La diretta? Va vissuta. Il silenzio degli indecenti
Il Santuario di Caravaggio conferma la differita dell'atto di affidamento: «Ma non siamo tenuti a conoscere i motivi». Nessuna risposta invece dalla diocesi, ma «la diretta ... dovevate immaginarvela». L'atteggiamento arrogante e incompetente di Cei e Diocesi di Cremona. Un paternalismo onanistico che mostra tutto il disprezzo che la gerarchia nutre per i fedeli ai quali hanno già tolto le Messe. Possibile che venerdì nessun vescovo fosse davanti alla tv e oggi non si senta - lui per primo! - truffato?
«La Diocesi di Cremona non comunicazioni in merito all’oggetto della sua domanda». Così, con una piccola deroga alla deontologia professionale, e una alla sintassi, si apre e si chiude la comunicazione con la Diocesi protagonista dell’Atto di Affidamento truffa di Caravaggio.
La risposta che don Enrico Maggi, direttore della comunicazione della Diocesi ha dato alla Bussola, che chiedeva le motivazioni della differita in onda della preghiera spacciata per live, fotografa bene lo stato di profonda lontananza della gerarchia ecclesiale dai fedeli.
E condensa in una sola riga l’arroganza e l’incompetenza.
Quando un ente non ha nulla da dire le cose sono due: o non sa che pesci pigliare o disprezza grandemente l’interlocutore. E se l’interlocutore è un giornalista e dall’altra parte c’è un cosiddetto ufficio stampa, il disprezzo è maggiore. Ci si può permettere di non dare spiegazioni.
Ma in questo caso, forse, ci sono entrambe le condizioni. Disprezzo - per i fedeli anzitutto - ai quali è stato raccontato che l’evento al quale partecipavano venerdì era in diretta, quando non lo era, e incompetenza nella comunicazione dato che – lezione di giornalismo numero uno – una risposta va sempre data perché una risposta c’è sempre, fosse anche ammettere che di “rispettare i fedeli non ce ne frega nulla”. Eppure, quando ci sono cose più importanti da comunicare, in diocesi lo sanno fare tempestivamente, come nel caso della cosiddetta pastorale per i divorziati nel solco di Amoris Laetitia.
Al telefono col Santuario di Caravaggio, don Tonino Bini, ci conferma la differita: «Bè, ormai lo sanno tutti, hanno girato lunedì e l'hanno mandato in onda venerdì», spiega alla Nuova BQ il cappellano. Chiediamo i motivi della differita. «Questo non ci viene detto, non sono tenuti a dircelo».
«La differita? Ragioni di montaggio», ci viene detto, con narcisistica nonchalance dalla Cei, attraverso fonti con le quali siamo entrati in contatto. Montaggio, una scusa a caso fornita dall'organismo dei vescovi, che sta dimostrando di mettere in campo l'incompetenza migliore proprio nei giorni dell’ora più buia, quei giorni che verranno ricordati di quando la Messa venne tolta all’uomo volutamente dai vescovi e sul cielo si stagliarono nubi come quando alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.
Il montaggio... come no? Salvo poi specificare lungamente una supercazzola degna del Conte Mascetti: «L’evento non era in diretta, ma andava vissuto in diretta». Ora, sul caso, c'è chi promuove un atto di riparazione perché in fondo è stato un prendersi gioco prima di tutto di quella Vergine che si doveva invocare e a cui ci si doveva affidare.
Capito? La diretta non è un fatto oggettivo, ma uno stato dell’animo, bisogna sentirsi in diretta, deve essere un sentimento. Loro, vescovi e curiali di carriera sono competenti, loro sanno come si fa e se ti stupisci chiedendoti se non sia da pirla stare a guardare la tv quando l’evento in realtà si è già svolto, sappi che sei tu che non hai capito. Dovevi godertela e stare zitto. A pensarci bene, se nell'89 mi avessero detto che Steaua-Milan si era già svolta 4 giorni prima, mi sarei rovinato la serata più bella della mia infanzia.
Stesso rispetto e competenza professionale messi in campo nel gestire la faccenda di un atto di Consacrazione trasformato in affidamento perché in certi ambienti bisogna sempre darla vinta a teologi protestanti e malvagi che negano la possibilità che alla Madonna ci si possa consacrare perché ci si consacra solo a Dio, come se Colei che è tempio dello Spirito Santo sia indegna di cotale compito.
Affidamento che non era affidamento, venerdì che non era venerdì. Balle e sotterfugi, pressapochismo, fastidio per queste polverose devozioni popolari e la ciliegina: la diretta? Dovevate immaginarvela, fessacchiotti che non siete altro. Possibile che non ci sia nessun prelato della Cei che venerdì si sia collegato davanti a Tv2000 e oggi si senta truffato lui per primo da questa sterile messinscena? Erano tutti d’accordo? Paternalismo clericale a parte, c’è qualcosa, da parte di un pastore, di più arrogante e perverso e – in definitiva - onanistico?