra Italia, abitata da circa 18 milioni di abitanti quasi tutti cattolici. Parintins è una di queste, fondata dai missionari italiani del Pime nel 1955 e ancor oggi con un vescovo italiano, mons. Giuliano Frigeni.
L’Amazzonia brasiliana è estesa 14 volte la nostra Italia, abitata da circa 18 milioni di abitanti quasi tutti cattolici, con una quarantina di diocesi. Parintins è una di queste, fondata dai missionari italiani del Pime nel 1955 e ancor oggi con un vescovo italiano, mons. Giuliano Frigeni.
La parrocchia di Barreirinha (a 250 km. da Manaus) ha 30.000 abitanti ed è estesa più della Lombardia, tutta sui fiumi e tra foreste ancora secolari, sebbene il pericolo di una deforestazione selvaggia è sempre presente.
Ho già raccontato di come il parroco, padre Piero Belcredi, è riuscito finora a frenare il progetto che una compagnia brasiliana aveva fatto approvare dal governo di deforestare vaste regioni della “riserva” degli indios Sateré-Mawe per fare piantagioni di soia.
Padre Pietro Belcredi, parroco dal 1996, ha creato una vera comunità cristiana nella sua parrocchia (o missione), la cittadina centrale dove lui risiede con circa 10.000 abitanti, e poi una sessantina di villaggi dispersi lungo i fiumi (42 con cappelle in muratura). L’apostolato è fatto quasi tutto da laici da lui formati e animati: catechisti, ministri della Parola, ministri dell’Eucarestia, guide della preghiera, laici impegnati in tanti campi: carità, ammalati, giovani, baraccati, “dizimo” (la tassa per la Chiesa in uso in Brasile), Rosario nelle famiglie, feste del Patrono (ogni chiesa o cappella ha il suo), amministrazione, costruzioni, ecc.
La parrocchia è un cantiere in perpetuo movimento, padre Belcredi è contento dei suoi cristiani, che rispondono bene alle sue cure. Dice. “Il Signore mi ha aiutato ad animare e impegnare i laici. Il mio compito principale è nei corsi di formazione dei circa 600 collaboratori laici e poi mi fido di loro e dello Spirito Santo”. Però aggiunge che il vescovo gli ha mandato quattro suore di Madre Teresa che sono “la più grande benedizione che il Signore mi ha dato, anzitutto per la loro preghiera. Pregano per 4-5 ore al giorno, Messa, adorazione eucaristica, Rosario, meditazione, lettura spirituale, ecc. Debbo dirlo: hanno messo in riga anche me e ne sono contento; ad esempio, mi hanno convinto a mettere l’adorazione eucaristica tutti i giorni nella nostra “cattedrale”, come la chiama la gente.
All’inizio venivano in pochi, adesso la chiesa a poco a poco si riempie, poi alla fine c’è la Messa. Quando andiamo assieme in barca a visitare villaggi e ci stiamo sopra alcuni giorni, preghiamo assieme, portano il Santissimo e facciamo l’adorazione sulla barca. Dalle 14 alle 15 facciamo assieme un’ora di adorazione. Fermiamo la barca attaccandola ad un albero e devi vedere che non ci sia un serpente che viene su oppure le formiche rosse, e poi facciamo l’adorazione eucaristica. E’ bellissimo, un momento speciale di commozione, in quella natura che ti ricorda la creazione del mondo! Abbiamo barche di 13 metri per 3,50-4, con stanzette. Chiedo a padre Piero che lavoro fanno le suore.
“Primo l’esempio della povertà che non è solo la scelta dei poveri più poveri. In casa loro, ancora adesso non hanno Tv, radio, cellulare, aria condizionata e nemmeno il ventilatore (col caldo che fa in Amazzonia!). Ce l’hanno, ma lo usano quando vado a dire Messa da loro. Non vogliono compensi per i servizi che rendono in parrocchia, vivono proprio di carità. E’ proibito a loro di ricevere compensi. Un sistema di vita che fin dall’inizio mi ha impressionato. Ricevono offerte perché quattro volte la settimana fanno il minestrone per i poveri e danno da mangiare a circa 150 ragazzi e sono pranzi buoni.
Hanno questa tradizione di visitare le famiglie una per una. Prendono contatto con tutte, conoscono i loro problemi, fanno pregare, creano in parrocchia un clima di amore vicendevole e di servizio ai poveri e alla parrocchia. Sono quattro, due indiane, una brasiliana e una africana, in casa parlano l’inglese. E fanno moltissime cose. A volte mi stupisco di quanto riescono fare. “Un grande aiuto in parrocchia lo danno i movimenti e le associazioni, che curano la formazione continua dei laici impegnati in parrocchia. Le suore di Madre Teresa seguono l’associazione dell’Infanzia missionaria (Pontificie opere missionarie), hanno 160 ragazzi e poi l’impegno di preparare al battesimo, alla cresima, alla comunione e al matrimonio gli adulti che sono fuori tempo o che si convertono.
Ma soprattutto sono il sale della parrocchia, tutti sanno che vita fanno e ne sono ammirati. Loro portano Dio e seguono il gruppo vocazionale.
Io ho 18 giovani e ragazze che vorrebbero farsi preti e suore e le suore di Madre Teresa li seguono. Poi ho tre che stanno preparandosi per fare i diaconi permanenti. Nella mia parrocchia c’è un buon movimento per le vocazioni. Ho quattro seminaristi di filosofia e quattro di teologia e diverse ragazze che diventano suore. Poi le suore seguono bene i catechisti.
Loro non accettano alcuna responsabilità, ma collaborano sempre, fanno parte del Consiglio pastorale parrocchiale.
Hanno uno spirito francescano, sono persone semplici, umili, alla mano con tutti. E poi una caratteristica alla quale Madre Teresa teneva molto è la gioia. Se tu oggi non ti senti di uscire, di fare un lavoro, stai in casa e riposa. Quando vai in giro devi testimoniare Cristo con la gioia di vivere e di lavorare per Lui. Infatti sono sempre sorridenti, accoglienti”.
Nella tua parrocchia ci sono protestanti e le sette? “Sì, tanti fedeli di Chiese e di sette, adesso ci attaccano parecchio perché l’influsso della parrocchia è forte ovunque, abbiamo anche una radio e una trasmissione televisiva parrocchiale, collegate con la radio diocesana “Alvorada” e la Tv cattolica del Brasile.
Abbiamo anche tante conversioni alla Chiesa cattolica. Avendo molti contatti con tutte le famiglie, a quelle che sono incerte, poco praticanti o protestanti noi lo diciamo chiaro, con rispetto ma chiaramente. “Voi siete su una strada sbagliata”. Non sono loro che vengono a cercare noi, ma siamo noi, come il buon Pastore; che va alla ricerca della pecorella smarrita”.
Quanti sono gli indios della parrocchia? “Circa i due terzi del territorio parrocchiale sono una “riserva” degli indios Sateré-Mawe che sono 10.000. Con me c’è un giovane prete diocesano, don Rivaldo, che è praticamente sempre tra gli indios, dove in passato padre Enrico Uggé (che adesso è superiore del Pime a Parintins) ha creato la scuola agricola-tecnica “San Pedro”, che è il punto di riferimento per gli indios.
Qui vive don Rivaldo che visita i villaggi portando il Vangelo, ma anche aiutando il governo nella sua opera di convinzione e finanziando anche gli indios, affinchè rimangano sul posto e non emigrino ad esempio a Manaus attirati dalle luci della grande città, perché finirebbero nelle baraccopoli a fare la fame”.