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IMMIGRAZIONE

La compagna Boldrini chiama i clandestini

La "papessa" di Montecitorio sarà domani in Sicilia ed ha anticipato in una intervista i contenuti del suo discorso ai rifugiati: sarà un benvenuto da parte dello Stato che suona tanto come favoreggiamento dell'immigrazione irregolare. Un'incosciente apertura delle porte che non tiene conto delle reali possibilità del nostro paese.

Politica 19_06_2014
Laura Boldrini

«Welcome, benvenuti in Italia cari migranti. Qui è un posto sicuro, qui non vi succederà nulla, nessuno vi torturerà, nessuno vi ammazzerà, nessuno vi perseguiterà più». Parola di Laura Boldrini, presidente della Camera e ineffabile first lady della sinistra al cachemire.

La papessa di Montecitorio sarà domani in Sicilia, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato e in un’intervista al quotidiano La Stampa ha anticipato così quel che dirà a popolazione unificata alle genti del siracusano. Per mostrare ai fratelli migranti la sua improbabile cartolina dall’Italia, la presidente farà visita a un gruppo di disgraziati che affollano ilcentro d'accoglienza di Augusta, affrescato e tirato a lucido per l’occasione. E tanto per non farsi mancare niente, si godrà la serata al Teatro greco di Siracusa per la rappresentazione dell'Agamennone di Eschilo.

Già, ma non sarà la sola tragedia che verrà messa in scena domani in Sicilia: date le premesse, anche la visita di madame Laura si annuncia infatti carica di segnali infausti e messaggi di sventura. Basterebbe quell’incosciente welcome per procurarle una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma il resto dell’intervista è ancora peggio. 

Sentite: la terra promessa, annuncia miss Boldrini, è a portata di gommone e quelli che oggi lanciano l’allarme immigrazione mentono o non sanno far di conto. Le cifre, a suo dire, le danno ragione: in Sicilia sono ospitati il 33% dei migranti, in Lombardia il 7% e in Veneto solo il 3%. E quelle migliaia che straripano nei centri al collasso o in giro per l’Italia? Bazzeccole: sono meno dell’1 per cento del totale delle persone in fuga dai Paesi della guerra e della fame.

Ma oggi, obbietta timidamente il cronista, sono già 55 mila i migranti sbarcati in Italia. Di questo passo… Secca risposta di  lady Laura : «Sì, cinquantacinquemila sono tante, ma non tantissime, se paragonate ad esempio alle 800 mila che stanno in Giordania». Ah ecco, messa così i conti tornano e l’emergenza non c’è più. Dunque, dice la signora, smettiamola di gridare all’invasione, di reclamare l’aiuto dell’Onu e dell’Europa, e «prima di lamentarci pensiamo a come organizzarci meglio al nostro interno». Insomma, la Sicilia scoppia, ma al Nord fanno i furbetti. 

Ecco, mica siamo (ancora) la Giordania e allora, fuggitivi della Terra, accomodatevi pure: l’Italia è un posto sicuro e non c’è d’aver paura. Questo, par di capire, è il senso poco rassicurante del messaggio che oggi lo Stato lancerà dalle coste siciliane. Ma tant’è: la politica mica può fare miracoli e i poveri, come insegna il Vangelo, li avremo sempre con noi. L’elegante Laura lo sa bene: sui poveri lei ci ha costruito una ricca carriera. Da quando era brillante funzionaria delle Nazioni Unite alla Fao fino agli ultimi quattordici anni da Portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati. Un pedigree coi baffi che fa della compagna presidente la più intoccabile degli intoccabili iscritti al Club delle Cause Giuste.

«Conosco le emergenze umanitarie da una vita», racconta all’intervistatore, «e ho visto di persona, nelle aree più difficili del mondo, che significa scappare da un bombardamento e vivere in una tenda, cercare solo l’ombra, soffrire l’”habub”, le tempeste di sabbia che ti costringono a ripararti dove la temperatura arriva fino a cinquanta gradi. A Kassala, in Sudan, la sera si dormiva nelle bettole, un buco per terra come bagno, e prima di coricarsi bisognava fare una cortina di polvere intorno al letto per evitare che gli scarafaggi ti camminassero addosso». 

Fine dell’intervista e applausi per l’amarcord. Roba da far crepare di invidia il vecchio Scalfari: la sera andava in via Veneto, lei bazzicava le bettole di Kassala a tirar tardi con le blatte sudanesi. E mica si è fermata lì. Dal Sudan a Montecitorio, il passo non è stato breve ma, con un curriculum così, assolutamente sicuro. Alla maestrina dalla penna rossa si perdona tutto: le poco termondiste spese milionarie del suo staff presidenziale, l’essere andata ai funerali di Mandela con un aereo blu assieme al suo compagno, l’aver tenuto per ore in anticamera Aung San Suu Kyi, la birmana premio Nobel per la pace o, infine, l’aver chiesto la pena capitale per chi ne faceva l’imitazione in tv. 

Welcome, cari migranti, qui in Italia c’è davvero posto. Se l’ha trovato la Boldrini…