La Gerusalemme urbana
Una visita a Bologna permette di conoscere lo splendido complesso abbaziale di Santo Stefano.
Sono ancora vicine le festività pasquali, e possiamo richiamare alla memoria i luoghi santi anche restando in Italia, grazie all’arte e all’architettura. In questo caso non suggeriamo la visita ad uno dei tanti celebri sacri monti del nostro territorio, già presentati in altri articoli, ma vogliamo proporre il centro cittadino di una città conosciuta come Bologna, che tra le sue chiese monumentali può vantare lo splendido complesso abbaziale di Santo Stefano, vera Gerusalemme urbana.
L’abbazia di Santo Stefano è oggi custodita dei monaci olivetani, ma all’origine di tutto vi sono due antiche chiese: la chiesa del Santo Sepolcro e la chiesa di San Giovanni Battista, o del Crocifisso. Secondo la tradizione fu San Petronio a far costruire una chiesa che imitasse il Santo Sepolcro di Gerusalemme, e proprio nella chiesa da lui voluta venne sepolto. Nel 2000 le reliquie sono state traslate in San Petronio ma si può comunque ammirare la monumentale edicola funeraria in cui erano deposte dal XII secolo, a pianta centrale come la chiesa stessa, sempre ad imitazione dell’originario luogo di sepoltura di Cristo. La seconda chiesa del complesso è la Chiesa del Crocifisso, risalente all’VIII secolo, una semplice struttura a navata unica con volta a capriate lignee; scendendo nella cripta si incontrano molte colonne romane di reimpiego – una delle quali, secondo una tradizione, corrisponde all’altezza di Gesù – e soprattutto sono conservate le spoglie dei Santi Vitale e Agricola.
Ai due protomartiri bolognesi è dedicata la terza chiesa del complesso, a pianta basilicale. La chiesa sorge, come tutto il complesso, su antichi resti romani di cui sono visibili parti di un pavimento a mosaico.
Elemento di raccordo e di continuità tra i diversi edifici è il bellissimo Cortile di Pilato, un’area porticata su due lati con al centro una vasca in pietra di età longobarda, chiamata appunto il “catino di Pilato”: il luogo vuole ricordare il lithostratos, dove Gesù fu condannato. Su una delle colonne del porticato è effigiato un gallo in pietra, questa volta per richiamare il tradimento di San Pietro. Dal cortile di Pilato si accede alle ultime due parti di questa articolata e unica struttura: la Chiesa della Trinità e il vero proprio chiostro abbaziale. La chiesa della Trinità, chiamata anche del Martyrium, è probabilmente il primo luogo di sepoltura di Vitale e Agricola, trasformato in età longobarda in battistero. All’interno della chiesa è conservata un’opera eccezionale, il più antico presepio a tutto tondo della storia dell’arte cristiana; l’opera venne scolpita in legno di tiglio alla fine del Duecento e dipinta con vivace policromia gotica un secolo dopo.
Ultima tappa del percorso è il chiostro, impostato su due piani di cui il piano terreno è anteriore all’anno Mille. Dal chiostro si accede all’interessante museo, che conserva preziose opere d’arte che testimoniano la millenaria storia di Santo Stefano, e ovviamente alle parti dell’abbazia riservate ai monaci.
PAPILLON
A BOLOGNA
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