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La Cattedrale della vittoria sull’occupazione islamica

La Cattedrale di Mazara del Vallo è intitolata al Santissimo Salvatore. La sua edificazione, nel 1093, fu il felice esito di un voto espresso dal Gran Conte Ruggero d’Altavilla, impegnato a liberare la Sicilia dal dominio musulmano per riportare la cristianità sull’isola. E nel 1072 l’armata saracena venne sconfitta.

Cultura 23_04_2016
La Cattedrale di Mazara del Vallo

La Cattedrale di Mazara del Vallo è intitolata al Santissimo Salvatore. La sua edificazione, nel 1093, fu il felice esito di un voto espresso dal Gran Conte Ruggero d’Altavilla, impegnato a liberare la Sicilia dal dominio musulmano per riportare la cristianità sull’isola. Nel 1072 l’armata saracena venne effettivamente sconfitta dalle forze normanne che conquistarono la città sicula. L’altorilievo cinquecentesco sopra il portale maggiore della basilica ricorda proprio quell’episodio glorioso.

Di normanno restano pochissime tracce nella zona absidale. Correva l’anno 1685 quando l’allora arcivescovo Francesco Maria Graffeo ruppe gli indugi e decise di fare ricostruire la chiesa, che versava ormai in condizioni di estremo degrado, dalle sue fondamenta. Quello che si ammira oggi è, dunque, un monumentale tempio barocco, impreziosito al suo interno da stucchi, affreschi e ricchi decori.  Solo secoli più tardi si mise mano al restauro del prospetto principale che appare imponente per la sua regale mole e il possente campanile sul lato sinistro. Artefice, all’inizio del secolo scorso, ne fu l’architetto Valenti che scelse di utilizzare la pietra locale. 

Le tre navate dell’impianto basilicale sono scandite da dieci arcate a tutto sesto poggianti su colonne doriche. La pianta è a croce latina, con il transetto sormontato da tre cupole: quella centrale, di forma ellittica, è interamente affrescata con un Giudizio Universale. Sulla volta a botte, che copre la navata centrale, è raffigurato il Trionfo della Fede, della Speranza e della Carità, tra scene dell’Apocalisse e il Sogno di Giacobbe alle due estremità laterali.

Il fedele è subito attratto dal gruppo marmoreo che sovrasta l’altare maggiore nel catino absidale. La Trasfigurazione è opera di Antonio e Antonello Gaggini, che vi lavorarono nel 1535. Sulla vetta del Monte Tabor Gesù è inondato di luce. Mosè ed Elia, e i discepoli Pietro Giovanni e Giacomo completano la scena caratterizzata da una luminosità diffusa e trascendentale. Altrettanto prezioso è il paliotto dell’altare, opera di maestri argentari trapanesi, separato con una transenna marmorea dall’aula dei fedeli, secondo i dettami del Concilio Vaticano II.

Un Crocefisso ligneo del XIII secolo, in stile bizantino, è conservato nella navata sinistra dedicata all’Immacolata Concezione. Un anonimo artista siciliano lo dipinse su entrambi i lati, sui cui compaiono, rispettivamente, la figura del Cristo in croce e l’Agnello Mistico con i simboli degli Evangelisti. La Cattedrale del Santissimo Salvatore, oggi chiesa giubilare, nel 1980 fu elevata al rango di basilica minore pontificia da Giovanni Paolo II.