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Africa

La Chiesa cattolica in Angola è impegnata in una campagna di registrazione anagrafica

Le persone non registrate all’anagrafe, prive di documenti d’identità, è come se non esistessero. Centinaia di milioni di bambini sono in questa condizione, vulnerabili e indifesi

Svipop 29_01_2021

 

In Angola, per adeguarsi alle misure adottate dal governo contro la diffusione del Covid-19, le messe si celebrano se possibile all’aperto. Nella capitale Luanda i missionari della Sma, Società per le missioni africane, lo fanno da qualche mese. Padre Renzo Adorni ha raccontato all’agenzia di stampa Fides che soprattutto durante le feste appena trascorse i fedeli hanno partecipato numerosi alle celebrazioni. Un gran numero di fedeli, ad esempio, si sono recati in chiesa nel giorno dell’Epifania per presentare al Signore i bambini nati nel 2020. A proposito della pandemia padre Adorni spiega che, come nel resto del continente, anche in Angola più che di Covid si muore delle sue conseguenze economiche, familiari e sociali e per cause ben diverse: “nelle nostre periferie povere vive la maggioranza dei circa 7 milioni di abitanti di Luanda. Le persone e le famiglie già provate da lunghe crisi economiche e dagli effetti della corruzione, con impiego poco sicuro, salario da fame, poca o nessuna protezione sociale, sopravvivono con il piccolo commercio al mercato, senza sapere se domani avranno qualcosa, e sperando che malaria, tifo, tubercolosi, tumori, infezioni varie e stregonerie non vengano a complicare loro ancor di più una vita già grama”. La Sma si prodiga in tanti modi per alleviare i disagi degli angolani. Di recente insieme alla Chiesa cattolica locale è impegnata in un servizio di registrazione anagrafica, una iniziative preziosa perché, senza un documento di identità, una persona è come se non esistesse, le istituzioni politiche e sociali la ignorano. Per fare un esempio, se un bambino non registrato all’anagrafe non va scuola, se non viene vaccinato, nessuno se ne accorge. E può succedergli anche di peggio. Senza registrazione, senza documenti d’identità, è più facile che i bambini siano vittime di violenza, abusi, sfruttamento. Se non si sa la loro età è più facile che siano costretti a matrimoni precoci, a lavorare e ad arruolarsi. Nel mondo sono circa 166 milioni i bambini di età inferiore a cinque anni che non sono registrati e si stima che siano 237 milioni quelli che, pur essendo stati registrati, non hanno un certificato di nascita. “È un servizio per la nostra gente – evidenzia padre Adorni – che permette a tanti contadini emigrati in città dalla campagna di avere una identità. Sono persone che finora hanno continuato a vivere come nei loro villaggi dove non avevano bisogno di una carta d’identità perché tutti conoscevano tutti. Fino al 22 dicembre ne sono stati registrati circa 7.700”.