La finanziaria, il supremo atto del Leviatano
Con la legge finanziaria lo Stato pianifica fino ai minimi dettagli la vita quotidiana della nazione. Non si tratta solo dei grandi finanziamenti: ogni ambito della vita civile è toccato. Con questa legge lo Stato moderno dice che noi dipendiamo da lui, come se fosse Dio.
In questi giorni il Parlamento sta impastando la torta natalizia della legge finanziaria. Il voto definitivo al Senato sembra previsto per il 28 dicembre ma non è escluso che si vada anche oltre. Alla “manovra” – come viene anche chiamata – ci mettono le mani un po’ tutti, o almeno ci provano. La parte principale è svolta dalla maggioranza, ma anche l’opposizione propone e spesso ottiene che siano approvati i propri emendamenti. La ricetta della torta, ammesso che ci sia, non viene applicata con precisione, qualcuno prova a metterci ingredienti non previsti, altri cercano di togliere quelli già inseriti e addirittura già mescolati. Nonostante il tira e molla durante l’impasto e poi la cottura, alla fine comunque la legge finanziaria sarà approvata e, da quel momento, diventerà la principale espressione della forza dello Stato o dello Stato come forza.
Anche quest’anno, come ogni anno, essa sarà ancora una volta l’atto politico principale e dal valore assoluto del Leviatano che dall’alto della sua sovranità, non avendo altri e altro sopra di sé, stabilisce come dovranno vivere i cittadini, le famiglie, le imprese, i corpi intermedi nel prossimo anno 2025. La trepida discussione in aula, le pressioni provenienti dalle corporazioni della società civile, le azioni di disturbo e gli scambi di voti combinati sui vari emendamenti, l’infuocata lotta sui giornali e nei talk-show, le accuse reciproche, le previsioni di vantaggi o di svantaggi per il Paese… tutto questo sta lì a comprovare che si è in attesa della Voce del Potere, che la finanziaria è come il tuono di Giove con cui il “Gelido Mostro” (come lo chiamava Nietzsche), il Leviatano come lo designava Hobbes, detta definitivamente la sua legge, impone il suo volere in via impositiva, stabilisce ciò che doveva essere stabilito.
Lo Stato moderno, anche se scalcinato come accade nelle nostre post-democrazie, pretende ancora di essere il Dio in terra e la finanziaria è la sua più alta celebrazione liturgica, il Grande Animale che si nutre delle tasse prodotte dai suoi sudditi, la Grande Macchina che con la sua tentacolare burocrazia diffonde la linfa vitale dei finanziamenti in tutte le cellule del corpo politico e lo mantiene in vita, il Grande Individuo (o Persona Civitatis) che sa bene che la società è fatta di tanti individui come lui, solo che lui è più Grande e quindi solo lui, dopo le discussioni e i litigi concessi alle marionette della politica politicante, emetterà il Verbo finale della legge finanziaria. Pensa che i cittadini non siano in grado di intessere tra loro dei legami sociali da soli e nemmeno di autofinanziarsi, di educarsi, curarsi o di costruirsi una televisione, ritiene invece che spetti solo a lui, allo Stato, tenere uniti i cittadini secondo un progetto di reductio ad unum che nella finanziaria trova un punto nevralgico. Con questa legge lo Stato dice che noi dipendiamo da lui e che spetta a lui tenerci uniti, fissando d’imperio i dati materiali che ci permetteranno di vivere l’anno prossimo. Cosa significhi dare a ciascuno il suo, in cosa consista la giustizia sociale e spesso perfino quella retributiva è stabilito dallo Stato con la sua manovra annuale. Esso, stabilendo i dati materiali delle relazioni sociali, ossia chi avrà di più e chi di meno, chi può continuare a sperare e chi no, fissa anche i criteri del bene e del male. La finanziaria stabilisce le priorità a cui tutti devono attenersi.
Con la legge finanziaria lo Stato pianifica fino ai minimi dettagli la vita quotidiana della nazione. Questo è per certi versi l’aspetto più stupefacente. Certo, ci sono i grandi finanziamenti ma poi c’è anche una miriade di rivoli che cercano di intercettare anche i bisogni minimi e di penetrare negli interstizi della vita sociale. Lo Stato si occupa dei problemi all’ingrosso ma anche al dettaglio. Naturalmente si occupa della difesa e dell’ordine pubblico, della costruzione delle infrastrutture e dell’amministrazione della giustizia e con la legge finanziaria alimenta tutte queste sue attività. Poi però vuole anche entrare nell’acquisto degli elettrodomestici, finanziare lo psicologo in classe, incentivare l’acquisto del pellet. Non solo 1,4 miliardi in più per il ponte sullo Stretto o 200 milioni per la linea Sibari-Catanzaro, ma anche lo sconto all’asilo nido comunale, gli stanziamenti per le attività di screening, gli aiuti ai non vedenti per il mantenimento dei cani-guida, il ritocco della detrazione per chi frequenta le scuole paritarie, i bonus elettrodomestici e per i bebè. Non c’è un ambito della vita civile – per piccolo che sia – che non venga disciplinato dalla legge finanziaria e debitamente pianificato. Lo Stato provvede a tutti i bisogni, dal più grande al più piccolo. Ogni volta che un cittadino farà qualcosa lungo il nuovo anno dovrà ringraziare o rimproverare Lui, lo Stato, dal quale tutto dipende nel bene e nel male.
Ogni singolo cittadino, ogni famiglia, ogni artigiano e ogni impresa, ogni pensionato e ogni pensionabile, ogni dipendente, ogni commerciante, ogni partita Iva, ogni malato in ospedale, ogni pensionato, ogni neonato, ogni scolaro e studente, ogni contadino, ogni venditore di elettrodomestici, ogni viaggiatore, ogni turista… sa che la propria vita nel prossimo anno dipenderà dalle supreme decisioni dello Stato e dalle misure, vantaggiose o svantaggiose per gli uni o per gli altri, che esso inserirà in questa legge finanziaria, altissima manifestazione della sua forza.