La cappella con il braccio di Giovanni Battista
La cappella nel Duomo di Siena che contine le reliquie del precursore è composta da un simulacro bronzeo considerato un capolavoro del grande Donatello, che sceglie di rappresentare l’intensità della vita ascetica del santo, scavando i lineamenti e facendo vibrare nervosamente la luce sulla veste e sulla capigliatura. Nella cappella anche gli affreschi sulla sua vita.
Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (Lc 3, 16)
C’è una cappella all’interno del Duomo di Siena, ubicata nel transetto sinistro della cattedrale. Venne costruita a partire dal 1482 per accogliere la preziosa reliquia donata all’Opera del Duomo da papa Pio II nel 1464: il braccio destro di San Giovanni Battista, quello con cui aveva battezzato i primi fedeli seguaci e Cristo stesso nel fiume Giordano. Se l’architettura fu affidata a un figlio d’arte, Giovanni di Stefano il cui padre, il Sassetta, faceva di mestiere il pittore, anche la decorazione vanta nomi di illustri maestri.
Entriamo. L’ambiente, di gusto rinascimentale, è a pianta circolare sormontata da cupola e aperta in tre nicchie contenenti altrettante statue. In quella centrale è collocato il simulacro bronzeo di San Giovanni Battista considerato un capolavoro tardo del grande Donatello. Il maestro fiorentino lo aveva realizzato presumibilmente a Firenze intorno al 1455 per poi portarlo con sé a Siena nel 1457 quando fu qui chiamato per l’esecuzione dei battenti della Cattedrale. Non trovando un valido acquirente, Donatello lasciò la scultura incompiuta all’Opera del Duomo che per anni la custodì nella sagrestia.
Nella sua odierna collocazione la statua risulta imponente. L’iconografia è quella classica: Giovanni è rivestito di pelli di cammello e tiene tra le mani la croce astile e una pergamena. La sua espressività è potente. Donatello sceglie di rappresentare l’intensità della vita ascetica, scavando i lineamenti del santo e facendo vibrare nervosamente la luce sulla veste e sulla capigliatura.
Il precursore del Messia è anche il protagonista degli affreschi che decorano le pareti arcuate del tempietto, disposti in diversi riquadri sopra un primo registro rivestito di marmo. Le storie del Battista furono commissionate a Bernardino di Betto, molto più noto col soprannome di Pinturicchio, dall’Operaio del Duomo Alberto Arighieri nel 1504. Nell’arco di qualche anno il pittore perugino concluse gli otto episodi alcuni dei quali, danneggiati dalla forte umidità, furono ridipinti dal Rustichino all’inizio del secolo successivo.
La predicazione del Battista è una delle scene ancora originali che Pinturicchio decise di ambientare su uno sfondo dorato quasi fosse un prezioso mosaico. Immersi in una serena atmosfera da un lato il pittore raduna gli astanti i cui sguardi attenti sono tutti rivolti verso il Santo. Giovanni li sovrasta, sull’altro lato, dall’alto di una roccia sulla quale si erge, ricoperto dalle solite semplici vesti e dotato del consueto attributo del bastone a forma di croce attorno cui un cartiglio riporta la scritta Ecce Agnus Dei, il cuore della sua predicazione. Il suo messaggio è chiaro e il Battista sembra esplicitarlo in maniera didattica, computando con le dita delle mani gli argomenti più importanti.
Vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me…Giovanni preannuncia l’avvento di Cristo. Il Battesimo di Nostro Signore chiuderà il tempo di Natale. Ma questa è già un’altra storia…