La Chiesa laotiana è viva e forte nonostante le difficoltà
Il problema principale è il controllo esercitato dal regime comunista che inoltre limita i contatti con l’estero e proibisce la presenza permanente di missionari stranieri.
“In Laos vi sono solo sacerdoti e religiosi locali perché non è permesso avere missionari stranieri in modo permanente. Sono difficili i contatti delle comunità locali con l'esterno e anche le Chiese dei Paesi vicini possono offrire un sostegno limitato e sporadico”. Così Enrique Figaredo Alvargonzález, Prefetto Apostolico di Battambang, in Cambogia, e Presidente di turno della CELAC, la Conferenza episcopale che unisce i Vescovi dei due Paesi del Sudest asiatico, parla all’agenzia di stampa Fides della vita dei cristiani, poco più di 200.000, nel paese a regime comunista, e in particolare dei cattolici che sono circa 51.000. Racconta delle difficoltà di comunicazione anche linguistiche, ma soprattutto dovute al controllo degli apparati governativi: “il Vescovo Andrew Souksavath Nouane, Vicario apostolico di Paksé dal 2022 è il più giovane e parla l'inglese, dunque è lui il riferimento per le nostre comunicazioni con la Chiesa laotiana che è necessariamente autonoma e autosufficiente, a tutti i livelli, poiché non dispone di aiuti materiali o spirituali dall’estero. Ma la comunità cattolica non si scoraggia affatto e vive davvero ogni giorno a gloria di Dio”. Ha una fede forte, prosegue il suo cammino con gioia e difatti, anche se “va avanti solo per grazia di Dio, la vita della comunità procede bene, perfino i battezzati crescono. Com'è possibile? Direi che è un piccolo miracolo. Ci sono molte suore e catechisti, tutti laotiani, che aiutano molto nella vita pastorale, soprattutto girando per i villaggi dove vi sono i battezzati”. Positiva e incoraggiante è la presenza di molti giovani e anche la fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Grazie alla vitalità dei fedeli di recente è stato possibile costituire la Caritas del Laos, già operativa e per quanto possibile in contatto con la rete di Caritas Internationalis di cui fa parte. Secondo l’ong Open Doors, che colloca il paese al 21° posto nell’elenco 2024 dei 50 stati in cui i cristiani sono più perseguitati, nel 2023 si è registrato un notevole aumento dei casi di violenza contro i cristiani. “L'impennata di violenza – spiega Open Doors – si aggiunge alla comune pressione che i credenti laotiani sperimentano. A livello locale, le autorità comuniste monitorano attentamente le attività religiose in alcune parti del paese. In queste aree, si segnalano casi di autorità locali che hanno chiuso delle chiese domestiche. Queste chiese sono sotto stretto controllo, tecnicamente, sono illegali. Ma anche tra le chiese registrate, non mancano le minacce. Sono monitorate. Il 75% di tutte le congregazioni registrate della chiesa evangelica laotiana devono pregare nelle case, cosa che le autorità considerano illegale poiché i raduni di culto sono consentiti solo in edifici religiosi approvati. Molte chiese domestiche non registrate si riuniscono sotto l'ombrello di una chiesa nazionale registrata”.