La carità di san Giovanni di Dio verso le prostitute
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Ricorre oggi, 8 marzo, la memoria liturgica del fondatore dei Fatebenefratelli. Il quale, oltre a prendersi cura di poveri e malati, liberò molte prostitute dagli sfruttatori, puntando al loro recupero integrale e quindi alla loro salvezza eterna.

Il fondatore dei Fatebenefratelli, san Giovanni di Dio (1495 – 8 marzo 1550), è conosciuto soprattutto come patrono dei malati, degli ospedali e degli infermieri. Patronati evidentemente di estrema importanza, che condivide con un altro grande santo: l’italiano Camillo de Lellis (25 maggio 1550 – 14 luglio 1614), fondatore dei Ministri degli Infermi (comunemente detti Camilliani), nato appena due mesi e mezzo dopo la morte di Giovanni, come in una singolare e provvidenziale “successione” nella Chiesa universale.
Non si dirà mai abbastanza della carità che san Giovanni di Dio (come anche san Camillo) esercitò verso i malati: non solo la Chiesa ma il mondo intero ha bisogno che si diffonda la conoscenza del suo esempio, tanto più in un’epoca come la nostra in cui si sta propagando una mentalità utilitaristica che dimentica che il malato è una persona umana, unione di corpo e anima. Da trattare e amare come faceva il nostro santo: come se avesse davanti Gesù in persona.
Ma qui vogliamo soffermarci su un altro aspetto importante, eppure poco conosciuto, della vita di san Giovanni di Dio: la sua carità verso le prostitute. Molte furono coloro che il santo strappò dalle mani del demonio, conducendole a quelle del Signore. Basti leggere quanto riferisce il suo primo biografo, Francisco de Castro, sacerdote e rettore dell’Ospedale di Granada, che scrisse la vita del santo a una trentina d’anni dalla sua morte.
Per amore di Gesù e della Passione che ha sofferto per noi, Giovanni – a un certo punto del suo apostolato a Granada – prese l’abitudine di andare, ogni venerdì, nei postriboli della città, con il fine di aiutare qualche prostituta a salvarsi l’anima. Abitualmente, appena entrato nel bordello, si rivolgeva alla donna che gli sembrava più lontana da Dio e le chiedeva solo di ascoltarlo, promettendole che le avrebbe dato anche più degli altri clienti. Quindi, riferisce il Castro, «la faceva sedere ed egli si inginocchiava per terra dinanzi a un piccolo crocifisso che portava con sé a tale scopo; ed ivi cominciava ad accusarsi dei propri peccati e, piangendo amaramente, ne chiedeva perdono a nostro Signore, con tanto affetto, che anche in essa suscitava contrizione e dolore delle sue colpe. E così, con questo accorgimento, attirava la sua attenzione ad ascoltarlo e cominciava a narrare la passione di nostro Signore Gesù Cristo, con tanta devozione, che la commuoveva fino a farle versare lacrime». Poi, sempre ispirato da Dio, le ricordava le realtà eterne – il Paradiso per i giusti, l’Inferno per i peccatori impenitenti – e la esortava alla conversione.
Se alcune, indurite nel cuore, finivano per non dargli retta, diverse altre manifestavano il proprio pentimento. Ma al tempo stesso, di solito, gli facevano presente un ostacolo che sembrava insormontabile: l’impegno con il magnaccia. Un ostacolo che Giovanni sapeva bene di poter superare, con l’aiuto della Provvidenza. Perciò, appena vedeva che c’era qualcuna ben intenzionata ad abbandonare la prostituzione, si recava subito da qualche signora benestante per chiederle di aiutarlo a riscattare quell’anima. Le rare volte che non riusciva a raccogliere i fondi necessari, lasciava una ricevuta al magnaccia di turno, con cui si impegnava a pagare il ‘debito’ della donna che sottraeva al suo sfruttamento.
Quindi, conduceva l’ormai ex prostituta nell’ospedale da lui fondato e la impiegava per un certo tempo nell’infermeria, dove c’erano in cura altre donne che avevano persistito nella prostituzione e che, a motivo di ciò, si ritrovavano in condizioni di salute pietose: «Alcune, infatti, avevano la testa imputridita, dalla quale si dovevano staccare pezzi di ossa, ed altre avevano imputridite altre parti del corpo», scrive il biografo.
In quel tempo che le ex prostitute, ormai liberate, passavano in ospedale, Giovanni cercava di capire quale fosse la loro vocazione. Quando vedeva donne che desideravano fare una vita ritirata, servendo il Signore con la preghiera e la penitenza, le indirizzava in monastero. Ad altre, la maggior parte, che «egli vedeva inclinate al matrimonio, cercava dote e marito, e le faceva sposare»; e non erano poche, visto che lo stesso Castro riferisce ancora che Giovanni di Dio «la prima volta che si recò alla Corte con l’elemosina ivi raccolta, ne udì in matrimonio sedici in una sola volta, come ancora oggi [la biografia fu scritta intorno al 1582 e pubblicata un paio di anni più tardi, ndr] testimoniano alcune di esse che sono vedove ed hanno vissuto e vivono onestamente e castamente».
Giovanni si preoccupava dunque del recupero integrale della persona, aiutandola sia nelle sue necessità spirituali che in quelle corporali. Alla base di tutto c’era il suo amore per Dio – nutrito nell’orazione, le rinunce, i sacramenti – e il desiderio di condurre a Lui le anime, riscattate da Gesù a prezzo del Suo sangue.
Questa sua opera di carità verso le prostitute gli costò particolari mortificazioni. Quando riusciva a liberarne qualcuna, capitava che altre, ostinate a rimanere nel bordello, gridassero contro di lui e lo insultassero, dicendogli che aveva cattive intenzioni. Ma lui sopportava tutto con molta pazienza e umiltà, accettando quelle offese gratuite in sconto dei suoi stessi peccati, in vista del premio eterno. San Giovanni di Dio applicava così, coerentemente, quanto consigliava agli altri, come testimonia anche la sua lettera a Battista, in cui tra l’altro scriveva: «Ricordatevi di nostro Signore Gesù Cristo e della sua benedetta Passione, che restituì, per il male che gli facevano, il bene: così dovete fare voi».
Giovanni di Dio, colui che rivoluzionò l’assistenza ai malati
Il fondatore dei Fatebenefratelli ha portato nel mondo un nuovo modello di attenzione ai malati e ai bisognosi, nel quale ciascuno è assistito con amore, guardando alla totalità della persona, con le sue necessità corporali e spirituali. Un modello fondato su Cristo.