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L'EDITORIALE

La fiducia messianica nei cambiamenti

"TTG, Tutto Tranne Gheddafi" sembra la parola d'ordine di politici e giornalisti, per cui qualsiasi cosa sarà necessariamente meglio. Un approccio che ha già combinato disastri nella storia recente. 

Editoriali 23_03_2011

In principio era il figlio di buona donna. Il segretario di Stato dei presidenti statunitensi John F. Kennedy (1917-1963) e Lyndon B. Johnson (1908-1973), Robert S. McNamara (1916-2009), elaborò la teoria del "nostro figlio di buona donna". Molti dittatori che gli Stati Uniti sostenevano - spiegava McNamara, che tra parentesi non era un rozzo politicante ma un economista di livello mondiale e il fondatore della moderna disciplina dell'analisi politica - erano degli autentici figli di buona donna. Opprimevano i loro popoli, torturavano gli oppositori e non ci si poteva neppure andare a cena insieme perché davano pacche sul sedere alle signore e dicevano volgarità. Ma nel clima della Guerra Fredda l'importante non era se chi dominava nei Paesi del Terzo mondo fosse o meno presentabile. L'importante per McNamara è che fosse il "nostro" figlio di buona donna: che fosse amico degli americani e non dei sovietici, i quali del resto quanto a figli di buona donna sostenuti nell'orbe terraqueo non scherzavano davvero neppure loro.

La strategia raggiunse vertici di cinismo negli anni 1970. Ormai le malefatte dei dittatori si vedevano in televisione: gli americani si ribellarono e nel 1977 elessero presidente Jimmy Carter, un coltivatore di noccioline della Georgia che prometteva di stare sempre e soltanto dalla parte del Bene, della Democrazia e della Libertà. La sua strategia, antitetica a quella di McNamara, fu riassunta nello slogan "¡Mejor que Somoza, cualquier cosa!", riferito a uno dei più tipici fra i "nostri figli di buona donna": il dittatore del Nicaragua Anastasio Somoza Debayle (1925-1980).

Nel 1979 Somoza si trovò di fronte alla guerriglia del Fronte Sandinista, sostenuto da Cuba e dall'Unione Sovietica. Si rivolse a Carter che, considerandolo un dittatore ripugnante, non lo aiutò, anzi coniò il famoso slogan secondo cui chiunque sarebbe stato meglio di Somoza. Il dittatore nicaraguense cadde, e finì ammazzato nel 1980 nel suo esilio in Paraguay. Lo slogan, però, non funzionò, come capita spesso agli slogan. I sandinisti imposero un regime di stile sovietico e riempirono il Nicaragua di consiglieri cubani. Ne segui una guerra civile, che fece più vittime di quante ne avesse fatto Somoza.

Nello stesso anno 1979 Carter rifiutò di aiutare un altro dei "nostri figli di buona donna": lo scià dell'Iran Mohammad Reza Pahlevi (1919-1980). Lo scià fu cacciato e al suo posto andarono quelli che Carter presentava come "sinceri democratici", guidati dall'ayatollah Ruhollah Khomeyni (1902-1989). I sinceri democratici ringraziarono Carter dopo pochi mesi occupando l'ambasciata degli Stati Uniti e prendendo in ostaggio cinquantadue americani. Fu troppo anche per l'opinione pubblica statunitense: dopo quattro anni di mandato, Carter fu rimandato a coltivare noccioline e gli americani elessero al suo posto Ronald Reagan (1911-2004), per molti versi l'antitesi del suo predecessore, che invece molti in queste settimane stanno paragonando a Barack Obama.

Il fallimento clamoroso ed evidente della strategia "¡Mejor que Somoza, cualquier cosa!" riportò per breve tempo in auge la dottrina McNamara del "nostro figlio di buona donna". Ma Reagan stesso finì per convincersi che i tempi dei dittatori stavano finendo. Avviò la loro sostituzione con regimi democratici, non facile ma in molti Paesi riuscita, partendo dall'America Latina.

