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LA PAROLA DEL PAPA

La forza dei religiosi in un mondo relativista

Benedetto XVI ha spronato i consacrati a vivere la sapienza delle Scritture in una società senza più riferimenti.

Attualità 03_02_2011
Benedettina

Ieri pomeriggio Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro la Festa della Presentazione del Signore, che coincide con la Giornata della Vita Consacrata. Nell'omelia il Papa si è soffermato sulle difficoltà di essere religiosi oggi, in «una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali». Spesso questo relativismo rischia di penetrare anche nei conventi.

Come fare allora a essere buoni religiosi oggi? Il Papa ha invitato a meditare proprio sulla Presentazione di Gesù, un evento di grande significato per la storia della salvezza eppure passato quasi inosservato all'epoca nel tempio di Gerusalemme, presso «tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele». «Gesù - ha detto il Papa - è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici. Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore. Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità. Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo».

La Presentazione ha un significato particolare per i religiosi, ha detto il Papa, e si presenta come «un'eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente». Meditando più in profondità sull'evento della Presentazione, ricordato anche nel Rosario ma il cui significato ultimo spesso sfugge, il Pontefice ha sottolineato tre aspetti.

Il primo è che la Presentazione mostra «la sapienza di Simeone ed Anna, la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà; una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola». I religiosi, in particolare, sono chiamati a essere «scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita».

Secondo: la Presentazione mostra «il simbolo fondamentale della luce; la luce che, partendo da Cristo, si irradia su Maria e Giuseppe, su Simeone ed Anna e, attraverso di loro, su tutti». «I Padri della Chiesa hanno collegato questa irradiazione al cammino spirituale», ha continuato il Papa: «la vita consacrata esprime tale cammino, in modo speciale, come "filocalia", amore per la bellezza divina, riflesso della bontà di Dio».

In terzo luogo la Presentazione mostra a tutti, ma specialmente ai religiosi, «la profezia, dono dello Spirito Santo»: «Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale». Simeone ed Anna vivono anche loro in un tempo difficile, anche se diverso dal nostro, ma testimoniano in ogni cosa «il primato di Dio». Vivere questo primato, tenerlo sempre presente per Benedetto XVI è il segreto per essere buoni religiosi nell'epoca della dittatura del relativismo.