La Chiesa tedesca riprende il sogno di Lutero
L'atteggiamento arrogante dei vescovi della Germania, che con il Sinodo in corso rischiano di provocare uno strappo con Roma, affonda le radici in vecchie rivendicazioni di libertà, ma senza verità.
Da sempre Roma, caput mundi, è sede del massimo potere spirituale. La Germania dal canto suo è stata sede del massimo potere temporale per quasi mille anni, dal 961 con Ottone I al 1806 quando Francesco II d’Asburgo dismette la carica di sacro romano imperatore. Due anni prima, nel 1804, suo genero Napoleone si era autoincoronato imperatore a Parigi. Un impero non più romano né cristiano, un impero massonico. Francesco II implicitamente accetta il cambiamento epocale e si proclama Francesco I d’Austria e Ungheria.
Traccia visibile del rapporto Roma-Germania è in ogni caso visibile all’interno delle stesse mura vaticane dove un cimitero teutonico ricorda lo stretto legame che ha unito per un millennio le due massime autorità mondiali.
La prima nazione ad insidiare il potere spirituale romano è stata la Francia che, in un primo momento, ha imposto la cattività avignonese, poi ha rivendicato con i suoi re i supposti diritti della Chiesa gallicana.
Se Parigi non è riuscita a trasferire Roma ad Avignone, nel 1517 il tentativo è stato ripreso dalla Germania di Lutero. Alla Germania (a Wittenberg?) sarebbe dovuta spettare la guida spirituale del mondo. Roma? La penna di Lutero la definisce “rossa puttana di Babilonia”. I papi? Anticristi, da sempre nemici dei bravi tedeschi. Lutero e i suoi amici rinascimentali fanno infatti risalire ad Arminio (suo l’annientamento delle legioni romane alla selva di Teutoburgo nel 9 d. C.) la presunta perenne inimicizia fra Roma e la Germania.
L’impresa di Lutero riesce solo parzialmente e nessuna delle chiese riformate sostituisce Roma come sede del potere spirituale universale. La riforma resta inesorabilmente chiusa nell’ambito delle chiese nazionali.
Adesso però si ricomincia daccapo e la Chiesa tedesca riprende il filo da dove era stato interrotto. Roma locuta causa soluta? No. Il sinodo tedesco che sta arrivando alla sua conclusione lo ha detto a chiare lettere. Le nostre decisioni valgono, devono valere, anche a Roma. Devono essere accettate. Perché? Perché sono giuste. Perché sono al passo con i tempi. Roma deve smetterla di arrogare a sé stessa la pretesa di avere sempre l’ultima parola. Questa volta non l’avrà. Anzi. Roma si renderà conto che se rifiuta le nostre decisioni (l’elezione di vescovi e preti da parte del laicato, sacerdozio femminile, cambiamento della morale sessuale, fra le altre) rimarrà isolata. Il mondo verrà con noi.
Non essendo possibile rivendicare apertamente il primato temporale perché, di questi tempi, l’affermazione di un Quarto Reich non sarebbe vista di buon occhio, la Germania ricomincia dal potere spirituale. La Chiesa tedesca è ridotta al lumicino? I fedeli l’hanno abbandonata in massa? Non fa nulla. È il principio che deve valere. È la giustizia di fronte a Roma che bisogna far trionfare. Il potere spetta a noi ed è giusto che sia così.
La storia non è acqua. I tempi storici sono lunghi. Fino a che la Germania non riconoscerà il suo peccato originale, fino a quando non ripudierà la lotta fatta a Roma in nome della libertà, di una libertà senza verità, la Germania sarà condannata alla coazione a ripetere. Sarà condannata a rivendicare all’infinito la sua supposta superiorità. La sua legittima ambizione di potere.