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IL SINODO

La Chiesa tedesca invia la sua "tesi" sproloquio a Roma

Revisione del celibato sacerdotale e diaconato femminile: sono le due richieste di palese rottura messe nero su bianco in due documenti dal Sinodo tedesco ed indirizzate al Papa. Si comprende adesso il fango sui veri oppositori: da Voderholzer a Woelki, fino a Benedetto XVI...

Ecclesia 07_02_2022

A 180 Km/h dritti verso lo scisma. Sono queste la velocità e la direzione che il Sinodo tedesco, giunto alla sua terza assemblea generale, ha preso nella riunione dello scorso 3-5 febbraio. 174 voti a favore (con 6 astenuti) e solo 30 contrari spingono il documento più ampio votato in questi giorni (8 documenti in 9 ore), dedicato alla “donna nei servizi e nei ministeri della Chiesa”. Tra i favorevoli anche circa i 2/3 dei vescovi tedeschi presenti all’assemblea.

Uno sproloquio di luoghi comuni, ricostruzioni storiche tutt’altro che precise, slogan sulla parità dei sessi, che intendono denunciare l’oppressione della donna da parte del sacerdote maschio, adorazione della nuova fonte della Rivelazione, cioè la Modernità, e interpretazioni per così dire “allegre” del Concilio Vaticano II [per una più dettagliata analisi delle diverse questioni, si veda il libro della Bussola Vi dichiaro celibi e casti].

Come si nota, per esempio, nella domanda di prendere in considerazione l’ordinazione delle donne, basandosi sul fatto che il Vaticano II avrebbe posto come priorità l’azione della Chiesa di portare il Vangelo in tutto il mondo. Insomma, siccome le vocazioni maschili crollano, bisogna aprire alle ordinazioni diaconali e presbiterali delle donne; altrimenti addio evangelizzazione. Il che suona tra l’altro più clericalista del clericalismo a cui si era dichiarata guerra. Oppure come quando si evoca il medesimo Concilio Ecumenico, con l’infelice decisione di istituire il diaconato uxorato (in verità a Concilio concluso), con il Motu Proprio di Paolo VI Sacrum Diaconatus Ordinem, per affermare che l’ammissione del diaconato permanente uxorato era una promessa per la successiva apertura al diaconato femminile. Dove sta scritto che il diaconato permanente maschile avrebbe dovuto aprire a quello femminile? Ovviamente da nessuna parte, ma tutto fa brodo per cercare di mettere l’ormai debolissima Congregazione per la Dottrina della Fede con le spalle al muro.

Come sia possibile che più dell’80% dei partecipanti al Sinodo abbia potuto approvare affermazioni come quella che segue, è davvero difficile spiegarselo: «Dio prende la vita di un uomo perché l’uomo possa partecipare alla vita divina. Chi, in questo contesto teologico, ritiene importante l’indiscusso sesso biologico di Gesù come maschio corre il pericolo di mettere in dubbio la salvezza della donna da parte di Dio, perché è salvata solo quella natura umana che Dio ha assunto». Boh. Sarà un modo per riaprire alla Corredenzione mariana?

Lassù in Germania paiono non capire che, incarnandosi, Dio ha assunto la natura umana – che in quanto “natura” non è né maschile né femminile -; e in questo senso l’ha oggettivamente salvata. Ecco perché san Paolo può affermare che «non c’è più uomo né donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal. 3, 28). Diverso è invece il sacerdozio ministeriale (in persona Christi capitis), che si colloca nella relazione sponsale tra Dio ed il suo popolo, compiuto nello sposalizio tra Cristo e la Chiesa, come aveva chiaramente spiegato la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1976 (vedi qui): «bisogna ammettere che, nelle azioni che esigono il carattere dell'Ordinazione ed in cui è rappresentato il Cristo stesso, autore dell'Alleanza, sposo e capo della Chiesa, nell'esercizio del suo ministero di salvezza [...], il suo ruolo deve essere sostenuto (è questo il senso originario della parola persona) da un uomo: il che a questi non deriva da alcuna superiorità personale nell'ordine dei valori, ma soltanto da una diversità di fatto sul piano delle funzioni e del servizio». Che è come dire che nel matrimonio essere uomo o donna non è la stessa cosa...

L’incomprensione dell’elemento fondamentale sponsale della relazione tra Cristo e la Chiesa è alla base delle incredibili richieste avanzate dal Sinodo in altri due documenti. Il primo (159 voti favorevoli, 26 contrari e 7 astenuti) contiene un appello a Roma perché riveda le regole della Chiesa latina relative al celibato, chiedendo che si convochi, a questo proposito, un Concilio universale. Tra gli “sponsor” di maggior peso per quest’apertura si trova il Vescovo di Limburg, nonché presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Georg Bätzing, che si è dichiarato free-choice. La richiesta presente nel documento sul celibato presenta anche un “piano B”, indicando alla Santa Sede i passi intermedi che nel frattempo si potrebbero fare, per evitare di dare l’impressione di una rottura: ordinazione sacerdotale dei diaconi permanenti e di altri uomini che sono attualmente referenti pastorali o volontari, magari solo, per il momento, a livello locale; dispense più generose dal celibato in casi singoli, mantenendo la regola generale del celibato, ed allargando la competenza di dare queste dispense dalla Santa Sede ai Vescovi locali.

Nel testo si trovano anche la richiesta di concedere libertà di scelta ai sacerdoti già ordinati (peccato che con l’ordinazione avevano già scelto...) e di effettuare un “censimento” quantitativo e qualitativo dei sacerdoti sospesi o dispensati dal ministero sacerdotale a causa di una relazione intrapresa, per comprendere se vi sia la disponibilità a riprendere una professione pastorale ed eventualmente anche lo stesso ministero sacerdotale, facendo «il sacerdote come seconda professione». Perché in Germania il servizio alla Chiesa, anche quello sacerdotale, è un lavoro.

163 voti a favore, 42 contrari e 6 astenuti per il documento sul diaconato femminile. In esso si fa presente che in Germania è già pronto un esercito di diaconesse debitamente addestrate, dal momento che il corso di formazione per le diaconesse è già giunto alla sua terza edizione; corso, si tiene a precisare, con un programma di studio parificato a quello dei diaconi. Esperienza che, auspicano gli estensori del documento, può essere universalizzata e presa in considerazione dalla commissione romana sul diaconato femminile. Inoltre si fa presente che «la Conferenza Episcopale Tedesca richiede ora un indulto rispetto al can. 1024 del Codice di Diritto Canonico [...] per aprire il ministero diaconale alle donne». Canone che, lo ricordiamo, prevede che «riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile».

Due richieste di palese rottura sono state pertanto messe nero su bianco ed indirizzate al Papa, forti del sostegno della stragrande maggioranza dei vescovi tedeschi e dell’accresciuta debolezza dei potenziali oppositori della CDF. E forse sarà un caso che, tra la seconda e la terza assemblea del Sinodo, si sia gettato fango sui veri oppositori: da Voderholzer a Woelki, fino a Benedetto XVI?