• SCHEGGE DI VANGELO

La differenza tra amare e voler bene

Seguimi (Gv 21,19)

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In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?", e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». (Gv 21,15-19)

Un noto poeta dell’antichità aveva già capito la differenza tra amare e voler bene. Ma non è la stessa cosa? Evidentemente no, se poi questo poeta ha avuto un enorme successo. Già nella Roma pagana avevano dunque compreso che l’amore autentico prevede la disponibilità a sacrificare una gran parte di noi per le persone che amiamo. Altrimenti rimaniamo nel campo dell’affetto (ad esempio per il gatto) e della benevolenza (generica e quindi che costa poco) che sono comunque importanti, ma non sono destinati a durare per sempre. Gesù chiede a Pietro di sacrificare la sua vita per Lui. E tu sei pronto a sacrificare la tua vita per Gesù? Almeno a perdere il posto di lavoro per il tuo Signore? Piuttosto che niente sei disposto ad essere preso in giro perché sei cristiano? Ma sei cristiano solo di nome?

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