La fede è un principio di giudizio
I primi tre comandamenti, i precetti che riguardano l'amore di Dio, sono anche concreto criterio di giudizio sulla nostra vita personale e del mondo. Basta guardare come nell'Antico Testamento, ma anche nelle profezie della Madonna, sono legate l'inosservanza dei comandamenti e le calamità naturali.
La lezione odierna è una lezione di riflessione sugli aspetti catechetici che abbiamo trattato sino ad ora. Negli ultimi incontri ci siamo concentrati sui primi tre comandamenti, che classicamente si ritiene siano quelli rivolti a Dio. Gli altri sette sono sempre rivolti a Dio, ma mediante azioni fatte al prossimo, mentre i primi tre sono direttamente rivolti a Lui.
Le verità della fede ed anche la spiegazione dei dieci comandamenti, non sono solamente dei principi teorici e neanche dei principi solamente pratici: sono una luce che Dio dà all'uomo perché possa orientarsi nella sua vita e riconoscere e saper leggere in profondità la propria vita e quello che capita attorno a noi.
Noi non siamo più abituati a trarre dalla fede un principio di giudizio sulla realtà attorno a noi; al contrario ci ritraiamo al sentir parlare di giudizio. Ma la fede è esattamente un principio di giudizio ed è quello più importante perché non è basato sulle considerazioni pur importanti e lungimiranti tratte dall'uomo attraverso l'osservazione delle cose, ma è una luce che ci viene da Dio. Di questa luce ne abbiamo bisogno per non interpretare e leggere le situazioni che viviamo in una chiave che sia puramente politica, sociologica, economica, culturale… tutti aspetti importanti, ma che non vanno oltre un certo livello.
Ora cerchiamo di farci dire dalla Sacra Scrittura, dalla Rivelazione di Dio nella Scrittura e nella Tradizione, che cosa sia legato all'osservanza o meno di questi tre comandamenti. Dall'osservanza e alla non osservanza di questi primi tre comandamenti dipendono tutta una serie di conseguenze per la vita del popolo di Israele. Noi non siamo più abituati a ribadire l'importanza dei tre comandamenti, dei precetti che riguardano l'amore di Dio e quindi ciò che offende Dio e pone l'uomo in una posizione totalmente innaturale, in quanto l'uomo è stato creato per Dio.
I primi tre comandamenti ci dicono quali sono i cardini di questa vocazione dell'uomo e quindi della sua felicità come singolo e come società. Le Scritture ci insegnano che l'osservanza di questi tre comandamenti sono l'elemento portante della vita di Israele e della felicità di Israele anche su questa terra.
Pensiamo al primo comandamento che è la proibizione dell'idolatria, di farsi dèi secondo la propria immagine ed idea. Chiaramente nel linguaggio veterotestamentario si intende farsi idoli in senso stretto, ma in questi idoli trova posto tutto ciò che non è Dio, tutto ciò a cui l’uomo presta il suo culto o la sua fede. Ci sono tantissimi esempi, soprattutto nei profeti, che mostrano l'idolatria del popolo di Dio e le conseguenze.
- Il PROFETA OSEA, per esempio, sottolinea come l'idolatria sia una sorta di prostituzione, cioè una mancanza di fedeltà allo Sposo di Israele, che è Dio. Nel capitolo 2, 4-15, troviamo come quello dell'osservanza dei primi comandamenti, quindi del ripudio degli idoli, sia un elemento che entra molto concretamente nella vita di Isreale: "Accusate vostra madre, accusatela, perché lei non è più mia moglie e io non sono più suo marito!"
Perché dice questo? Perché Isreale si è dato agli idoli e ad altri amanti, secondo un linguaggio tipico del profeta Osea. "Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto; altrimenti la spoglierò tutta nuda e la renderò simile a quando nacque, e la ridurrò a un deserto, come una terra arida, e la farò morire di sete".
Israele confidava nei suo “amanti” e diceva: “Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande”. Questo è il pensiero di Israele quando si volge agli idoli. Gli idoli ci danno e ci assicurano divertimento, sicurezza, salute… perciò l’uomo si rivolge a loro.
Ma ecco come Dio risponde: "Perciò ecco, ti chiuderò la strada con spine, la sbarrerò con barriere e non ritroverà i suoi sentieri. Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli. Allora dirà: “Ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso”. Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio, e la coprivo d’argento e d’oro, che hanno usato per Baal. Perciò anch’io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione; porterò via la mia lana e il mio lino, che dovevano coprire le sue nudità […]. Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati, tutte le sue assemblee solenni. Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui ella diceva: “Ecco il dono che mi hanno dato i miei amanti”. Li ridurrò a una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici".
È un testo forte, ma vero. Quando il popolo si allontana da Dio, puntualmente arrivano le calamità, i cosiddetti castighi di Dio. Perché Dio permette questo? Per richiamare l’uomo, perché la sposa infedele dica: "Ritornerò a mio marito di prima perché ero più felice di ora". È il ragionamento che fece anche il figliol prodigo.
Il peccato di idolatria di un popolo comporta una serie di calamità. Le calamità sono la spia che si accende, che il Signore permette per richiamare il suo popolo. Giudicare i tempi significa leggere quello che accade non solo dal punto di vista dell'economia, della politica, della sociologia: questo non è il cuore del problema, ma il guscio. Dobbiamo entrare nella logica della Rivelazione e chiederci: il primo comandamento che fine ha fatto nella mia vita personale, nella vita della mia nazione o del mio continente?
