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La Genesi sbuca "per caso" dal pavimento

La Basilica Nostra Signora di Ceri a Cerveteri nasconde un prezioso tesoro: un pavimento rimasto nascosto per molti secoli e che narra la storia della Genesi dalla Creazione fino a Mosè. 

Cultura 06_05_2017

“Abbiamo giudicato opportuno attribuire a Nostra Signora di Ceri, Patrona della Diocesi di Porto-Santa Rufina, il titolo di Madre della Misericordia, come Colei che ne è stata prima testimone ed annunciatrice proclamando anche a nome della Chiesa: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il Suo nome: di generazione in generazione la Sua misericordia si stende su quelli che Lo temono»”. (mons. Buoncristiani, 7 aprile 1999)

Ceri è una frazione del comune di Cerveteri, un piccolo e antichissimo borgo arroccato su un altopiano tufaceo. Nostra Signora di Ceri Madre di Misericordia è una venerata icona mariana, da sempre cuore della chiesa locale intitolata all’Immacolata Concezione e divenuta santuario nel 1986, qualche anno prima che la Madre di Misericordia fosse proclamata patrona della diocesi. Si tratta di una tavola lignea dipinta a tempera, databile verso la fine del Quattrocento, posta nella seconda cappella della navata di sinistra, ancora oggi oggetto di profonda devozione. 

La costruzione della chiesa risale al secolo XI: a quell’epoca si decise di dedicarla a San Felice II, papa vissuto intorno alla metà del 300 che, secondo la tradizione, morì martire in questi luoghi. L’impianto medievale dell’edificio fu modificato proprio per accogliere le reliquie del Santo Pontefice per custodire le quali si eresse un’edicola con colonne ioniche, addossata tra due campate. Trasformazioni strutturali e ampliamenti proseguirono lungo i secoli, fino al rifacimento in stile barocco della facciata, preceduta da una doppia rampa di scale, all’inizio del 1700. Ciò che resta di originale, databile al Millecento, è il bellissimo pavimento cosmatesco a motivi geometrici e gli affreschi nella navata centrale, rinvenuti casualmente e riportati alla luce durante interventi di restauro condotti nel secolo scorso. 

Nascoste per centinaia di anni sotto un muro anteposto alla parete nord, queste straordinarie immagini furono probabilmente realizzate tra il 1100 e il 1130 su commissione del vescovo di Ostia Pietro da Porto. Partendo dall’abside e proseguendo verso la controfacciata sedici riquadri, spartiti su quattro registri, illustrano la Genesi dalla Creazione fino agli episodi della vita di Giuseppe e di Mosè, ambientati in scenografie architettoniche particolarmente accurate.

Al di sotto delle immagini veterotestamentarie si susseguono figure di santi: San Giorgio al galoppo, Sant’Andrea crocefisso, San Silvestro che sconfigge il  drago, simbolo del male.  Nello zoccolo, la decorazione si conclude con tre scene piuttosto curiose: un cuoco che cucina carne di maiale, due demoni che si contendono un uomo e una chimera. 

Un ciclo di affreschi cinquecenteschi, recentemente restaurati, decora la cappella del Crocefisso illustrando, oltre alla Crocefissione, i martirii di Pietro e di Paolo. Nella calotta absidale, attribuibile alla scuola di Carlo Maratta, la Vergine, infine, presenta al mondo il Suo Bambino tra i Santi Martino e Francesco.