Nei Paesi a maggioranza islamica le cose stavano diversamente. Fino all'11 settembre 2001 la paura del khomeinismo e del fondamentalismo islamico indusse gli Stati Uniti - e molto di più la Francia, nelle ex colonie dove aveva influenza - a sostenere dov'erano disponibili "nostri figli di buona donna" locali. L'11 settembre 2001 il presidente George W. Bush si convinse che la strategia era fallita. I dittatori arabi non erano neppure riusciti a impedire che, sotto il loro naso, il terrorismo ultra-fondamentalista islamico crescesse e arrivasse fino al cuore di New York. Con la consulenza di un'illustre politologa universitaria, Condoleeza Rice, Bush smantellò la strategia del "nostro figlio di buona donna" anche nel mondo islamico. Ovunque prese contatto con gli oppositori dei dittatori. Sostenne che la democrazia era un prodotto che si poteva esportare, se necessario con la forza delle armi, come tentò di fare in Afghanistan e in Iraq.

In questa strategia c'era un nucleo di verità: i dittatori del mondo islamico - quasi tutti nazionalisti laici con venature di socialismo, in crisi dopo la caduta dell'Unione Sovietica e il risveglio dell'islam - sono destinati presto o tardi a cadere. All'Occidente conviene pilotare la loro caduta anziché subirla. Ma c'era anche un problema: non dovunque ci sono classi dirigenti disponibili a sostituire i dittatori, per quanto le si cerchi. Né le opinioni pubbliche dell'Occidente sono disposte a tollerare lunghe occupazioni militari, con molti soldati occidentali morti, mentre si cerca e si forma una classe dirigente alternativa, come sta succedendo in Iraq.

Giuliano Ferrara ha coniato una formula che descrive molta politica italiana recente: TTB, Tutto Tranne Berlusconi. Molti politici e giornalisti - alcuni certamente anche ispirati dal fatto che Gheddafi era in buoni rapporti con l'odiato B - ci propongono oggi una formula analoga: TTG, Tutto Tranne Gheddafi. Il colonnello, ci spiegano, è un manigoldo e chi esprime dubbi sull'intervento (presunto) "umanitario" è, se non proprio un suo complice, un nostalgico della dottrina McNamara dove i figli di buona donna facevano i gendarmi per conto terzi.

Ma l'accusa si può facilmente ribaltare. Lo slogan TTG è una riedizione non particolarmente brillante del ""¡Mejor que Somoza, cualquier cosa!", che la storia ha dimostrato essere falso e foriero di disastri. Chi potrebbe ancora pensare oggi che fosse giusto nel 1979 sostenere Khomeyni?
La Bussola Quotidiana ha ricordato con dovizia di particolari che Gheddafi è un vecchio terrorista con le mani sporche di sangue. Ma ha anche spiegato che non basta essere contro Gheddafi, o di un'altra delle tribù che si contendono il controllo della Libia, per avere diritto alla patente di "moderato" o "democratico", e che i capi del governo provvisorio di Bengasi hanno un curriculum in materia di diritti umani che non dovrebbe lasciare tranquillo nessuno. Né possiamo credere alla fola dell'azione soltanto "umanitaria". Ci sarebbero tanti interventi umanitari da fare, da Cuba all'Iran e alla Corea del Nord. Finalmente, da cattolici siamo capaci di criticare ogni forma di mito del progresso e sappiamo che il cambiamento non è mai di per sé automaticamente buono e foriero di pace e di giustizia.

Chi ha dubbi e disturba il manovratore vuole, allora, tornare a McNamara? No di certo. I dittatori, anche nel mondo islamico, sono destinati a cadere e cercare di pilotare la loro caduta è espressione di saggezza. Ma pilotare la caduta significa sapere esattamente chi, come, quando e dove mettere al loro posto. I TTG non lo sanno. Si limitano a esprimere una fiducia quasi messianica nelle "magnifiche sorti e progressive" che dovrebbero conseguire necessariamente a ogni rovesciamento di un tiranno. Lo pensava anche Carter. Dovette tornare a coltivare noccioline.