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RIFORME

La democrazia italiana non reggerebbe il presidenzialimo

Nel programma di governo di Giorgia Meloni c'è anche, notoriamente, la riforma semi-presidenziale, introducendo un sistema simile a quello francese. Ma la democrazia italiana è ancora troppo debole per permettersi un sistema semipresidenziale forte in stile francese. Significherebbe solo lo svuotamento del Parlamento e della politica. 

Politica 22_11_2022
Manifestazione di FdI per il presidenzialismo (prima delle elezioni)

L'intervento programmatico del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, in occasione della fiducia, ha toccato anche il tema delle riforme costituzionali, in particolare la forma di Governo che si vorrebbe modificare in senso semipresidenziale sulla scia del modello francese delineato dalla Costituzione della "V Repubblica" del 1958 attualmente vigente. Ora, rispetto ad uno Stato regionale, o meglio "policentrico", come quello italiano, è davvero un punto di riferimento il semipresidenzialismo dei cugini d'oltralpe il cui ordinamento costituzionale è fortemente centralizzato? Inoltre, l'eventuale conclusione del percorso di autonomia regionale differenziata, ai sensi del comma 3 dell'art. 116 della Costituzione, per Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto inciderà sul ruolo della seconda Camera? E se sì, in quale misura?

Tutti aspetti che il Presidente Meloni non ha al momento affrontato, forse perchè preoccupata di tenere insieme le diverse sensibilità della maggioranza di centro-destra, in particolare della Lega. Costantino Mortati, nell’articolo Gli equivoci ed i rischi della Costituzione francese, evidenziava che la Costituzione francese del 1958 “non consentiva alcun elemento volto ad aprire prospettive per l’avvenire”. Riteniamo che non si possa ragionare di modifiche della Parte II del Testo fondamentale se prima non si risolve un problema "strutturale" della politica italiana, ossia quello della difficoltà di appropriarsi degli spazi pubblici determinata dall'ondata neoliberista con il graduale affermarsi del primato del finanziario sul politico. Solo in questo modo le forze politiche potranno sia tornare ad essere cerniera di collegamento tra le istituzioni e la società civile, sia elaborare specifiche "visioni e progettualità politiche" oggi del tutto assenti.

Il giurista francese Maurice Duverger ben evidenziava come il problema «non è l’avere un Presidente eletto, ma assicurarsi un Esecutivo che funzioni e che, quindi, esprima un leader autorevole». Il rischio è quello, attraverso la revisione della forma di governo, di certificare lo svuotamento del Parlamento, la delegittimazione della politica e confermare la presidenzializzazione della stessa come, peraltro, hanno messo in evidenza gli Esecutivi che si sono succeduti in Italia dal 2011 ad oggi, ed in particolare in questi tre anni. Al di là della unicità dell'esperienza costituzionale francese, l'intera storia costituzionale italiana del dopoguerra è nel segno del parlamentarismo. Nulla vieta alla maggioranza ed al governo di attivare l'art. 138 della Costituzione per dare l'avvio ad una nuova stagione di riforme, tuttavia deve esserci la consapevolezza che, per evitare la desertificazione della politica e della società, i partiti devono rinnovarsi, pena ritrovarsi in una spirale pirotecnica e spettacolare propria della verticalizzazione del potere.

La democrazia italiana è ancora troppo debole per permettersi un sistema semipresidenziale forte in stile francese ed è curioso notare come, pur nell’attuale contesto internazionale, nessuno rilevi come anche in Russia vi sia un sistema semipresidenziale... siamo proprio sicuri di voler percorrere questa strada? Forse varrebbe la pena pensare ad una “via italiana” al presidenzialismo che, vista la totale indipendenza delle Assemblee legislative rispetto all’Esecutivo il cui Presidente è anche Capo dello Stato, assumono una loro centralità ed una forte dialettica politica nel sistema dei pesi e dei contrappresi previsti dalla Costituzione per evitare uno sbilanciamento tra gli organi costituzionali.

*Avvocato del Foro di Verona
** Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato e Dottrina dello Stato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)-Centro Studi Superiore INDEF. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Vice-Referente del Campus universitario e di Alta formazione Unidolomiti di Belluno.