- Prendiamo adesso il capitolo 58, 13-14 del PROFETA ISAIA. È Dio che parla al suo popolo: “Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerabile il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e di contrattare, allora troverai la delizia nel Signore. Io ti farò montare sulle alture della terra, ti farò gustare l’eredità di Giacobbe, tuo padre, perché la bocca del Signore ha parlato”.
Ecco la promessa dello Shabbat. L’osservanza del sabato è la condizione della benedizione di Dio perché l’uomo possa gustare l’eredità.
- Nel libro del PROFETA GEREMIA, capitolo 17, 19-27, il Signore ordina al profeta di andare alla porta dei “Figli del popolo”, per la quale entrano ed escono i re di Giuda, e a tutte le porte di Gerusalemme. Deve portare un annuncio che deve suonare chiaro alle orecchie del re e alle orecchie del popolo. E cosa dice?
“Così dice il Signore: Per amore della vostra vita, guardatevi dal trasportare un peso il giorno di sabato e dall'introdurlo per le porte di Gerusalemme. Non portate alcun peso fuori dalle vostre case il giorno di sabato e non fate alcun lavoro, ma santificate il giorno di sabato come io ho comandato ai vostri padri. Ma essi non vollero ascoltare né prestare orecchi, anzi indurirono la loro cervice per non ascoltarmi, per non accogliere la lezione. Ora se mi ascolterete sul serio, se santificherete il giorno di sabato non eseguendo in esso alcun lavoro, entreranno per le porte di questa città i re che sederanno sul trono di Davide, sui carri e su cavalli, essi ed i loro ufficiali, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Questa città sarà abitata per sempre..."
L'osservanza del sabato, che è la modalità più concreta per osservare il primato di Dio, garantisce stabilità, pace, prosperità e la benedizione di Dio scenderà.
"Ma, se non mi date ascolto e non santificate il giorno del sabato e non v’astenete dal portar dei carichi e dall’introdurne per le porte di Gerusalemme in giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle porte della città, ed esso divorerà i palazzi di Gerusalemme, e non s’estinguerà".
Fermarsi per Dio significa riconoscere che anche la prosperità non è semplicemente frutto del lavoro delle proprie mani, ma è in ultimo il frutto della benedizione di Dio; è il frutto dell’ordine dell’uomo che mette Dio al primo posto.
- PROFETA AMOS, capitolo 8, 4-8, che parla di quelli che, nello Shabbat, si lamentano: "Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo..."
Per costoro il sabato è un peso, perché di sabato non si possono fare i propri affari e, come dice in questo caso, non si può truffare…". Non forse per questo trema la terra, sono in lutto tutti i suoi abitanti, si solleva tutta come il Nilo, si agita e si riabbassa come il fiume d'Egitto?"
Le calamità che cadono sugli uomini sono legate alla non osservanza del sabato o all'osservanza puramente formale, in attesa che torni il tempo di dedicarsi alle “cose che contano”.
- Non dobbiamo però pensare che questo sia qualcosa che riguardi il passato e basta. Il 19 settembre del 1846, LA MADONNA apparve a due pastorelli a La Salette in Francia. Cosa dice la Madonna a questi pastorelli?
"Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio. Ed anche quelli che guidano i carri non sanno che bestemmiare il nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che tanto appesantiscono il braccio di mio figlio".
Il messaggio di La Salette è tutto concentrato sulla violazione del secondo e del terzo comandamento, la violazione della domenica e la bestemmia. Continua la SS. Vergine, mostrando il collegamento tra la non osservanza dei comandamenti e le calamità: "Se il raccolto si guasta è colpa vostra. Ve l'ho mostrato lo scorso anno con le patate, voi non ci avete fatto caso; anzi, quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest'anno per Natale non ve ne saranno più. Voi non capite, figli miei, ve lo dirò diversamente".
Questo è un fatto storico: nel 1845 le patate furono attaccate da un parassita che rovinò il raccolto per più di un anno. Notate la sottolineatura che fa la Madonna: "Ve l'ho mostrato... voi non ci avete fatto caso… voi non capite, figli miei"? Significa che noi non mettiamo mai in relazione le calamità con la non osservanza dei comandamenti di Dio ed in particolare dei più dimenticati, che sono i primi tre. Se non abbiamo uno sguardo di fede non possiamo capire perché la violazione della domenica comporti una carestia.
Ancora: "Se avete del grano non seminatelo, quello seminato sarà mangiato dagli insetti: quello che verrà, cadrà in polvere quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia; prima di essa i bambini al di sotto di sette anni saranno colpiti da convulsioni e morranno tra le braccia di coloro che li terranno; gli altri faranno penitenza con la carestia, le noci si guasteranno e l'uva marcirà. Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano, le patate nasceranno da sole nei campi […]. A Messa d'estate vanno solo alcune donne un po' anziane, gli altri lavorano di domenica tutta l'estate; di inverno, quando non sanno che fare, vanno a Messa solo per burlarsi della religione; in Quaresima vanno dal macellaio come cani".
La Madonna insiste sulla mancata osservanza della domenica, sulla bestemmia, e la mancata osservanza della Quaresima, che all'epoca era di magro per 40 giorni. La Madonna si colloca esattamente sulla linea del linguaggio profetico, mettendo in relazione la mancata osservanza dei comandamenti rivolti a Dio, quelli più legati alla virtù di religione, con le calamità che colpiscono il popolo e che Dio permette, perché gli uomini facciano penitenza e tornino a Lui.
Vedete dunque come i primi tre comandamenti diventano luce per giudicare tutto ciò che accade e per non perderci in analisi pur importanti, ma che non colgono quale sia il vero problema e quale dunque sia la vera soluzione: ritornare a Dio.