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PAPA FRANCESCO

«La famiglia è il motore del mondo e della storia»

Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. In una società che dimentica i bambini, gli anziani, la famiglia, resta la Chiesa a ricordare che le famiglie sono il motore della storia.

Ecclesia 26_10_2013
Papa Francesco

Il 25 ottobre 2013 Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, di fronte ai quali ha svolto alcune considerazioni generali in preparazione alla Giornata della Famiglia che si terrà domenica 27 ottobre.

Il primo punto trattato dal Papa è che «la famiglia è una comunità di vita che ha una sua consistenza autonoma». Si tratta di un caposaldo della dottrina sociale della Chiesa, ricordato dal Pontefice con le parole del beato Giovanni Paolo II (1920-2005) nell’esortazione apostolica «Familiaris consortio»: «la famiglia non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una comunità». «E una comunità - ha detto il Papa - è di più che la somma delle persone».

Non si tratta di una distinzione semplicemente teorica. È il fondamento del ruolo speciale che la famiglia ha nella società come «il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana», dove si «difende la vita, soprattutto quella più fragile, più debole». «Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia».

Affermazione molto forte, ma che potrebbe ancora essere intesa come meramente retorica, se non se ne riconoscessero le immediate conseguenze sul piano giuridico. In quanto comunità superiore alla somma delle sue parti, la famiglia allo Stato «chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. E dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia».

Secondo punto: «la famiglia si fonda sul matrimonio». «Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi». Il matrimonio è per sempre. «L'amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio». La bellezza del matrimonio sta proprio nel suo essere per sempre.

Oggi questo «per sempre» del matrimonio sembra impossibile da vivere. Gli sposi litigano. «Ma bisogna dire ai giovani sposi - ha ripetuto il Papa, riprendendo un pensiero che aveva già espresso altre volte - che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro. Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato».

Un terzo pensiero: oggi sono in pericolo sia i bambini sia gli anziani. «Bambini e anziani rappresentano i due poli della vita e anche i più vulnerabili, spesso i più dimenticati». Si tratta certo di gravi problemi sociali, ma tutti dobbiamo partire da una conversione individuale. «Quando io confesso un uomo o una donna sposati, giovani, e nella confessione viene qualcosa in riferimento al figlio o alla figlia - ha confidato il Papa - io domando: ma quanti figli ha lei? E mi dicono, forse non aspettano un'altra domanda dopo di questa. Ma io sempre faccio questa seconda domanda: E mi dica, signore o signora, lei gioca con i suoi figli? - Come Padre? - Lei perde il tempo con i suoi figli? Lei gioca con i suoi figli? - Ma no, lei sa, quando io esco da casa alla mattina - mi dice l'uomo - ancora dormono e quando torno sono a letto».

Invece, insiste Papa Francesco, «anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli, è tanto importante: “perdere tempo” con i figli, giocare con i figli». E «una società che abbandona i bambini» è anche una società che «emargina gli anziani, recide le sue radici e oscura il suo futuro». Ma questa, ha detto il Pontefice, è una società che si condanna al «fallimento». «Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà. Ed è  anche il futuro, perché i piccoli, i bambini, i giovani porteranno avanti quella società con la loro forza, la loro giovinezza, e gli anziani la porteranno avanti con la loro saggezza, la loro memoria, che devono dare a tutti noi».

In una società che dimentica i bambini, gli anziani, la famiglia, resta la Chiesa a ricordare che le famiglie sono il motore della storia. «La Chiesa che si prende cura dei bambini e degli anziani diventa la madre delle generazioni dei credenti e, nello stesso tempo, serve la società». Si tratta di un aspetto essenziale dell'annuncio cristiano. «La “buona notizia” della famiglia è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti, con la testimonianza della vita; e già lo fanno, questo è evidente nelle società secolarizzate: le famiglie veramente cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani».

Ma «il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia», coltivata nella preghiera. «Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo!».