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CIMELI ALL'ASTA

La cannabis in pugno, così i Radicali finiscono in fumo

Un’asta per vendere i cimeli che hanno fatto la storia del Partito radicale. Compie 60 anni, ma non ha ancora perso il vizio delle provocazione furbastra e mediatica. All’asta c’è la cannabis, una piantina delle 54 che la segretaria del Pr coltiva sul suo balcone. Il fumo della marijuana come epilogo di una storia "stupefacente".

Politica 15_05_2015
La Rosa nel pugno, simbolo del Partito radicale

Non ci sono i “formaglioni”, i mitici pullover a righe verdi su fondo fucsia che l’ex governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, mise in vendita prima di lasciare l’ufficio tra le nuvole del grattacielo più alto d’Italia, insieme alle sue giacche color aragosta, le t-shirt psichedeliche e le camicie floreali di improbabili selve hawaiane. Ma l’idea è la stessa: svendere per fare cassa, o almeno un po’ di moneta per le spese correnti. Si celebrano i 60 di vita del Partito Radicale che per l’occasione ha svuotato la soffitta e ha tutto online. Vecchi manifesti elettorali e antiproibizionisti, foto, bandiere, libri, la foto con Adelaide Aglietta ed Emma Bonino nel 1977 durante lo sciopero della fame per la smilitarizzazione del corpo di polizia penitenziaria. E ancora: una banconota da 10mila lire, una tra quelle distribuite in piazza dai Radicali, nel 1997, per protestare contro il finanziamento pubblico ai partiti e una scultura raffigurante il giornalista di Radio Radicale Antonio Russo, ucciso in circostanze mai chiarite a Tiblisi, in Georgia, l’ultimo dipinto di Piergiorgio Welby, e molto altro ancora. Molta fuffa, ma anche qualche ricordo prezioso: la raccolta del "Il Mondo" di Pannunzio dal 1956 al 1958 e una lettera inedita di Norberto Bobbio.  

Non raccoglieranno granché, ma non sta qui lo scopo dell’asta radical-vintage. L’importante non è il pubblico dinero (a rastrellare quello c’è sempre Radio Radicale) ma la rappresentazione mediatica dell’evento. Niente di nuovo, nell’arte della comunicazione i radicali non sono nati oggi. Pure l’idea dell’asta è vecchia di trent’anni: già nel 1986 misero all’incanto il giubbino di Enzo Tortora indossato al momento dell’arresto (venduto a 530.000 lire), il "dolcevita" di Pannella (350mila lire) i jeans di Emma Bonino (100 mila lire) su cui c’era scritto: "Ne hanno viste di tutti i colori”. Allora, si beccarono un corsivo dell'Osservatore Romano. Il maglione di Pannella, scriveva il giornale della Santa Sede,  «farà bella figura di sé, forse a mo' di natura morta, sulla parete di casa del suo acquirente. Un divorziato? Chissà? Forse una persona che spezzando la propria realtà matrimoniale ha abbandonato lungo la strada della propria vita quella verità sull'amore che si fonda sull'autentica donazione di sé...». Era quello che cercavano: reclame santa e benedetta. Altri tempi, oggi papa Francesco ha un altro passo e con la Bonino la butta sul ridere dicendole che le «bestie grame non muoiono mai», poi invita Pannella a «non arrendersi mai» (ma questa è la versione del leader radicale). 

Oggi il pezzo forte da battere è un altro: una piantina di marijuana, gentilmente messa a disposizione dalla segretaria del partito, Rita Bernardini: «Sul mio balcone sto coltivando 54 piante di marijuana e nessuno mi si fila. Mi sono anche autodenunciata, ma niente». Già, qualcuno dovrebbe finalmente prenderla sul serio e mandare una pattuglia della Forestale a ispezionarle le fioriere sul balcone. Coltivare cannabis, secondo le vigenti legge, è reato e gli agricoltori in “erba” di solito finiscono in manette. Con quella selva di piantine, poi, difficile far credere che la droga sia per uso personale: c’è da far fumare un’intera sezione. Ma forse per i radicali e i loro segretari c’è licenza di sballo, anche se, come dice la Bernardini «non lo fo’ per piacere mio», ma per il nobile scopo di sensibilizzate l’opinione pubblica sulla liberalizzazione. Oh yes, lovely Rita. La solita nenia radicale a cinque palle e un soldo: in questi sei decenni hanno praticamente legalizzato quasi tutto, mancano solo le droghe, l’eutanasia e la pedofilia, ma ancora un po’ e ci arriveremo. 

Va bene, bravi sono bravi i radicali a spacciare veleno per caramelle, panzane per verità e legalità. Con il loro “liberi tutti” ne hanno fatto di cotte e di crude, ma soprattutto hanno cambiato testa agli italiani.  Il cuore no, quello è rimasto ancora più triste e spaesato. Ma loro imperterriti rifilano le loro mortifere polpette come se fossero miracolose pillole di peace and love. Pannella & Bonino hanno tirato grande una generazione di pionieri e giovani marmotte del desiderio unlimitet e irresponsabile, dell’io sono io, dei diritti gay e Lgbt. Oggi non hanno nemmeno più bisogno di un partito, dunque lo possono svendere sottocosto su ebay. Pannella non ha più ragione di fare casino in Tv, raccogliere firme, organizzare referendum né immolare corpi e anime a devastanti digiuni o gandhiani satihagraha. Il suo Pr ha numeri omeopatici e neppure l’ombra di un deputato in Parlamento, ma che importa? Quello che Marco voleva l’ha ottenuto e pure con gli interessi: oggi c’è un solo e grande partito radicale di massa e porta le insegne del Pd. Ma anche quella della destra: divorzio breve, matrimoni gay, droga libera e eutanasia vanno a braccetto un po’ con tutti, dalla Lega di Salvini a Forza Italia di Berlusconi. Dalla rosa nel pugno alla cannabis in bocca. Chapeau, Marco e Emma: la partitocrazia è vinta, resta il Partito Unico. Il vostro.